Scintille in San Romano, gli autori dalla parte di Zerocalcare: “Basta patrocini con chi commette crimini di guerra”

Recchioni, Sio e Leo Ortolani sul palco di San Romano: “Questa edizione si chiama Together ma non lo è per niente”. Vietina: “Il nostro festival pubblico e apolitico”
Cosa può fare il mondo della cultura quando vittime innocenti, guerra, massacri, e grandi esodi irrompono nelle nostre vite in tutta la loro lacerante drammaticità? Cosa fare per interpretare l’informazione e agire nello scenario in cui ci troviamo?
Sono questi gli interrogativi ai quali hanno risposto gli ospiti dell’evento di oggi in San Romano, Parlare di guerra. Evento che, dopo le recenti polemiche, è diventato decisamente uno degli incontri più “caldi” – e forse anche un po’ temuti – di questo Lucca Comics. La manifestazione ha voluto infatti continuare ad essere un luogo di confronto vivo e reale e aprire una riflessione ampia durante la manifestazione, partendo proprio dalle scelte e dalle dichiarazioni che autori e autrici stanno facendo in questi giorni, perché sia un momento di dibattito importante.
I temi sono stati affrontati dai charity partner storici che operano in questi teatri di crisi umanitaria, come Simonetta Gola, la direttrice della comunicazione di Emergency; Mario Marazziti, autore de La Grande Occasione. Viaggio nell’Europa che non ha paura della Comunità di Sant’Egidio, o a chi deve raccontarli al paese, come la giornalista Agnese Pini e Tito Faraci, autore e curatore editoriale per Feltrinelli.
“Avevamo già in programma di venire qua al Lucca Comics per parlare di pace – ha detto Simonetta Gola – Perchè, quindi, smettere proprio adesso con una guerra in corso? Perchè non venire? È proprio adesso che è importante parlarne ed essere qui. Parlare di pace non deve essere solo un tema per attivisti e operatori umanitari, deve essere di tutti ed è importante parlarne sempre. Gli artisti ci aiutano sicuramente a far capire a tutti la brutalità della guerra”.
“La stampa – ha aggiunto Agnese Pini – nasce per semplificare concetti e informazioni, però ogni volta che semplifichi lasci sicuramente indietro qualcosa, e soprattutto nel caso della guerra questo semplificare diventa pericoloso. A chi fa informazione si chiede sempre di dire la verità, di parlare dei fatti, non di prendere posizione. In contraddizione con l’arte che invece una posizione la prende sempre, deve farlo per forza, ecco forse perchè è successo questo al Lucca Comics.
Banalizzare la complessità di quello che accaduto qui è stato forse il nostro male. Il giornalista deve andare, deve raccontare, l’artista invece può scegliere cosa fare e cosa dire. Dispiace per gli artisti israeliani che non sono venuti per timore. Questa è una sconfitta anche per l’arte perchè la loro decisione è stata indotta. Quello di Zerocalcare è stato un grande gesto d’arte, un atto politico. Loro invece non sono venuti perchè hanno ritenuto ostile questa manifestazione. L’arte non c’è stata“.
“Alcune cose non le sappiamo raccontare perchè è impossibile sapere davvero tutto – prosegue Pini – La giustizia viene meno perchè i popoli non riescono ad empatizzare, a sentire il dolore degli altri, perchè ne hanno troppo loro. Sta a noi, tranquilli nelle nostre case, mantenere la capacità di raziocinio, evitare di cavalcare quell’odio”.
“Si è persa capacità di immedesimazione, la capacità di sdegno. Ed è qui che l’umanità ha perso – ha detto Marazziti – L’informazione deve disarmare le parole”.
La seconda parte dell’incontro, invece, ha affrontato le criticità emerse in questi giorni dal punto di vista degli editori, degli autori e degli addetti ai lavori, per confrontarsi con la manifestazione sul tema della consapevolezza e di possibili linee guida da creare per il futuro, con l’obiettivo di garantire una Lucca Comics confortevole per tutti.
Sul palco – insieme al direttore Emanuele Vietina – sono arrivati i fumettisti Leo Ortolani, Sio e Roberto Recchioni.


Dopo la “bomba Zerocalcare” e le pesanti assenze alla manifestazione, Vietina ha ritenuto opportuno fare delle precisazioni: “Il patrocinio di Israele è arrivato solo e grazie all’ambasciata che ci ha messi in contatto con celebri artisti israeliani che hanno deciso di partecipare a questa edizione”
“La scelta di Zerocalcare è stata molto sofferta, ma è stato pressato – ha detto Recchioni – Se non avesse preso posizione sarebbe stato etichettato come filo-israeliano. Tutti noi siamo stati esposti. Tutti noi, oggi, siamo qui ma ci sentiamo a disagio. Perchè gli autori israeliani hanno dovuto partecipare con il patrocinio dell’ambasciata? Ecco cosa chiediamo al Lucca Comics: un contratto etico con noi artisti e basta con patrocini del genere. Gli artisti vengano con le proprie “gambe””.
L’atmosfera si è subito accesa: “Perchè Lucca Comics non ha detto niente? – ha aggiunto Sio – Perché non ha fatto o detto qualcosa? Israele in questo momento sta commettendo dei crimini di guerra. Quel logo pesa e fa male, come il vostro silenzio”
“Zerocalcare ha fatto benissimo a non venire ed era l’unica cosa che poteva fare – ha detto Leo Ortolani – Io personalmente ho colto questa “crisi” non sapendo nemmeno bene cosa fare, facendo una raccolta fondi per Save the Children, a lavoro anche a Gaza”
“Quella con Israele non è una partnership, abbiamo semplicemente fatto accordi con degli artisti e uno stato che non ha niente a che fare con il suo governo – ha concluso Vietina, alzando i toni – Abbiamo abbracciato la scelta di tutti, siamo un festival pubblico che deve essere apolitico ma che deve anche creare anche un ampio spazio di discussione. Ringrazio Zerocalcare, che mi manca, ma che ci ha dato modo di parlare di questo. La responsabilità del Festival è mia, ma appartiene a tutti voi. I nostri obiettivi sono includere e non escludere, unire e non dividere. Perciò continueremo a fare collaborazioni con altri stati, ascoltando tutti e rispettando tutti”
“Non siamo d’accordo – hanno detto gli autori presenti – Questa edizione si chiama Togheter ma non è Togheter per niente. È incredibile che sappiate solo giustificarvi senza capire come ci sentiamo noi, senza capire il nostro disagio. A noi l’assenza di Zerocalcare fa male, come fa male l’assenza degli artisti israeliani. Scriverete e scriveranno che è stata un’edizione sensazionale, e sicuramente lo sarà, ma qualcosa è mancato davvero”.