Allo Jenco di Viareggio lo spettacolo di Lodo Guenzi e Nicola Borghesi

Appuntamento martedì (4 aprile) alle 21
Nasce da un’amicizia lunga venticinque anni – quella tra Lodo Guenzi, storico frontman della band Lo stato sociale, e il regista Nicola Borghesi – Uno spettacolo divertentissimo che non finisce assolutamente con un suicidio, in scena martedì (4 aprile) alle 21 al Teatro Jenco di Viareggio nell’ambito della programmazione curata da Fondazione Accademia dei Perseveranti con la direzione artistica di Andrea Bruno Savelli.
Partendo senza idee precise o piani precostituiti Guenzi e Borghesi hanno lavorato sull’autobiografia di una persona – Lodo appunto – che nella percezione comune possa rientrare nella definizione di “famosa”, il che la rende da un lato potenziale oggetto di interesse, da un altro genera un automatico senso di diffidenza, e da un altro ancora ancora permette di osservare dall’interno luoghi come Sanremo o X-Factor, di solito fruibili solo in versione televisiva, confezionata per il pubblico. Dall’unione di queste tre angolature nasce Uno spettacolo divertentissimo che non finisce assolutamente con un suicidio.
“Il percorso di un individuo attraverso la fama, parola quanto mai controversa, può diventare una parabola nella quale più persone possono riconoscersi – raccontano Guenzi e Borghesi – la vita della gente generalmente consiste nel sopravvivere lasciandosi dietro macerie: tutto questo è terribile, ma anche divertente. La parte comica è quella non ancora del tutto compromessa da un sistema tarato per appiattire tutto, per rendere ogni cosa omogenea e inoffensiva. Mentre il successo, che da fuori sembra spensierato e piacevole, da dentro è orribile come tutto il resto. E poi c’è il teatro. Quello spazio e quel tempo in cui ciò che nel mondo dello spettacolo deve essere compresso e semplificato, può trovare spazio. Quel luogo dove non si va solo avanti, ma si sta anche volentieri fermi, o addirittura si torna indietro a cercare qualcosa di prezioso che abbiamo smarrito. Quella cosa per cui, alla fine, di vivere, ne vale la pena”.