Minoli ospite al festival della sintesi racconta la genesi di Mixer



Il conduttore del noto rotocalco tv: “Un format che ha saputo interpretare i cambiamenti della società e della politica”
Qual è il programma tv che più di ogni altro è riuscito a restituire ai propri telespettatori il concetto di sintesi?
È questo il quesito che ha motivato l’incontro che si è tenuto ieri (9 giugno) al Caffè delle Mura, per la rassegna Dillo in Sintesi e che ha visto ospite seppur in remoto, Giovanni Minoli conduttore e autore di programmi targati Rai, tra cui Mixer – il piacere di saperne di più, uno dei più grandi esempi di sintesi televisiva e non solo.
“L’idea alla base dello speciale dedicato a Mixer – ha esordito Minoli incalzato da Giorgio Simonelli – è nato dalla condivisione di un’idea autoriale poi promossa dall’allora direttore del Tg2 Gennaro Sangiuliano, a quarant’anni dalla nascita del programma”.
Il 25 aprile del 2020 andò infatti in onda per Tg2 Dossier La Rivoluzione di Mixer dedicato al format che ha cambiato i connotati del giornalismo televisivo dando l’impronta a contenuti di successo come Quelli della notte o Rai Storia solo alcuni dei frutti della gemmazione di Mixer.
Un contenitore tv viatico di sperimentazione e palcoscenico di incontri memorabili tra grandi personalità, come quello ideale tra Enrico Berlinguer e Bettino Craxi, messi a confronto sul valore della libertà che è stato un vero e proprio colpo di genio sul piano mediatico.
“Tutto è nato – continua – in fase di montaggio, processo che ha permesso di far dialogare i due esponenti per un’intera puntata fino a quando, interrogati sul caso Moro, è entrato in scena anche Kissinger in un dialogo indiretto, frutto del montaggio ma senz’altro efficace. Il successo in termini di audience che Mixer continua a registrare ci parla della fame di conoscenza e di storia, sapere chi siamo e da dove veniamo, desiderio che l’attualità dei social networks ha fatto quasi dimenticare ma che in realtà ognuno ha ancora dentro di sé. Mixer ha saputo testimoniare i grandi cambiamenti della politica, del modo di fare costume e della tv in un momento in cui stavano nascendo le tv private ma soprattutto il telecomando”.
“Questo – spiega – ci ha indotti a costruire una proposta culturale che lo incorporasse all’interno del programma stesso, facendone un rotocalco d’informazione applicato alla politica e alla cultura grazie all’utilizzo del montaggio”.






Un importante elemento di sintesi che Mixer ha saputo addizionare al gergo tv, è quello del grande schermo che permette di osservare nei minimi particolari la comunicazione non verbale dell’ospite, oltre alla narrazione della dimensione personale come nel caso dell’intervista a Paolo Villaggio che si espresse a proposito della tossicodipendenza del figlio, esempio perfetto di un personaggio pubblico messo a confronto con i propri demoni al quale Minoli ha voluto dedicare queste parole: “Credo che quest’intervista dovrebbe essere trasmessa negli ospedali e nelle scuole dove ci sono ragazzi che rischiano di entrare a contatto con il mondo degli stupefacenti e dell’alcool perché all’interno di questa intervista c’è la critica e l’autocritica di un genitore coinvolto in prima persona”.
“Fin dalla prima puntata del format – dichiara il giornalista – ho compreso che il nostro metodo conteneva una sorta di violenza ma anche la possibilità di utilizzare il linguaggio nel linguaggio: una forma di costrizione a cui l’intervistato è sottoposto”.
Tra i tanti protagonisti della scena politica italiana che si sono resi protagonisti del noto programma condotto da Minoli, anche il leader del Partito Radicale Marco Pannella che durante una intervista si mostra in accordo con Papa Giovanni Paolo II.
Ed ancora l’Islam, seguendo quel filone intelligentemente antitetico tipico di Mixer, nel tentativo di farne un racconto consapevole per parlare di una dimensione culturale sconosciuta, un mondo che è diventato protagonista del nostro e dal quale attraverso la globabilizzazione dipendiamo: “Uno dei problemi – afferma Minoli – è l’ignoranza nei confronti dell’Islam di cui si tende a prendere in considerazione solo gli estremismi senza approfondire. Mixer è stato ed è tutt’oggi testimone e luogo di analisi circa il cambiamento del costume socioculturale cogliendo la complessità”.
“Il nostro programma – ribadisce Minoli – ha saputo farlo. Si pensi alla libertà dei costumi, del cambiamento dei comportamenti sessuali traghettato da personaggi come Sandra Milo e Brigitte Bardot o ancora del nuovo rapporto con le autorità di cui il Sessantotto si è reso teatro e che in parte ha vinto perché ha cambiato il volto dell’Occidente”.
Veronica Bernardini