“Lo sport avventuroso”, Raffanti racconta le sue memorie da pioniere

Esce lunedì (13 maggio) il volume con una sezione fotografica
Massimo Raffanti, giornalista e scrittore lucchese, nonché dal 1984 divulgatore ed autore di un volume e di un cortometraggio sull’aeronauta Vincenzo Lunardi, annuncia la pubblicazione del libro Lo sport avventuroso. Memorie e meditazioni di un pioniere delle discipline del coraggio.
Il suo filosofico testo, con una postfazione di Matteo Colnago, sarà da lunedì (13 maggio) disponibile nelle librerie ed acquistabile on line, su Passaggio al Bosco Edizioni e sui principali circuiti letterari italiani e portali web.
“Si tratta – spiega l’autore – di oltre cento pagine di costante impegno, di meditazioni, di ricordi e di una passata vita sportiva en plein air. Ci ho lavorato molto e, nello scriverlo, posso dirvi di aver felicemente rivisitato una parte importante della mia vita. In queste pagine descrivo la verticalità di un universo ben lontano dal pensiero unico globalizzato o, dall’organizzato lavaggio del cervello operato dal mondo contemporaneo. Il libro tratta di ‘bellezza estrema’ e dell’insegnamento valoriale, morale e psicologico, derivante da una diversificata azione di rischio sportivo. Il tutto riassunto in un ‘salto pionieristico’ che non è mai esibizione fine a se stessa ma, piuttosto il risultato finale di una costruita forza interiore. Utile nella vita di tutti i giorni e vissuta negli ambiti più selvaggi di un primordiale cosmo d’infinito o, se preferite, anche quale ricca fucina di pura esistenzialità. Monti, fiumi, mari, cieli, paura, rischio, pericolo, morte, vita, albe, tramonti. E solitari arrembaggi all’arma bianca di chi ha scelto di non farsi scegliere. Il libro è arricchito da una spettacolare parte fotografica relativa alle attività svolte nei più selvaggi ambienti. Nel testo parlo d’avventurose tematiche, di grandi habitat naturalistici e di un’appresa filosofia dell’azione. Il mio è un libro psicologico, vissuto pionieristicamente sui miei muscoli e sulla mia pelle, oltre che nella mia più intima anima. Ma che senso ha oggi parlare d’imprese sportive estreme? Si rischia la vita, non becchi un soldo, anzi li spendi. L’esatto contrario della politica. In effetti, non hanno tutti i torti: dal punto di vista pratico svolgere queste attività sportive è apparentemente inutile e rischioso. Così com’è inutile – per citare Nives Meroi – è il cantare o il dipingere. Inutile come raccogliere i fiori da un prato, rifletteva nei suoi appunti Walter Bonatti. Inutile come un bacio. È inutile perché abbiamo imparato a considerare “utili” soltanto quelle attività che portano a un risultato quantificabile, che generano profitto. E così le azioni incommensurabili sfumano in un universo senza senso. Eppure un senso ce l’hanno, perché hanno la capacità toccare le corde emotive delle persone e, di conseguenza, riescono a colorare una vita altrimenti monocroma”.