Viareggio-Rèpaci, ‘Prologo celeste’ di Vincenzo Trione vince la categoria saggistica

Cresce l’attesa per la serata conclusiva che si terrà sabato 27 luglio
Vincenzo Trione con Prologo celeste (Einaudi) vince il premio letterario Viareggio-Rèpaci 2024 per la saggistica.
Inizia così il conto alla rovescia per il gran finale della 95esima edizione sul Palco della Felicità in piazza Mazzini a Viareggio: si comincia venerdì 26 luglio con gli autori finalisti che, in dialogo con la giuria, presenteranno al pubblico le loro opere nel corso della serata condotta da Daniele Maffei. Dalle 21,30 si alterneranno Stefano Dal Bianco con Paradiso (Garzanti) e Laura Pugno con I nomi (La nave di Teseo) per la categoria poesia; Pierluigi Battista con I miei eroi(La nave di Teseo), Francesco Gambino con In sala con il diritto (La nave di Teseo) e Vincenzo Trione con Prologo celeste (Einaudi) per la saggistica; Silvia Avallone con Cuore nero (Rizzoli), Federica De Paolis, con Da parte di madre (Feltrinelli) e Marco Lodoli con Tanto poco (Einaudi) per la narrativa.
La serata conclusiva si terrà sabato 27 luglio, presentata dalla giornalista del Tg1 Monia Venturini e con la partecipazione del presidente della giuria Paolo Mieli. Saranno consegnati i premi per le categorie poesia e saggistica – rispettivamente a Stefano Dal Bianco e Vincenzo Trione – e i premi speciali assegnati ad Anita Likmeta (Premio Internazionale), Alice Valeria Oliveri (Premio Opera Prima) e Giovanna Reanda (Premio giornalistico). Fino al momento più sospirato, con l’annuncio sul palco del vincitore per la categoria narrativa.
Vincenzo Trione è professore ordinario di arte e media e di storia dell’arte contemporanea all’Università Iulm di Milano. Direttore dell’Enciclopedia Treccani dell’Arte contemporanea, collabora al Corriere della Sera. I suoi libri più recenti sono L’opera interminabile. Arte e XXI secolo (2019) e Artivismo. Arte, politica, impegno (2022), entrambi per Einaudi.
Prologo celeste (Einaudi): A Barjac e Croissy, in Francia, Kiefer ha costruito da solo musei-laboratori-archivi-città dove, come un moderno Prospero, plasma e rende reali le sue visioni. Tra torri simili ai celebri Sette Palazzi Celesti e catacombe scavate nella roccia, tra teatri che ricordano quelli della Grecia antica e hangar adibiti per mostre ipotetiche, Kiefer ha allestito autentiche cosmogonie che sembrano mimare i meccanismi della mente. In esse, gli incubi del ventesimo secolo si affiancano a illuminazioni di futuri alternativi. È difficile descrivere a chi non li ha visitati cosa siano questi luoghi, la potenza che ingabbiano, la debordante varietà di materiali che custodiscono. E sono pochi quelli che li hanno abitati: tra loro, Vincenzo Trione che, con Prologo celeste, scrive un libro unico, arricchito da più di settanta immagini (molte delle quali dello stesso Kiefer). Come un viaggiatore curioso e sebaldianamente divagante, capace di porre in risonanza la storia dell’arte del Novecento con la filosofia, la mistica, la letteratura, la scienza, Trione fa emergere le infinite suggestioni sottese alle opere. Ci consegna così un originale racconto critico, in cui accompagna il lettore dentro gli atelier in un vero viaggio alchemico. Animato da una vocazione epica, Kiefer, di volta in volta, si fa Prometeo, Efesto e Sisifo. Sono, queste, le tre grandi figure del mito che, come in una costellazione, orientano un’indimenticabile traversata dei cieli di Anselm Kiefer.