Due libri di Guglielmo Petroni ristampati dopo la mostra della Fondazione Banca del Monte di Lucca

A inizio aprile 2025 escono ‘Il mondo è una prigione’ per La Nave di Teseo e lo scritto giovanile ‘Le lettere di Santa Margherita’
Dopo la mostra Guglielmo Petroni. Il segno e la parola, promossa dalla Fondazione Banca del Monte di Lucca e dalla Fondazione Lucca Sviluppo dal 25 gennaio al 16 marzo al Palazzo delle Esposizioni di Lucca, dopo un convegno, un corso di aggiornamento formativo e con un concorso scolastico ancora aperto, due case editrici annunciano l’uscita di due ripubblicazioni importanti.
A inizio aprile 2025 escono infatti Il mondo è una prigione, il testo più noto e citato di Petroni, per La nave di Teseo, con l’aggiunta di alcune pagine di Diario inedite e la prefazione di Sandro Portelli, e Le lettere di Santa Margherita, scritto giovanile mai ristampato da 70 anni, pubblicato da Succedeoggi insieme a un folto gruppo di scritti dispersi che ricostruisce il lasso temporale dal 1930 (quando Guglielmo Petroni aveva 19 anni) al 1986, comprendendo la sua formazione e la presa di coscienza politica e morale.
Lo ha annunciato Paolo Petroni, giornalista e figlio di Memo (come lo chiamavano gli amici intellettuali lucchesi) nell’ambito delle iniziative della mostra che si è chiusa ieri. Grande soddisfazione da parte dei curatori Alessandra Trabucchi e Giovanni Ricci, oltre che del presidente della Fondazione Banca del Monte di Lucca, Andrea Palestini, e del presidente della Fondazione Lucca Sviluppo, Alberto Del Carlo, per il contributo che questa esposizione ha dato al riavvio di un dialogo e di un interesse storico, artistico, letterario e morale riguardo all’opera di Petroni.
“Lo stato d’animo che ci fa tutti simili nel mondo occidentale odierno, è uno stato d’animo che ci accomuna e ci divide nello stesso tempo”. (Guglielmo Petroni). Lettere da Santa Margherita. Scritti morali 1930 – 1986 esce a cura di Paolo Petroni e con la postfazione di Giovanni Ricci. “Guglielmo Petroni è stato uno degli scrittori più significativi della seconda metà del Novecento. La sua biografia e la sua opera sono state espressione naturale di un vasto tessuto sociale in cui impegno etico e bisogno di conoscenza andavano di pari passo. Qualcosa che oggi sembra irrimediabilmente perso, non solo in Italia – si legge nelle note della casa editrice -. Ecco perché è utile riproporre il suo primo scritto narrativo importante, che fu accolto come una sorta di manifesto da quelli della sua generazione e si collega per necessità e spirito a tanti altri suoi scritti sparsi, a cominciare da un Diario inedito degli anni ‘30, quando aveva 20 anni, per arrivare agli scritti anni ‘80 per la rivista dell’Anpi (di cui era presidente onorario) Patria indipendente. È il percorso che evidenzia quell’insofferenza che pian piano diverrà impegno cosciente, spingerà alla Resistenza e guarderà da un punto di vista particolare alla ‘ricostruzione’ morale collettiva vissuta come imperativo dopo la ferita del fascismo. Con quel racconto sono quindi in questo volume pensieri, riflessioni e interventi – scritti prima e dopo la guerra – che seguono una traccia molto ben visibile: quella dell’onestà morale e dell’impegno costante necessari a fare della propria vita non solo qualcosa di utile ma anche un esempio collettivo: una testimonianza”.
In occasione degli 80 anni dalla Liberazione nazi-fascista torna in libreria Il mondo è una prigione, testimonianza della prigionia al Tasso, carcere delle Ss, delle torture subite e della condanna a morte fino alla liberazione da parte degli Alleati, che esce nella collana I Delfinicon la prefazione di Sandro Portelli, arricchito dalle pagine del diario inedito in cui l’autore ripercorre la nascita, le vicende editoriali e l’accoglienza del volume, finito di scrivere nel 1945.
“Questo libro, Il mondo è una prigione, è uno di quelli che tu leggi dieci volte e dieci volte hai letto dieci libri diversi, perché è pieno di possibilità, è pieno di strade che si aprono e che ti si aprono. Rileggendolo l’ultima volta, mi sono accorto che non lo stavo affatto leggendo come un libro sulla Resistenza o come un libro sulla guerra, io lo stavo leggendo come un libro sul dopoguerra. Un libro che è in qualche modo sul nostro presente: pensate alla Nota 1960 verso la fine, ‘ora che ne abbiamo viste di tutti i colori, che vediamo coi nostri occhi di nuovo le svastiche disegnate sui muri’ – noi lo leggiamo adesso e ci parla adesso. Queste cose Petroni ce le getta in faccia e ci dice ‘E adesso che è finita, che cosa fate? Che cosa facciamo? Chi siamo?’ La mancata risposta a queste domande di Petroni è proprio la ragione per cui oggi abbiamo le svastiche sui muri delle nostre città, è la pretesa di non affrontare quella soluzione morale, rigorosa, durissima nei nostri stessi confronti che innerva ogni parola di questo libro. Ecco, io credo che pensandolo non come una testimonianza del ’44, ma come una sfida per il ’45 fino al 2025, credo che questo libro ce lo dobbiamo portare sempre con noi.”, si legge nella prefazione di Sandro Portelli”.
