L’emigrazione fra musica e cultura a Palazzo Ducale con la regia di Alessandro Bertolucci

Appuntamento stasera (22 settembre) a Palazzo Ducale. Il tango come filo conduttore del senso di nostalgia e lontananza
Storie vere, non romanzi. Gli italiani in Argentina e il tango come canto di sradicamento dalla Madre Terra. Alessandro Bertolucci parla di come è nato Las Flores de l’Italia. Emigrazione in Argentina fra musica e cultura, stasera (22 settembre) alle 21 in Sala Tobino a Palazzo Ducale.
Italiani d’Argentina: cosa ha ispirato lo spettacolo di questa sera? Lo chiediamo ad Alessandro Bertolucci, al quale è stata affidata la regia di questo evento del festival I Musei del Sorriso realizzato con la Fondazione Paolo Cresci per la Storia dell’emigrazione italiana.






“Lo spettacolo di stasera – dice – è stato ispirato principalmente dalla grande raccolta che la Fondazione Cresci ha messo a disposizione: lettere estremamente toccanti. Raccontano tutto quello che è stata l’epopea dell’emigrazione italiana soprattutto le difficoltà del viaggio e l’approccio a una nuova terra. Oltretutto, si parla di storie vere, anche se alla lettura sembrano quasi romanzi. Sono lettere nelle quali si leggono cose apparentemente insignificanti ma importanti per quelle persone”.
“Questo, in particolare – aggiunge – ci ha ispirato lo spettacolo: oltre al dovere della memoria rispetto a questo fatto storico, stiamo parlando di vite vissute e non di favole, il che rende questo evento particolarmente interessante.”
Come avete inteso rendere quel senso di nostalgia che lega gli emigranti alla madre patria?
La nostalgia che lega gli emigranti alla Madre Patria è ovunque. Quando se ne andavano, al di là di ragioni e circostanze, c’era sempre uno sradicamento. La nostalgia passa attraverso le lettere, il fatto che durante i viaggi queste persone suonassero canzoni popolari che sono pezzi della propria terra. Non c’è stato bisogno di lavorare per farla emergere perché la nostalgia è insita nel concetto stesso di emigrazione. In particolare gli italiani si portavano dietro un bagaglio culturale pazzesco.
È il tango la miglior musica che rappresenta la nostalgia e la lontananza?
Questo genere musicale ha visto il contributo di Piazzolla come di altri artisti di origine italiana, che hanno accresciuto il valore del tango argentino. Il tango è il punto di incontro tra musica, parola ed espressione corporea. Buona parte dei componimenti di tango parla di situazioni difficili, amori finiti, sradicamenti: situazioni sempre al limite, per quanto reali. Non parla di storie fantastiche ma di vita vissuta molto vicina a chi arrivava in queste terre nuove. Abbiamo pensato che fosse una buona dimostrazione di quanto l’influenza italiana, insieme alla cultura argentina, abbia prodotto pezzi unici e meravigliosi di musica.
È un lavoro che si conclude qui o solo l’inizio di un percorso?
Questo lavoro ha una buona parte di sperimentazione, anche nell’utilizzo dello spazio in rapporto al pubblico. Non sono sicuro che sia uno spettacolo ‘da teatro’ perché vede il coinvolgimento del pubblico e necessita di uno spazio adatto. Speriamo che possa essere replicato in altre situazioni. Le prenotazioni hanno portato al sold out e questo ci fa sperare bene per il futuro di questa piccola opera.

Lo spettacolo è una produzione Experia realizzata in collaborazione con TangoQuerido Lucca. Alessandro Bertolucci e Francesco Nutini daranno voce agli emigranti mentre suono, musiche e luci sono curate da Gianni Nuzzi. Compongono il trio musicale di accompagnamento Ugo Menconi alla fisarmonica, Michele Raffaelli alla chitarra e Sabrina Macchi alla voce. Silvina Tse e Julio Alvarez, infine, sono i tangeros che si esibiranno durante la serata. A seguire un’esibizione di Milonga, il genere musicale folkloristico molto in voga sia in Argentina che in Uruguay.