‘All That Remains’: arriva alla Tenuta dello Scompiglio lo spettacolo che indaga il rapporto tra uomo e ambiente



Concept, coreografia e regia Mirko Guido. In scena Elisa D’Amico, Zen Jefferson, Roosa Törma ed Eliott Marmouset
Questo sabato (15 marzo) alle 19,30 alla tenuta dello scompiglio di Vorno, verrà presentato per la prima volta in Italia All That Remains, un lavoro coreografico firmato e diretto da Mirko Guido. Una performance dalle trame stratificate e dalla forza scultorea in cui i confini tra danza, installation art e suono si dissolvono, per tracciare un’indagine viscerale sulla ferita del nostro rapporto con l’ambiente.
In un’epoca di incertezze ecologiche, sociali e individuali che si sovrappongono, All That Remainsesplora come i nostri paesaggi interiori si intrecciano con le realtà esterne, scavando negli spazi intermedi, nelle crepe, nelle ferite. Come convivere con questo perdere la via, per incoraggiare nuovi tracciati, nuovi percorsi dell’essere e del raccogliere? Dal gioco alla rassegnazione, dall’estasi alla desolazione, lo spettacolo si presenta come un viaggio ipnotico attraverso universi in trasformazione.
Su un palcoscenico spoglio, sculture di rifiuti industriali ed elementi naturali sono disseminate nello spazio. Create originariamente dall’artista visivo Søren Engsted e reinterpretate per questa occasione dagli artisti Francesco Maggiora e Milo Maricelli, le sculture combinano materiali di scarto di origine industriale, naturale e sintetici, per creare assemblaggi che generano una sospensione temporale e una disorientante mancanza di significato, aprendo a nuove potenzialità di relazione e divenire.
Elisa D’Amico, Zen Jefferson, Roosa Törma ed Eliott Marmouset in scena si muovono e abitano questo ambiente fatto di lacerazioni e crepe, esplorando nuove possibilità di relazione tra loro e i materiali. Come in un rituale di guarigione, le loro voci vibrano attraverso i corpi altrui, mentre il sound artist Fredrik Arsæus Nauckhoff cattura ed elabora queste vibrazioni, per poi farle riverberare in tutto lo spazio, amplificando il rituale attraverso il paesaggio. La composizione elettronica genera un ambiente ipnotico, che invita a immergersi in uno stato di sospensione e a osservare un paesaggio in continuo mutamento.
Il biglietto costa 15 euro intero e 10 euro ridotto. È incluso anche l’ingresso alle mostre e alle opere permanenti. Per informazioni e prenotazioni contattare la biglietteria al numero 0583971125 o alla e-mail biglietteria@delloscompiglio.org
Il progetto dello scompiglio
Ideato e diretto dalla regista e artista Cecilia Bertoni, prende vita nella omonima tenuta, situata alle porte di Lucca, sulle colline di Vorno; una realtà in cui le attività legate alle arti visive e performatiche negli spazi interni ed esterni e il dialogo e le attività con la terra, con il bosco, con la fauna, con l’elemento architettonico contribuiscono a una ricerca di cultura. Ogni scelta relativa al progetto è perciò valutata in relazione alla propria sostenibilità ambientale, attraverso forme di interazione e di responsabilità. All’interno della tenuta dello scompiglio, accanto all’azienda agricola e alla cucina dello scompiglio, opera l’omonima associazione culturale. L’associazione dal 2007 crea, produce e ospita spettacoli, concerti, mostre, installazioni; realizza residenze di artisti, laboratori, corsi e workshop; organizza e propone itinerari performatici all’aperto, visite guidate, lezioni metodo Feldenkrais®; gestisce lo spazio performatico ed espositivo. Una particolare attenzione è dedicata infine alle attività culturali per bambini e ragazzi, con rassegne teatrali, laboratori e campi estivi.
Negli spazi dello scompiglio sono inoltre visitabili:
Nexaris suite, mostra di Agnes Questionmark a cura di Angel Moya Garcia. La ricerca di Questionmark immagina una società in transizione che si spinge oltre i limiti evoluzionistici, auspicando nuove forme di umanità biologicamente e tecnologicamente ibridata e fluida che reinventano il proprio corpo rendendolo malleabile e reversibile. L’artista mette in primo piano un corpo trans come un corpo spesso patologizzato, meccanizzato e ospedalizzato, facendo luce sulla biopolitica patriarcale in gioco nell’ambito della scienza e della sanità.
Le maniglie dell’amore, mostra di Chiara Ventura, a cura di Angel Moya Garcia. Centodieci maniglie, una per ogni femminicidio registrato in Italia nel corso dell’ultimo anno, riproducono l’immagine di un cimitero di corpi silenziosi e di storie di donne senza più voce (fino al 13 aprile).
D’un tratto nel folto del bosco, due interventi di Antonio Della Guardia e Valentina Furian, a cura di Vasco Forconi, in cui una grande scultura e un intervento sonoro diffuso sono proposti come apparizioni temporanee nel bosco della tenuta (progetto vincitore del bando Il giardino segreto – fino al 13 aprile).
Le opere permanenti: There is not a priori answer to this dilemma (The Dolphin Hotel) di Francesca Banchelli; W18S di Antonio Rovaldi e Ettore Favini; Un Esilio di Valentina Vetturi; L’Attesa di Cecilia Bertoni con Carl G. Beukman; la mostra collettiva Il Cimitero della Memoria; Arie per lo Scompiglio di Alfredo Pirri; Sunday Lunch, di Eugenio Tibaldi; Waiting for a landslide, di Andrea Nacciarriti