Disegni a pagamento per l’ospite dei Comics, Palmieri: “Iniziativa legittima e trasparente”

L’esperto: “Le polemiche servono solo a sollevare polveroni che rischiano di macchiare la reputazione degli autori e delle manifestazioni che li ospitano”
Sulla polemica accesa dal “prezziario” pubblicato da Jim Lee è stato scritto e detto un po’ tutto ma non lo trovo motivi sufficienti a non aggiungere la mia.
Jim Lee è un nome di prima grandezza nel fumetto contemporaneo.
Ha, nell’ordine:
- lavorato sui personaggi e con le case editrici più importanti del fumetto Usa
- contribuito a imporre un nuovo stile grafico al fumetto americano
- contribuito alla lotta per i diritti degli autori, troppo spesso negati dagli editori
- contribuito al record di vendite per un singolo fumetto negli Usa
Vi pare poco?
Allora aggiungo che è uno dei disegnatori più imitati.
Uno dei pochi disegnatori che hanno saputo essere imprenditori di sé stessi, costruendosi una brillante carriera che lo ha portato a essere presidente della Dc Comics (la casa editrice di Superman, Batman, Wonder Woman, Flash, Aquaman…)
Direi che è normale, per gli estimatori, attribuire estremo valore a qualunque cosa produca il loro beniamino.
Quanto paghereste per una firma di Peter Doig? E per uno spartito autografo di Bruce Springsteen?
Jim Lee vale, nel fumetto, quanto questi due mostri sacri nei loro rispettivi campi? Forse sì, forse no ma c’è chi è disposto a spendere cifre importanti per portarsi a casa un pezzo di storia del fumetto contemporaneo.
Che diritto abbiamo noi di impedirlo? Tanto più che in America è normale questo tipo di compravendita, ogni autore ha il suo prezzo, indicato chiaramente e pubblicamente, per ogni tipo di lavoro che gli viene richiesto che sia una firma, una tavola originale, uno sketch o un disegno su commissione.
Alcuni lamentano la mancanza di sensibilità verso le persone meno abbienti che vorrebbero un bel disegno del loro idolo ma non possono permetterselo.
Altri contestano che un ospite della manifestazione non dovrebbe approfittare dell’ospitalità cercando del profitto personale.
Un’altra critica arriva da chi ritiene l’autore un bluff o, addirittura, un bieco sfruttatore di colleghi e situazioni, quindi non meritevole del valore attribuitogli.
Certo, tutti i pareri sono legittimi. A questi aggiungo anche la scarsa abitudine ai “disegni a pagamento” di noi italiani.
Siamo abituati a metterci in fila con la nostra tonnellata di albi da far autografare, con le nostre plurime richieste di firme e disegni (per mia figlia, per mio fratello, per mio padre…), siamo anche abituati a chiedere la firma “ma senza dedica” (alcuni maligni dicono che si vendono meglio su eBay).
Siamo abituati ad autori generosi e disponibili, pronti a smaltire file chilometriche di fan fino all’esaurimento (della fila e di se stessi), come Zero Calcare, Leo Ortolani, Gipi, Civitelli e molti altri.
Ovvio che queste novità estere ci lascino interdetti.
Ci sono alcune considerazioni, però, che questi autori ci costringono a fare. Necessarie considerazioni, oserei definirle:
- Fare fumetti non è un passatempo, è un lavoro. Generalmente non pagato benissimo.
- Il tempo che gli autori impiegano a firmare albi e a fare disegni per i fan è tempo sottratto a realizzare opere da vendere per mettere il pane a tavola.
- L’autore che ha diverse migliaia di fan ha tutto il diritto di trovare un modo di scremare le file, per non restarci secco.
- L’autore ospite di una casa editrice o di una manifestazione ha degli obblighi contrattuali, assolti i quali è libero di fare come vuole. Anche di vendere i propri originali, firme, albi e sketch, al prezzo che ritiene più consono.
- Ergo, chi non può o non vuole pagare, può mettersi in fila (rispettando le regole dettate dalla manifestazione o dall’editore) e andare a casa con la firma o il disegnino.
- Nessuno è obbligato ad acquistare.
- L’autore in questione ha reso tutto pubblico, chiaro, trasparente. Nessun inganno, nessuna fregatura, nessun costo nascosto. Solo le tariffe legittime per un lavoro legittimo.
- Generalmente, lo ripeto, questi “prezziari” sono un modo per scremare le file di fan. Se avete la ventura di incontrare Jim Lee mentre è tranquillo, non assediato e senza il rischio che lo sia di lì a poco, è molto probabile che il disegno o la firma la faccia gratuitamente e con piacere.
Le polemiche, in ogni caso, servono solo a sollevare polveroni che rischiano di macchiare la reputazione degli autori e delle manifestazioni che li ospitano.
Di certo non risolvono e non propongono soluzioni.
My Two Cents.