Al Palazzo delle Esposizioni una mostra su Mario Marcucci con 100 opere

Al via giovedì 15 dicembre a Lucca, con inaugurazione alle 17,30, una grande mostra sul pittore viareggino
Artista di straordinario valore, ancora oggi grandemente apprezzato, Mario Marcucci (Viareggio, 28 agosto 1910 – 2 maggio 1992) ha attraversato con la sua arte buona parte del ‘900. A trent’anni dalla scomparsa, il Palazzo delle Esposizioni di Lucca gli dedica un’ampia retrospettiva con Mario Marcucci. Volta alta, pittura: dal 16 dicembre al 15 gennaio, organizzata dalla Fondazione Banca del Monte di Lucca con la Fondazione Lucca Sviluppo e promossa dall’Associazione Amici di Mario Marcucci, presieduta da Ireno Francesconi, nata a Pietrasanta allo scopo di promuovere la conoscenza dell’artista e valorizzarne l’opera.
Il Palazzo delle Esposizioni è una realtà al servizio della cultura e del territorio ed esplica questa vocazione seguendo tre linee principali: attraverso la presentazione di artisti emergenti; mettendo a disposizione le sale per mostre di grandi artisti internazionali e ospitando eventi che recuperano la memoria del territorio. Questa mostra centra due su tre di questi obiettivi: porta a nuova luce un artista, Mario Marcucci, importante per la nostra provincia e per la storia dell’arte del Novecento, caratterizzato da un’evidenza storica e culturale che ha travalicato i confini di Lucca e Viareggio. Marcucci, infatti, nel corso della sua vita, intrattenne rapporti personali e artistici, con buona parte dei più grandi creativi, poeti e scrittori del secolo scorso.
Il sottotitolo dell’esposizione, “Vola alta, pittura”, riprende, parafrasandola, una delle poesie di più intensa felicità (Vola alta, parola) di Mario Luzi, che fu tra i poeti e gli scrittori amici di Mario Marcucci e che tanto amarono la sua opera; al pari di Cesare Ghiselli, Antonio Delfini, Mario Tobino, Alessandro Parronchi, Romano Bilenchi, Eugenio Montale, Giuseppe Raimondi, Carlo Betocchi, Alberto Moravia, Carlo Cassola, Manlio Cancogni, Cesare Garboli; assieme a storici dell’arte e critici di assoluto valore, come Francesco Arcangeli e Roberto Tassi.

La mostra presenta cento opere, soprattutto acquerelli e tecniche miste su carta, che restituiscono il sapore e l’incanto di un artista votato esclusivamente alla pittura, e al desiderio di lasciarne traccia su ogni materiale, anche il più povero e dimesso, e ripercorrono l’evoluzione del suo lavoro, dagli esordi nella seconda metà degli anni Venti fino agli anni Ottanta, e i generi cui si è dedicato, con particolare riferimento ai motivi che più ha sentito propri e dentro i quali ha, quasi ossessivamente, scavato per decenni – gli autoritratti e i ritratti di persone a lui vicine, gli umili scorci della città natale, le nature morte, i fiori e le piante). Accompagna la mostra un catalogo con testi di Paolo Emilio Antognoli, Marcello Ciccuto e Sandro Parmiggiani (curatore del volume), edito da Maria Pacini Fazzi.
A testimoniare l’importanza di Mario Marcucci le tante mostre personali dedicategli, la sua partecipazione ad importanti Premi di pittura e a rassegne nazionali e internazionali (tra le quali, le edizioni della Biennale di Venezia del 1948, 1950, 1954, della Biennale di San Paolo del Brasile nel 1955, le mostre di “Pittori d’oggi. Francia-Italia” a Torino nel 1951 e 1952).
“Riunire e presentare alcuni degli esiti più alti del lavoro di Marcucci come fa la mostra di Lucca – sottolineano gli organizzatori – consente di mettere in rilievo quanto l’opera dell’artista possa tuttora suscitare un fascino che le stesse condizioni che caratterizzano la vita individuale e sociale del mondo d’oggi possono fare riscoprire, attraverso la persistente presenza del soffio della poesia e di una continua meditazione sui caratteri dell’umana esistenza. Nello stesso tempo, di fronte ad alcuni osannati, spesso vacui, esiti della contemporaneità, l’opera di Marcucci rappresenta un baluardo di gusto e di sensibilità”.