Alla Tenuta dello Scompiglio la performance ‘Frankestein’

Sul palco la produzione di Office for a Human Theatre, scritta e diretta da Filippo Andreatta
Sabato (9 novembre) alle 19,30, nella Tenuta Dello Scompiglio di Vorno, si presenta Frankenstein, performance di Office for a Human Theatre, scritta e diretta da Filippo Andreatta, in cui la celebre opera di Mary Shelley diventa materiale vivo per esperimenti scenici diversi: uno spettacolo teatrale, una reading session, un’installazione, un radiodramma sono generati come parti di un’indagine che avanza orizzontalmente nel romanzo attraverso le sue le molteplici ramificazioni. I frammenti così prodotti diventano un accorpamento di materiale grezzo e di esperimenti scenici che, per la prima volta, lasciano la parola al mostro nella sua profonda complessità.
La performance fa parte della rassegna dei vincitori del bando – indetto dalla Associazione culturale Dello Scompiglio e incentrato sulla “Voce” in tutte le accezioni del termine e nel suo significato più ampio, anche metaforico – che prevede dieci appuntamenti dedicati alle arti performative, in programma fino a dicembre negli spazi della Tenuta.
Dalle note di regia: “Per la prima volta Oht si confronta con un classico della letteratura occidentale; Frankenstein o il moderno Prometeo. Scritto da un’autrice ancora adolescente con l’intento di incutere paura, il capolavoro di Mary Shelley anticipa l’ansia climatica contemporanea dando origine a un nuovo genere letterario; l’horror fantascientifico. Pubblicato subito dopo l’eruzione vulcanica più potente mai registrata dall’uomo, Frankenstein non è solo un’icona letteraria ma, innanzitutto, una reazione all’anomalia climatica provocata dal vulcano Tambora in Indonesia. Secondo i climatologi l’eruzione provocò l’Anno-Senza-Estate; un periodo distopico a causa della nebbia sulfurea che offuscò la stratosfera e cangiò il cielo in giallastro, abbassò le temperature, provocò violenti e continui temporali con notevoli danni all’agricoltura e conseguenti carestie in Europa, Nord America e Asia. Era il 1816 e in quell’atmosfera Mary Shelley scrisse Frankenstein”.
“Sorprendentemente vicino alle sfumature politiche della ricerca di Oht, Frankenstein è un mito in cui i paesaggi esteriori si confondono con quelli interiori. Gli strapiombi del monte Bianco diventano vertigini intime e personali nell’incontro fra il mostro e il suo creatore; luoghi inaccessibili come le Alpi e l’Artide si fanno rifugio determinante per una creatura inafferrabile, che in essi impara a conoscersi attraverso i fenomeni naturali che vi si manifestano. Il demone e quei paesaggi diventano un tutt’uno mentre Victor Frankenstein non sembra più in controllo di ciò che lo circonda. La radicalità del lavoro di Shelley si materializza nell’emancipazione della creatura. Inaspettatamente, Frankenstein si rivela come un veemente e contemporaneo romanzo di formazione”.
“Incastrato dai limiti della tassonomia culturale, l’essere-più-che-umano per eccellenza della letteratura occidentale non ha avuto una lettura distaccata dal contesto in cui veniva interpretato. Un limite che, paradossalmente, ha imprigionato il libro nel suo immaginario, fra i lacci di una interpretazione imbrigliata dalla visione di lettori cosiddetti normali/naturali. L’interpretazione di Frankenstein [che è in realtà il creatore e non la creatura come si tende a credere] ha sempre prevalso su quella del mostro anche se il cuore, emotivo-neurologico-e-letterario del libro, sta nell’apprendimento da parte della creatura di se stesso, del linguaggio e del mondo. È da questo scarto, da questa esclusione, che nasce il lavoro di Oht; per la prima volta è il mostro a parlare, e prende la parola non come escluso ma come artefice del nostro immaginario, come un nostro concittadino, come un nostro pari mostruoso. Finalmente, il mostro rinasce rivelandosi come un neonato della letteratura occidentale; un infante a cui appaiono i primi colori, le forme acquisiscono volume, le mani iniziano ad afferrare, la gola e le labbra -fino a quel momento capaci soltanto di grida gutturali- articolano le prime parole. Una rinascita mostruosa che evade i confini letterari creando un nuovo immaginario”
Negli spazi Dello Scompiglio sono inoltre visitabili Le maniglie dell’amore, mostra di Chiara Ventura, a cura di Angel Moya Garcia, in cui centodieci maniglie – una per ogni femminicidio registrato in Italia nel corso dell’ultimo anno – riproducono l’immagine di un cimitero di corpi silenziosi e di storie di donne senza più voce (fino al 13 aprile); i progetti vincitori del bando Il giardino segreto: Waiting for a landslide, opera permanente di Andrea Nacciarriti in cui delle pietre in bronzo sostituiscono altrettante rocce, ponendo al centro il tempo geologico capace di riposizionare l’uomo e la natura in un unico e assoluto ecosistema; D’un tratto nel folto del bosco, due interventi di Antonio Della Guardia e Valentina Furian, a cura di Vasco Forconi, in cui una grande scultura e un intervento sonoro diffuso sono proposti come apparizioni temporanee nel bosco della Tenuta (fino al 13 aprile); Officine Oniriche, di Gianluca Trusso Forgia, restituzione del ritiro residenziale svoltosi presso la Tenuta e mirato a sperimentare una connessione più̀ profonda tra l’individuo, i propri ritmi biologici, e l’immaginario onirico (fino al 17 novembre). Le opere permanenti: Waiting for a landslide di Andrea Nacciarriti; Sunday Lunch, di Eugenio Tibaldi; Camera #3, installazione di Cecilia Bertoni e Claire Guerrier con Carl G. Beukman; In sostadi f.marquespenteado; There is not a priori answer to this dilemma (The Dolphin Hotel)di Francesca Banchelli; W18S di Antonio Rovaldi e Ettore Favini; Un Esiliodi Valentina Vetturi; L’Attesadi Cecilia Bertoni con Carl G. Beukman; la mostra collettiva Il Cimitero della Memoria; Arie per lo Scompiglio di Alfredo Pirri.
Biglietti: intero 15 euro, ridotto 10. Nel biglietto degli spettacoli è incluso anche l’ingresso alle mostre e alle opere permanenti – la visita di alcune opere prevede percorsi su sentieri in salita | sono necessarie calzature sportive con suola scolpita Informazioni e prenotazioni: biglietteria Spr – 0583. 971125 biglietteria@delloscompiglio.org.