Giulia Ponsi, l’ex volto del Grande Fratello, racconta l’abuso di alcol a 17 anni in un libro: “Mi sentivo in una prigione”




L’autrice: “La scrittura mi ha veramente salvata, adesso mi sento libera e coraggiosa”
L’abuso di alcol durante l’adolescenza, è l’argomento del primo libro di Giulia Ponsi, ex volto del grande Fratello 5, dal titolo: La ragazza che aveva sete della casa editrice Porto Seguro. A diciassette anni il mondo sembra che sia nelle nostre mani, un periodo della vita che passa veloce tra amici e amori fugaci. Per molte persone però, guardarsi alle spalle dopo aver superato la maturità è difficile, perché l’adolescenza è anche il periodo delle scelte sbagliate, delle sperimentazioni, dei cambiamenti e certe volte purtroppo, anche dell’abuso di sostanze stupefacenti.
Questa è la storia di Giulia Ponsi: lei il coraggio di guardarsi alle spalle e riprendere in mano la propria vita per riflettere sulle esperienze dei suoi 17 anni, è riuscita ad averlo solo durante il lockdown, quando, ormai 43enne a Milano, dove attualmente ancora abita assieme al suo compagno, ha ripercorso quell’estate viareggina del 1997, scrivendo gli episodi che le sono accorsi, quando il suo unico scopo nella vita era lo sballo alcolico. Tre mesi di fuoco vissuti a Viareggio, tra amori non corrisposti, compagnie sbagliate e svenimenti per abuso di alcool.
“Non voglio fallire in questo progetto – dice Giulia Ponsi -, nella mia vita di errori ne ho commessi, ma questo voglio portarlo fino in fondo. L’abuso di alcool è una dipendenza molto pericolosa e molto diffusa nel nostro paese e io voglio porre l’attenzione su questo problema che distrugge tutt’oggi molti giovani”.
Giulia inizia a ricordare il suo passato durante il lockdown, trascorso a Milano assieme al suo attuale compagno. Ripercorre mentalmente gli episodi che le sono accaduti l’estate del ’97 e poi li trascrive e quando pensa di aver concluso il suo lavoro si accorge di aver scritto 22 capitoli, a quel punto decide di raccogliere quelle esperienze in un libro che racconti il disagio vissuto.
“Più scrivevo e più i miei ricordi risultavano nitidi – prosegue Giulia -. Nel 1997 ero una ragazza di diciassette anni di Viareggio e non mi rendevo conto della strada che avevo preso, per un amore non corrisposto ero arrivata veramente a distruggere completamente la mia vita. Il mio unico scopo ogni sera era quello di bere fino a vomitare, fino a perdere la coscienza e svenire, ogni sera per tutti i tre mesi da giugno a settembre. Ogni sera bevevo e ogni sera perdevo coscienza nel parcheggio di un locale della Darsena, per poi svegliarmi alcune ore dopo e rendermi presentabile per tornare a casa, senza che i miei genitori scoprissero nulla. Mia madre l’ha scoperto adesso quello che ho passato, leggendo il libro che ho scritto”.
Oggi Giulia è riuscita a mettersi alle spalle questo mondo, l’abuso di alcool per lei è un ricordo, ma è consapevole che questo disagio è ancora vissuto da molti adolescenti. Si dice spesso che l’alcolismo nei giovani ha raggiunto oggi degli apici mai visti, ma dall’esperienza che si trae dal libro di Giulia, ci si rende subito conto che il problema è sempre stato al nostro fianco e non si tratta di un fenomeno attuale.
“Purtroppo l’alcol fa parte della cultura del nostro paese – spiega -, si inizia a provare alcolici in tenera età, certe volte con innocenza, spinti anche da parenti. Mio nonno mi versò il mio primo bicchiere di vino a 8 anni, molti bambini avranno assaggiato per la prima volta l’alcol in questo modo, ma oggi abbiamo la consapevolezza che gli effetti sui giovani sono devastanti. Purtroppo nella nostra cultura l’alcol è associato a dei momenti di convivialità, compleanni, cene con amici, matrimoni, feste, questo fa si che il cervello associ l’abuso di alcool con situazioni felici. Ho amici, ma credo che chiunque ne abbia, che se non c’è dell’alcool in tavola neanche si siederebbero a mangiare. Ma in realtà l’alcol è una droga e basta veramente poco per abusarne”.
