In un volume gli studi sul sarcofago di Antraccoli foto

Edito dalla Maria Pacini Fazzi è stato presentato al Museo di Villa Guinigi

Il sarcofago di piombo di Antraccoli, una delle scoperte archeologiche più importanti degli ultimi anni, diventa un libro edito dalla Maria Pacini Fazzi. In occasione degli scavi nell’area dell’ospedale San Luca, tra San Filippo e Antraccoli, eseguiti nel 2015 è venuto alla luce un antico sarcofago ben conservato, contenente la salma di uomo.

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Il reperto, che è un vero unicum in Toscana, dato che simili ritrovamenti fino ad oggi si concentravano esclusivamente nel territorio settentrionale della nostra penisola, è stato attentamente restaurato e studiato. I risultati sono stati raccolti in un libro, curato dalla dottoressa Neva Chiarenza e Giulia Picchi funzionari archeologi della Soprintendenza per le province di Lucca e Massa Carrara, dal titolo Il sarcofago di piombo di Antraccoli. Un caso studio nella piana di Lucca.

Il libro è stato presentato ieri (11 maggio) al Museo nazionale di Villa Giunigi, dove da novembre scorso è esposto il sarcofago. Alla conferenza hanno partecipato la Soprintendente alle belle arti Angela Acordon, le due curatrici, Neva Chiarenza e Giulia Picchi, l’archeologo che ha supervisionato gli scavi di recupero del reperto dottor Alessandro Giannoni e in collegamento da remoto il dottor Angelo Agostino del dipartimento di chimica dell’università di Torino, che ha effettuato le analisi sul sarcofago.

“Presentiamo un libro che raccoglie gli interventi di un’equipe multidisciplinare, che dal 2018 ad oggi ha lavorato su un reperto unico in Toscana – dichiara la dottoressa Neva Chiarenza, curatrice del libro Il sarcofago di piombo di Antraccoli. Un caso studio nella piana di Lucca, edito dalla Pacini Fazzi -, il sarcofago in piombo rivenuto dal funzionario archeologo Giulio Ciampoltrini durante gli scavi per la viabilità dell’ospedale San Luca. Su questo reperto sono stati effettuati numerosi studi di carattere chimico, antropologico, archeologico e archeobotanico, perché abbiamo trovato anche un frammento di stoffa importantissimo, grazie al quale adesso possiamo dire anche con che cosa era avvolto il corpo la persona al suo interno. Abbiamo l’identikit di un’epoca che è quella del quarto secolo, la fine dell’antichità alle soglie del mondo bizzantino e anche l’identikit di un uomo che aveva sui 40-45 anni, svolgeva un’attività lavorativa che lo vedeva spesso accovacciato, probabilmente con qualche dolore alla schiena. Questa serie di notizie e informazioni ci rendono un po’ la personalità dell’individuo, al di là del dato strettamente scientifico”.

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