“Al diavolo”, il nuovo album dei Cpr tra sperimentazione e ribellione sonora

14 marzo 2025 | 13:05
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“Al diavolo”, il nuovo album dei Cpr tra sperimentazione e ribellione sonora

Il gruppo ritorna con un disco energico, dal ritmo incalzante, che si sposa con il contenuto dei testi e la dimensione compositiva corale

In arrivo il 14 marzo il secondo album della band Crp-Collettivo Rivoluzionario Protosonico che si chiamerà Al diavolo, per Tnp Records.

Un album spinto dalla necessità emotiva e di esplorazione delle tematiche sociali, come suggerisce la track list dei brani, da un passato che si trasforma sempre più in presente ed arriva d’assalto ad una contemporaneità sociale sempre più in crisi.

Al diavolo – spiegano i membri della band – è un album d’assalto, come, in un certo senso, d’assalto ne è stato anche il concepimento. I brani sono nati d’impeto, ci sono come scoppiati fra le mani. Con la nuova formazione e l’ingresso di Chiara Venturini, abbiamo infatti pensato che fosse importante per noi tre sentirci subito un corpo organico, tuffarci nella composizione dei nuovi brani senza una vera consapevolezza delle capacità, delle combinazioni musicali e delle sonorità, che potevano scaturirne. Abbiamo lasciato che la musica si generasse in modo spontaneo suonando insieme. Abbiamo letteralmente mandato al diavolo noi stessi: non volevamo fare brani nuovi ricalcando ciò che avevamo già fatto, volevamo qualcosa di più. Così sono nati brani con orizzonti nuovi, più corali e più energici, senza però tradire assolutamente l’essenza del nostro sound e restando fedeli alla nostra idea di cosa deve essere musicalmente il CRP.

cpr al diavolo

Il gruppo

Crp – Collettivo Rivoluzionario Protosonico sono un gruppo industrial post-punk italiano nato a Capannori(Lucca) composto da Gianmarco Caselli (voce, tastiere e basso), Andrea Ciolino (chitarra e voce) e Chiara Venturini (basso, voce e tastiere). Il termine collettivo è dovuto al fatto che la band cerca di interagire e collaborare con altre realtà e con altri artisti.

Rivoluzionario perché la scrittura dei brani parte prima di tutto da una ricerca musicale che non si rivolga esclusivamente al compiacimento delle dinamiche di mercato, in un’epoca in cui l’omologazione culturale è fortissima.

Protosonico perché l’intento è quello di fare una musica per certi versi più primitiva, in grado di coinvolgere emotivamente l’ascoltatore.