Archivi in rete: oltre un milione e mezzo di fotografie in una nuova banca dati online

7 ottobre 2024 | 13:49
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Archivi in rete: oltre un milione e mezzo di fotografie in una nuova banca dati online
Archivi in rete: oltre un milione e mezzo di fotografie in una nuova banca dati online
Archivi in rete: oltre un milione e mezzo di fotografie in una nuova banca dati online
Archivi in rete: oltre un milione e mezzo di fotografie in una nuova banca dati online
Archivi in rete: oltre un milione e mezzo di fotografie in una nuova banca dati online

Sarà presentata giovedì (10 ottobre) a Lubec

Da oggi sarà più facile studiare, conoscere il consistente patrimonio fotografico – si tratta di oltre un milione e settecentomila fotografie – conservate nei numerosi enti e archivi della città di Lucca, grazie a una banca dati dettagliata e accessibile.

Si chiama Archivi in retee vede l’unità di ricerca Lynx – Center for the interdisciplinary analysis of images, contexts, cultural heritage – della Scuola Imt capofila di un progetto che ha come partner l’Archivio fotografico lucchese Arnaldo Fazzi del Comune di Lucca, Hyperborea Srl, l’associazione culturale Photolux e la Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca.

Ben 36 gli enti del territorio che hanno messo a disposizione i fondi fotografici da loro custoditi, adesso raccolti in una banca dati strutturata e costruita grazie a un attento censimento delle collezioni, fruibile per mezzo di un portale online che sarà presentato in occasione di LuBeC giovedì (10 ottobre) nel corso di un incontro dal titolo Archivi in rete: un patrimonio fotografico per la comunità.

“Il progetto Archivi in retecommenta Linda Bertelli, professoressa di estetica alla Scuola Imt e responsabile scientifica del progetto – ha dimostrato come la messa in rete di enti pubblici, privati e culturali attorno alla valorizzazione del patrimonio fotografico, possa offrire nuovi punti di vista sulla gestione e la fruizione del patrimonio. L’uso di metodologie partecipative ha reso possibile un coinvolgimento attivo delle comunità, nell’ottica dell’accessibilità, e ha aperto a nuove possibilità di riflessione sulla memoria collettiva. Ci piacerebbe che il modello complessivo del progetto potesse essere replicato in altre iniziative simili”.

I ricercatori che hanno condotto il lavoro, formati all’uso dei software e delle metodologie di ricerca, hanno tenuto lezioni, workshop e raccolto testimonianze orali, contribuendo a creare un legame tra il patrimonio fotografico e la memoria locale. Sono stati inoltre realizzati percorsi educativi per le scuole, eventi pubblici e attività di coinvolgimento della comunità, stimolando la partecipazione attiva e la sensibilizzazione verso la memoria storica locale.

“Il progetto – dichiarano Fabrizio Gitto e Agnese Ghezzi, assegnisti di ricerca del progetto Archivi in rete – ci ha concesso l’occasione irripetibile di accedere per lungo tempo a contesti di conservazione diversificati, a contatto diretto con oggetti fotografici di diverse tipologie, epoche e materiali. In questi due anni abbiamo consolidato le nostre competenze di analisi e descrizione archivistica e incentivato lo sviluppo del legame tra comunità e patrimonio fotografico tramite le iniziative pubbliche di valorizzazione”.

Il lavoro non ha interessato gli archivi esclusivamente fotografici, ma tutti quegli enti che nel corso della loro attività hanno raccolto fotografie, in modo da evidenziare l’eterogeneità dei contesti produttivi e conservativi e, allo stesso tempo, mettere in relazione patrimoni altrimenti isolati. La messa in relazione tra patrimoni diversi, infatti, non permette solamente di avere una visione d’insieme sui materiali, ma ha anche un vantaggio in termini di ricerca scientifica. Tramite il lavoro di censimento sono emersi sia materiali inaspettati che relazioni nuove. Ad esempio, la presenza del fotografo Cortopassi non solo in Afl ma in moltissimi altri archivi ed enti, testimoniando la sua attività diffusa come fotografo della città all’interno di contesti diversi. I patrimoni fotografici conservati dalle scuole, spesso escluse da questo genere di indagini, hanno inoltre portato alla luce materiali interessanti di fine ottocento e inizio novecento, che testimoniano l’utilizzo della fotografia come strumento per l’insegnamento della storia dell’arte e della scienza, ma anche delle arti figurative ed applicate.

Il progetto è stato realizzato grazie a un bando del Fondo per lo sviluppo e la coesione, nell’ambito del progetto GiovaniSì della Regione Toscana.