La maggior parte delle persone non associa l’alcool ad altri tipi di droghe, di conseguenza non ne conosce gli effetti devastanti sul fisico e sulla psiche dei giovani.
“Quando avevo 17 anni non mi rendevo conto di quello che stavo facendo, né delle conseguenze a cui andavo incontro – aggiunge Giulia -. Avevo delle vere e proprie amnesie alcoliche, iniziavo a bere nel pomeriggio e poi mi risvegliavo senza ricordarmi niente di quello che avevo fatto. Addirittura ero arrivata anche ad annusarmi i genitali, perché se qualcuno avesse abusato di me, io non me ne sarei ricordata”.






Oggi Giulia Ponsi ha piena consapevolezza di quello che ha passato e del rischio che ha corso e vuole trasmettere la sua esperienza alle nuove generazioni.
“Ho affrontato il tema dell’abuso di alcool nelle scuole, per sensibilizzare i ragazzi – dichiara -. E’ tipico dell’età adolescenziale la ricerca di nuove esperienze e si rischia anche di cadere in delle dipendenze. Anche la trasgressione è tipica dell’età giovanile e voler trasgredire per forza, porta immancabilmente all’abuso di alcol e di altre sostanze stupefacenti, per superare i limiti dettati dal nostro corpo. Ci si sente invincibili, immortali. E’ anche giusto, negli anni 70,80 e 90 si cercava le emozioni forti e anche oggi le cose non sono cambiate. Vietare qualcosa ad un adolescente non è saggio, di solito si spinge verso quella direzione, piuttosto sarebbe meglio convincerli a metterci la testa a creare una certa consapevolezza”.
“Quando ho parlato delle mie esperienze di quando ero giovane ai ragazzi, ho notato subito il loro interesse – dice Giulia -, una di loro mi si è anche avvicinata e mi ha detto che era la prima volta che ascoltava una persona parlare per due ore senza neanche accorgersene. Io ho notato che queste nuove generazioni sono molto sensibili, molto di più di noi, ma sono anche capaci di ascoltare”.
Quando è stato il momento in cui Giulia ha cambiato vita e ha superato quel momento difficile?
“Quando il ragazzo di cui mi ero innamorata, Luca, è diventato padre e non lo vedevo più come il mio amore platonico, che è’ stato anche il motivo scatenante del mio abuso di alcol. Mi sono allontanata anche dalle amicizie tossiche e ho incontrato il mio attuale compagno. Ma la verità – ammette Giulia -, è che posso dire di sentirmi veramente libera da quell’estate soltanto ora che ho messo per scritto quegli episodi.La scritturami ha veramente liberato dalla prigionia dei miei 17 anni, adesso mi sento libera e coraggiosa, dopo questa prova estrema mi sento anche in grado di poter aiutare gli altri, che è il fine ultimo del mio libro”.
“La ragazza che aveva sete”, della casa editrice Porto Seguro, è stato presentato a Viareggio alla libreria Mondadori di viale Margherita e verrà presentato anche sul canale Radio Flyweb venerdì (14 aprile), alle 11. Giulia però ha un sogno nel cassetto: “E’ vero – ammette -, non ne voglio parlare per scaramanzia, ma un famoso regista italiano si è interessato al mio libro per realizzarne un film e gli ho spedito il testo a Roma. Per adesso mi sembra di sognare ad occhi aperti e voglio rimanere con i piedi per terra, però spero tanto che la cosa vada in porto”.
Giulia Ponsi è viareggina doc, come piace definirsi, attualmente vive a Milano con il suo compagno, dal 2005. Il libro “La ragazza che aveva sete” è la sua prima fatica letteraria e nel suo futuro c’è spazio sia per la cultura che per il profumo, dato che attualmente sta frequentando il corso di valutazione di fragranze.