Il futuro del pianeta passa anche dall’alimentazione. Dan Saladino: “Produciamo molto cibo dannoso. Va difesa la biodiversità”
Il giornalista della Bbc, che domani (8 ottobre) sarà tra i protagonisti del Pianeta Terra Festival, indica la sua ricetta: “Dobbiamo riportare la diversità nel sistema alimentare e salvare i cibi in via di estinzione”
Quanto incide l’alimentazione sulla nostra salute e (soprattutto) sull’ambiente e perché è importate salvare alcuni cibi a rischio di estinzione. Sono questi gli importanti temi che saranno al centro dell’incontro di domani (8 ottobre), alle 16 in San Francesco, durante l’ultima giornata del Pianeta Terra Festival. A salire in cattedra sarà Dan Saladino (per la prima volta a Lucca), giornalista della Bbc e scrittore che per dieci anni ha girato il mondo per raccontare storie degli alimenti a rischio di estinzione e le ragioni della loro decimazione.
Dan Saladino ha vinto numerosi premi per il suo lavoro tra cui il Guild of Food Writers Awards Winner for Best Food Broadcast nel 2015 e 2017 e due volte il Food Book of the Year dei Fortnum & Mason Food and Drink Awards. Mangiare fino all’estinzione è il suo ultimo libro che sarà anche protagonista dell’incontro di domani a Lucca.
“Ormai mangiamo sempre gli stessi, pochi, alimenti. Nei millenni ci siamo nutriti di oltre seimila piante, oggi solo di nove. Ma gli studi sul microbiota intestinale dicono che maggiore è la differenziazione nella nostra dieta maggiori sono i benefici fisici e mentali. E soprattutto un sistema alimentare globale che dipenda da una ristretta selezione di piante è a maggiore rischio di soccombere a malattie, parassiti ed eventi climatici estremi”. Come è potuto accadere tutto questo? A spiegarlo sarà Dan Saladino. Per l’occasione, Lucca in Diretta ha intervistato il giornalista per sviscerare le tematiche toccate anche all’interno del suo libro.
Dan Saladino, quanto è importante e quanto incide l’alimentazione sulla nostra salute e sull’ambiente?
“Salute, nutrizione e ambiente sono tutti interconnessi. Quindi la salute del pianeta è molto legata alla nostra salute. Il motivo per cui lo affermo è che molti degli alimenti che ora produciamo sono dannosi per la nostra salute e sono dannosi anche per il pianeta. Quindi la tesi che sostengo nel mio intervento a Lucca e anche nel mio libro è che possiamo guardare al passato, ai millenni di storia dell’agricoltura per riscoprire cibo, e tutto ciò che è salutare per il suolo, per l’ambiente, per l’acqua, ma altrettanto importante anche per la nostra salute. Per fare un esempio, in tutto il mondo si possono trovare i legumi. Piselli, fagioli e lenticchie sono estremamente importanti a livello globale per la salute, per l’alimentazione, per il suolo, ma in declino in molte parti del mondo. In molte parti del mondo questo è un alimento a rischio di estinzione e dobbiamo ricordare l’importanza di questi alimenti nel passato ma anche nel futuro”.
Nel suo ultimo libro viene raccontata la storia di alcuni alimenti a rischio di estinzione. Perché dovremmo salvarli?
“Quando parliamo delle tradizioni alimentari spesso pensiamo che siano solo parti pittoresche della storia e che siano andate perdute per una buona ragione. Ciò che ci mostrano, invece, è che c’era un’enorme complessità nel modo in cui gli esseri umani creavano sistemi alimentari in tutto il mondo e sopravvivevano e si nutrivano. Le tradizioni ci raccontano storie importanti di come gli esseri umani si sono diffusi nel mondo e come hanno creato la biodiversità delle colture, delle razze animali, di frutta e di tanti altri alimenti. Quella diversità che è andata scomparendo – soprattutto nel 20esimo secolo – e adesso è la nostra eredità di millenni di esperimenti agricoli da cui possiamo ancora imparare. Le tradizioni e i cibi a rischio di estinzione sono strategie importanti per il futuro perché mostrano adattamento. Adattamento ad ambienti estremamente diversi: una zona montuosa, una zona boschiva, una prateria. Dobbiamo reimparare come i nostri antenati si sono adattati a quelle condizioni, come si sono adattati alla natura piuttosto che controllare completamente la natura e produrre queste colture moderne ad alto rendimento in monocolture. In natura non esiste una monocoltura”.
Perché c’è ancora così poca consapevolezza sul tema dell’alimentazione e come possiamo invertire questo trend?
“Negli ultimi 60 o 70 anni abbiamo beneficiato di un sistema che ha prodotto enormi quantità di calorie. È la cosiddetta ‘Rivoluzione Verde’ in cui sono nate nel dopoguerra molte nuove tecnologie e nuove colture. Per questo motivo per molto tempo non abbiamo dovuto pensare troppo al cibo, perché le calorie erano in abbondanza. I problemi di questo sistema adesso hanno preso il sopravvento. Lo vediamo nel cambiamento climatico, lo vediamo nell’impoverimento del suolo, lo vediamo nella mancanza di acqua dolce. Ora dobbiamo ripensare all’abbondanza del moderno sistema alimentare e reimparare a coltivare il cibo in modi che, come ho già detto, siano benefici per la nostra salute e per il Pianeta. Questo è quindi il messaggio centrale: abbiamo perso la diversità e abbiamo guadagnato abbondanza, ma ora stiamo affrontando problemi e sfide estremamente grandi a causa di questo sistema alimentare. Io sostengo che molte delle soluzioni risiedono nel passato: non dobbiamo tornare indietro nella storia, ma prendere quella storia e utilizzare scienza e tecnologia più recente per riportare la diversità nel sistema alimentare e salvare questi alimenti in via di estinzione perché in futuro potremmo avere bisogno di ognuno di essi. La biodiversità stessa ci darà alternative per il futuro”.