“Nuove tendenze”, ultimo mese per visitare la mostra su Leonardo Dudreville

La mostra è aperta dal martedì alla domenica dalle 10 alle 18 fino all’8 gennaio e durante le prossime festività resterà chiusa solo il 25 dicembre
C’è tempo fino all’8 gennaio alla Fondazione Ragghianti per visitare la mostra dedicata a Leonardo Dudreville – Nuove tendenze, curata da Francesco Parisi in collaborazione con l’archivio Leonardo Dudreville.
“Questa esposizione che ho avuto l’onore di curare alla Fondazione Ragghianti – afferma lo storico dell’arte – offre un’autentica riscoperta del percorso di Leonardo Dudreville (1885-1976), tra i fondatori nel 1913 a Milano del gruppo Nuove Tendenze, e si pone come esemplare per comprendere la situazione delle avanguardie nella peculiare temperie in cui si muovevano sia i Futuristi, sia i giovani artisti che cercavano vie autonome”.
Accanto ai lavori di Dudreville eseguiti fra il 1905 e il 1919 – anno che segna per il pittore il punto di passaggio verso un nuovo concetto di figurazione – le opere degli aderenti al movimento Nuove Tendenze accompagnano il visitatore nel brillante clima culturale d’inizio secolo, in un percorso che va dagli avveniristici progetti architettonici di Chiattone e Sant’Elia alle indagini pittoriche di Erba e Nizzoli, fino alla scultura di Possamai.




“Giova ricordare che Carlo Ludovico Ragghianti fu in diretto contatto con Dudreville al tempo in cui preparava, nel 1960, una mostra sul Futurismo poi non andata in porto, e presentò un suo dipinto nella grande rassegna fiorentina del 1967 a Palazzo Strozzi Arte moderna in Italia 1915-1935 – aggiunge il direttore della Fondazione, Paolo Bolpagni -. L’attuale mostra della Fondazione è frutto di un’approfondita ricerca, ponendosi come un evento espositivo di richiamo e un’occasione di studio su un’importantissima congiuntura della pittura italiana d’inizio secolo, adesso oggetto di riscoperta. Il Museo del Novecento di Milano, in ragione della rilevanza e novità della nostra mostra, in gennaio ospiterà una presentazione del catalogo che abbiamo realizzato”.
A guidare l’immersione nelle opere dedicate ai talenti più visionari, irrequieti e innovativi agli inizi del Novecento in Italia anche il professore Romano Pesavento.
“Gli artisti in questione (Leonardo Dudreville, Mario Chiattone, Achille Funi, Adriana Bisi Fabbri, Siro Penagini, Aroldo BonzagniCarlo Erba, Guido Cadorin, Antonio Sant’Elia, Marcello Nizzoli e altri), con le proprie scelte formali rivoluzionarie e spesso incomprese al punto da indurre molti di loro a ‘rifugiarsi’ in una mostra apposita Mostra di pittura e scultura rifiutata, incentrata proprio su opere scartate e dissidenti dagli stilemi in voga all’epoca, hanno saputo cogliere e interpretare l’essenza del loro tempo, prima che critici e pubblico lo comprendessero – dice Pesavento -. Il Caffè Cova di Milano, sede d’elezione per tali artisti e intellettuali, ha nutrito le speranze e alimentato gli scambi dialettici delle personalità più creative e ‘perseguitate’ del periodo; come accadeva a Parigi e a Firenze i caffè diventavano accademie alternative, destinate a segnare l’immaginario collettivo, imprimendo svolte impensabili e irresistibili ai linguaggi iconografici dalla Belle Époque in poi”.
“La produzione dei pittori in questione stupisce ancora per la modernità delle tematiche proposte e per la ricerca di nuovi linguaggi e strumenti espressivi – prosegue -. Dudreville, per esempio, meriterebbe maggiore spazio nelle aule scolastiche proprio perché nelle sue tele confluiscono suggestioni del passato, tendenze del suo presente, nonché ipotesi di futuro, in originale quanto ‘eretico’, probabilmente per i suoi contemporanei, sincretismo. L’eredità di Van Gogh è tangibile in molte pennellate a spirale dalle tinte brillanti; l’espressionismo di Schiele nella maschera marcata di alcuni volti (Il caduto); la mistica contemplazione della natura nei suoi squarci paesaggistici più segantiniani (Mattino sull’Appennino; Primavera in Valsassina); la scomposizione e l’aggregazione degli elementi, come in una danza di atomi, nel puntinismo e divisionismo delle lucciole notturne in Le voci del silenzio (le lucciole) del 1908 e le vibrazioni da ultrasuono futurista nelle sue tele più astratte e vagamente oniriche (Autunno; Ritmi emanati da Antonio Sant’Elia; Aspirazione; Senso)”.
“L’arte di Dudreville nasce da un’esigenza comunicativa pronunciata e inderogabile; il suo dialogo con il mondo e la realtà circostante non conosce ipocrisie: l’evoluzione è necessaria per rappresentare il cambiamento della propria interiorità in funzione della rappresentazione esterna – conclude -. L’io si proietta nello spazio e nella realtà caricandosi di energia, luce e forza vitale. Il segno ne racconta la traiettoria e la vita”.
La mostra è aperta dal martedì alla domenica dalle 10 alle 18, e durante le prossime festività sarà visitabile l’8 e il 26 dicembre e il primo e il 6 gennaio. Resterà chiusa soltanto il 25 dicembre. Il biglietto d’ingresso è di 7 euro, il ridotto è di 4 euro: è prevista la gratuità per varie categorie. È possibile prenotare visite guidate della mostra, disponibili ogni sabato e domenica alle 10,30 e alle 15,30. La prenotazione è obbligatoria e consentita fino all’esaurimento dei posti, per un massimo di venti persone a gruppo. La Fondazione Ragghianti inoltre offre gratuitamente visite guidate per le classi delle scuole medie e superiori, in giorni e orari da concordare telefonicamente o via email. Per tutte le scolaresche di ogni ordine e grado anche l’ingresso alla mostra è gratuito. Per informazioni e prenotazioni è possibile chiamare il numero 0583 467205 o scrivere a info@fondazioneragghianti.it.
L’esposizione, aperta fino all’8 gennaio 2023, è realizzata con il supporto della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, il contributo di Anthilia Sgr e il sostegno di Banco Bpm.