A palazzo delle Esposizioni una mostra retrospettiva su Mario Marcucci

14 dicembre 2022 | 11:43
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A palazzo delle Esposizioni una mostra retrospettiva su Mario Marcucci

Ben cento le opere in mostra a trent’anni dalla scomparsa dell’artista viareggino

Apre al pubblico, da venerdì (16 dicembre) una mostra retrospettiva su Mario Marcucci (Viareggio, 28 agosto 1910 – 2 maggio 1992): artista di straordinario valore, ancora oggi grandemente apprezzato.

Ben cento le opere in mostra a trent’anni dalla scomparsa dell’artista, molte delle quali presentate al pubblico per la prima volta, riunite al palazzo delle Esposizioni di Lucca in un’ampia retrospettiva dal titolo: Mario Marcucci. Volta alta, pittura, visitabile ad ingresso libero fino al 15 gennaio, dal martedì alla domenica dalle 15 alle 19 (25 e 26 dicembre chiuso).

Organizzata dalla Fondazione Banca del Monte di Lucca con la Fondazione Lucca Sviluppo e promossa dall’Associazione Amici di Mario Marcucci, presieduta da Ireno Francesconi, nata a Pietrasanta allo scopo di promuovere la conoscenza dell’artista e valorizzarne l’opera, la mostra inaugura alla presenza del presidente della Fondazione Bml Lucca, Andrea Palestini, domani (15 dicembre) alle 17,30.

“L’esposizione porta a nuova luce un artista importante per la nostra provincia e per la storia dell’arte del Novecento – sostengono dall’associazione Amici di Mario Marcucci -, caratterizzato da un’evidenza storica e culturale che ha travalicato i confini della provincia. Un’occasione importante per poter ammirare molte opere, esposte per la prima volta al pubblico”.

Marcucci, nel corso della sua vita, intrattenne rapporti personali e artistici, con buona parte dei più grandi creativi, poeti e scrittori del secolo scorso. Il sottotitolo dell’esposizione, Vola alta, pittura, riprende, parafrasandola, una delle poesie di più intensa felicità (Vola alta, parola) di Mario Luzi, che fu tra i poeti e gli scrittori amici di Mario Marcucci e che tanto amarono la sua opera; al pari di Cesare Ghiselli, Antonio Delfini,  Mario Tobino, Alessandro Parronchi, Romano Bilenchi, Eugenio Montale, Giuseppe Raimondi, Carlo Betocchi, Alberto Moravia, Carlo Cassola, Manlio Cancogni, Cesare Garboli; assieme a storici dell’arte e critici di assoluto valore, come Francesco Arcangeli e Roberto Tassi.

Esposti soprattutto acquerelli e tecniche miste su carta, che restituiscono il sapore e l’incanto di un artista votato esclusivamente alla pittura, e al desiderio di lasciarne traccia su ogni materiale, anche il più povero e dimesso, e ripercorrono l’evoluzione del suo lavoro, dagli esordi nella seconda metà degli anni Venti fino agli anni Ottanta, e i generi cui si è dedicato, con particolare riferimento ai motivi che più ha sentito propri e dentro i quali ha, quasi ossessivamente, scavato per decenni – gli autoritratti e i ritratti di persone a lui vicine, gli umili scorci della città natale, le nature morte, i fiori e le piante. Accompagna la mostra un catalogo con testi di Paolo Emilio Antognoli, Marcello Ciccuto e Sandro Parmiggiani (curatore del volume), edito da Maria Pacini Fazzi.

A testimoniare l’importanza di Mario Marcucci le tante mostre personali dedicategli, la sua partecipazione ad importanti Premi di pittura e a rassegne nazionali e internazionali (tra le quali, le edizioni della Biennale di Venezia del 1948, 1950, 1954, della Biennale di San Paolo del Brasile nel 1955, le mostre di Pittori d’oggi. Francia-Italia a Torino nel 1951 e 1952).

“Riunire e presentare alcuni degli esiti più alti del lavoro di Marcucci come fa la mostra di Lucca . sottolineano gli organizzatori – consente di mettere in rilievo quanto l’opera dell’artista possa tuttora suscitare un fascino che le stesse condizioni che caratterizzano la vita individuale e sociale del mondo d’oggi possono fare riscoprire, attraverso la persistente presenza del soffio della poesia e di una continua meditazione sui caratteri dell’umana esistenza. Nello stesso tempo, di fronte ad alcuni osannati, spesso vacui, esiti della contemporaneità, l’opera di Marcucci rappresenta un baluardo di gusto e di sensibilità”.