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Anche Lucca piange il regista Paolo Taviani, scomparso ieri all’età di 92 anni

1 marzo 2024 | 15:41
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Era stato protagonista dell’edizione 2022 di Lucca Film Festival e la rassegna lo aveva insignito del premio alla carriera nel 2019

Anche Lucca piange la scomparsa del regista Paolo Taviani, morto ieri (29 febbraio), alla clinica Villa Pia di Roma a 92 anni, dopo una breve malattia. Il maestro, era stato protagonista dell’edizione 2022 di Lucca Film Festival, ed era stato insignito del premio alla carriera nel 2019. Una lunga carriera cinematografica, quella di Paolo Taviani, sempre al fianco del fratello Vittorio, anche lui scomparso nel 2018.

Rigore e impegno civile: questa la cifra dei Taviani, la coppia più affiatata di tutte, quei fratelli toscani che scesero a Roma negli anni ’50 per cambiare il mondo e riuscirono a cambiare il cinema italiano. Il fratello Vittorio era scomparso il 15 aprile 2018. Il suo ultimo film, in solitario, Leonora addio, presentato in concorso a Berlino nel 2022, segue il rocambolesco viaggio delle ceneri di Pirandello, da Roma ad Agrigento, a quindici anni dalla sua morte: “Siamo cresciuti insieme io e Vittorio e sempre lavorando”, ha raccontato Paolo in quella occasione.

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“Sento ancora dietro di me il suo fiato. Anche a lui piaceva molto il set e mi ricordo ci litigavamo le scene, quando toccava a me e avevo finito di girare cercavo la sua approvazione e confesso l’ho fatto anche adesso in questo primo film senza di lui”. Quel suo ultimo film lo ha voluto in bianco e nero, come in un ideale ritorno agli esordi di quel cinema, firmato Paolo & Vittorio Taviani, che fin dagli anni Cinquanta ha tracciato un’ideale linea di confine tra il magistero del neorealismo e un nuovo cinema realista, volutamente ideologico e poetico insieme. Nati a San Miniato  da una famiglia borghese, con padre avvocato e antifascista, i Fratelli Taviani arrivano a Roma con un’idea ben chiara nella testa: fare il cinema, suggestionati dalla scoperta di Paisà (Rossellini è il maestro dichiarato), emozionati da Ladri di biciclette.

“Quando il film uscì – ha raccontato Paolo – fu un altro innamoramento, e come in ogni innamoramento la fidanzata la si vuole vicina. Ma in provincia i film appaiono e si dileguano, i film italiani in particolare in quegli anni. E noi due l’abbiamo inseguito, quel film, in bicicletta, in treno, da Pisa a Pontedera a Livorno a Lucca. L’abbiamo visto e rivisto perché avevamo deciso di riscrivere a memoria la sceneggiatura, con i dialoghi, i carrelli, gli stacchi: volevamo possedere quel linguaggio”. Ma sono modelli che poi si sono trasformati in consapevolezza interiore, tanto che i due fratelli hanno sempre negato di avere un solo riferimento e di amare soprattutto il confronto con la letteratura; anche la collaborazione con Valentino Orsini (al loro fianco all’esordio) e con il produttore più fedele (l’ex partigiano Giuliani De Negri) è sempre stato più un confronto ideologico che una guida estetica.

Dal sodalizio sono nati film che hanno segnato la storia del cinema come il profetico Sovversivi sulla fine della fiducia cieca nel comunismo reale e il visionario Sotto il segno dello scorpione a cavallo con la repressione in Cecoslovacchia; hanno anticipato il fallimento dell’utopia rivoluzionaria attingendo alla storia del Risorgimento con San Michele aveva un gallo e Allosanfan. Nel 1977 hanno vinto la Palma d’oro con Padre padrone e otto anni dopo trionfano ancora a Cannes con il loro più grande successo, La notte di San Lorenzo (Premio speciale della giuria). È dell’84 il loro incontro con Pirandello e le novelle di Kaos seguito nel ’98 da Tu ridi; nel 2012 dopo una lunga parentesi che li ha visti confrontarsi con il racconto televisivo, hanno vinto il Festival di Berlino con Cesare deve morire.

L’ultima collaborazione è del 2017 con Una questione privata che Paolo dirige da solo, mentre il fratello Vittorio è costretto a rimanere a casa per la malattia che lo avrebbe portato via pochi mesi dopo. Da allora Paolo Taviani si è definito “un mezzo regista” perché metà di lui non c’era più sul set, si sentiva “un impiegato del cinema perché in fondo – spiegava – Vittorio ed io lavoriamo da sempre con certe regole e un certo ritmo, magari nel tempo rallentato dall’età che avanza ma sempre guidato da un rigore di fondo come quello degli impiegati di una volta. I film cambiano, io molto meno e continuo a pensare che facciamo questo mestiere perché se il cinema ha questa forza, di rivelare a noi stessi una nostra stessa verità, allora vale la pena di metterci alla prova”. Con oltre venti film alle spalle (senza contare documentari, pubblicità e qualche corto disperso come l’ultimo episodio di Tu ridi) altrettanti premi maggiori e un Leone d’oro alla carriera (nel 1986), i due fratelli hanno dimostrato che passione, costanza, rigore e fedeltà al reale possono essere premiati.

Lunedì (4 marzo) si terrà la cerimonia laica funebre alla Protomoteca del Campidoglio dalle 10 alle 13.

Il ricordo di Lucca Film Festival

Lucca Film Festival sul proprio canale Facebook dedicato all’evento, ha ricordato il maestro Paolo Taviani con un post ricordando il 2019 quando era sul palco del Cinema Astra: “Era il 2019 e sul palco del Cinema Astra il regista Premio Oscar Alfonso Cuarón, a sorpresa, consegnò la “medaglia Unesco – Fellini” e premio alla carriera del Lucca Film Festival a Paolo Taviani

“Ricevere un premio in Toscana – disse in quella circorstanza Paolo Taviani – ha una valenza profonda. La Toscana è la mia terra, è la terra dove abbiamo lavorato e dove siamo nati. Anche a Lucca volevamo girare Good Morning Babilonia, ma la chiesa di San Martino era chiusa per restauro quindi andammo in piazza dei Miracoli a Pisa. Il lungo applauso che ha accolto oggi mi commuove e mi rende orgoglioso di continuare ad andare avanti”.

Alfonso Cuarón si presentò al Lucca Film Festival per salutare Paolo Taviani “che tanto mi ha dato – disse – con i suoi film. La mia adolescenza cinematografica è stata caratterizzata dai suoi film, sono stati fondamentali per il mio cinema e per la mia vita. Un cinema fatto di rapporti umani e di rapporti con il mondo”. “Quando ho saputo della tua presenza a Lucca – disse in quella circostanza – sono corso a salutarti”