Per le scuole superiori della regione Toscana è ancora aperto un bando di concorso al quale si partecipa sviluppando attraverso la scrittura o un prodotto multimediale/grafico uno dei temi proposti: la biografia di Petroni e il rapporto con la città di Lucca; la Storia (l’Italia e Lucca durante il Fascismo, la guerra, la Resistenza), descritta con la testimonianza di Petroni; l’ambiente artistico e culturale tra Lucca, Viareggio e la Versilia, dagli anni ‘30 al Secondo Dopoguerra, i luoghi d’incontro di Petroni con gli intellettuali ed artisti. I premi in palio sono: 300, 200, 100 euro rispettivamente al primo, secondo e terzo classificato per ciascuna sezione. I premi in denaro saranno assegnati alla Scuola di appartenenza dello studente / gruppo di studenti.
La mostra, un progetto realizzato da Fondazione Banca del Monte di Lucca e Fondazione Lucca Sviluppo, ha avuto il patrocinio del Comune di Luccanell’ambito di Vivi Lucca, del Consiglio della Regione Toscana, del Cric – Coordinamento Riviste Italiane di Cultura, dell’Ufficio scolastico territoriale di Lucca e Massa Carrara e del Circolo della Stampa di Luccaper diffondere la conoscenza delle relazioni di Guglielmo Petroni con il mondo artistico e intellettuale italiano, oltre che delle sue opere. Il catalogo, edito da Maria Pacini Fazzi, vede i contributi di Alessandra Trabucchi, Giovanni Ricci, Giuseppe Appella, Paolo Petroni, Valdo Spini, approfondisce alcuni temi petroniani, le relazioni con l’ambiente artistico italiano, inoltre presenta una corposa bibliografia degli scritti vari di Guglielmo Petroni.
Chi è Guglielmo Petroni
Nato a Lucca nel 1911, trascorre la sua infanzia all’interno delle mura lucchesi, a breve distanza dalle case di Giuseppe Ardinghi e Arrigo Benedetti. Costretto a lavorare nella bottega di calzature della famiglia, abbandona precocemente gli studi. L’incontro con lo scultore Gaetano Scapecchi e la frequentazione del suo laboratorio (all’epoca sul baluardo di San Colombano), lo introduce nel mondo dell’arte e, insieme ad Ardinghi, apre un piccolo studio di pittura. L’incendio che lo distrugge, e la contemporanea pubblicazione di quattro sue poesie su L’Italia letteraria, lo convinceranno che la sua strada è quella della letteratura. Nel frattempo ha iniziato a frequentare i caffè letterari della sua città e le Giubbe Rosse di Firenze, dove consolida la sua amicizia con Mario Tobino e conosce, tra gli altri, Montale, Gadda, Soffici, Pea, Vittorini.
Chiamato a Roma nel 1938 da Malaparte per collaborare a Prospettive, entra nella Resistenza e viene catturato dai nazisti, che lo trasferiranno nel carcere delle SS di via Tasso a Roma (ricostruito da Rossellini in Roma città aperta), nel quale verrà torturato. Condannato a morte, scampa l’esecuzione all’ultimo momento per l’arrivo degli Alleati. Racconta la sua esperienza di prigionia e l’angosciante ritorno a Lucca dopo la scarcerazione nel suo libro più bello, Il mondo è una prigione, che diventa il suo regalo di nozze per Puci, Carlaluisa De Vecchi, sposata nell’autunno del 1945, da cui avrà due figli, Paolo e Luca. Nel dopoguerra continua l’attività letteraria e culturale, lavorando a La Fiera letterariae con Ignazio Silone alla Associazione per la Libertà della Cultura. Entra alla Rai ed è tra i fondatori del Terzo programma. Tra i suoi altri romanzi, La morte del fiume(Premio Strega, 1974) e Il nome delle parole (Premio Selezione Campiello, 1984).
“Io ero curioso di lui, mi chiedevo come fosse riuscito da povero semianalfabeta com’era stato, a diventare uno scrittore della sua grandezza. Ma ogni volta che toccavo questo argomento, ottenevo risposte vaghe. Non gli piaceva parlare di sé” (Andrea Camilleri)