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‘Resistenze, femminile plurale’: un progetto per dare voce alle donne toscane della Liberazione

22 aprile 2025 | 15:12
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‘Resistenze, femminile plurale’: un progetto per dare voce alle donne toscane della Liberazione
Vannino Chiti consegna il volume al presidente Mattarella

Cristina Lenzini, Nara Marchetti, Walkiria Pelliccia, Emilia Valsuani e Vera Vassalle i nomi lucchesi emersi dalle ricerche Isrec

Il progetto Resistenze, femminile plurale. Storie di donne in Toscana è nato con l’intento di restituire alle donne, la cui Resistenza è stata troppo spesso taciuta, lo spazio pubblico di riconoscimento e la gratitudine dovuta. Da questa iniziativa hanno preso il via le celebrazioni dell’Ottantesimo della Liberazione. Per l’occasione sono state raccolte le biografie di 50 donne (cinque per ogni Provincia toscana).

Ilaria Cansella e Francesca CavarocchiIlaria Cansella e Francesca Cavarocchi

Ci sono alcune decisive pagine di storia che sono state colpevolmente messe in secondo piano, sono quelle che riguardano il ruolo delle donne nella guerra di Liberazione dal nazifascismo. Il progetto rappresenta l’inizio di un percorso di recupero della loro storia che continuerà nei prossimi mesi e nei prossimi anni” – affermano le storiche Ilaria Cansella, che ha coordinato il progetto della Rete Toscana degli Istituti Storici della Resistenza e Francesca Cavarocchi, dell’Università di Firenze, che ha curato il volume, pubblicato dal Consiglio regionale.

Nei giorni scorsi Vannino Chiti, presidente dell’Istituto Storico Toscano della Resistenza e dell’Età Contemporanea ha consegnato la pubblicazione nelle mani del presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Tra le cinquanta storie ci sono anche quelle di cinque donne lucchesi, raccontate dagli storici e dalle storiche dell’Istituto storico della Resistenza e dell’Età contemporanea in Provincia di Lucca (Isrec Lucca). Storie di coraggio e determinazione, fondamentale per svolgere il ruolo di supporto logistico alle bande, con il trasporto di viveri, messaggi, informazioni ed armi come nel caso della viareggina Walkiria Pelliccia che fa la staffetta fra Camaiore e Viareggio (sua la nota Profumeria Walkiria, negozio storico di Viareggio di cui diviene proprietaria nel dopoguerra) o di Nara Marchetti che, tramite il contatto con i Gruppi di difesa della donna, opera nella formazione partigiana del tenente Ilio Menicucci. Con la Formazione Bandelloni, invece, operano come partigiane combattentiEmilia ValsuanieCristina Lenzini: la prima, di Camaiore, morirà per le ferite riportate in un’azione durante le operazioni nella zona di Malbacco, la seconda, originaria di Pisa, morirà in Versilia durante uno scontro con i tedeschi, mentre con la mitragliatrice protegge il ripiegamento della formazione. Viareggina, infine, è anche Vera Vassalle, medaglia d’oro al valor militare (delle diciannove concesse in tutta Italia, una fra le poche non in memoria) per l’operazione Gedeone che la vede emissaria dei partigiani attraversare le linee nemiche: addestrata dall’Oss (il servizio di intelligence statunitense), tornerà in lucchesia con un apparecchio radiotrasmittente e darà vita alla missione Radio Rosa, con l’importante compito di tenere i contatti tra le formazioni partigiane e gli alleati, trasmettendo informazioni su obiettivi militari e aviolanci di rifornimento.

Il progetto Resistenze, femminile pluralenasce da una necessità storica e da una volontà corale che vede la collaborazione di Upi (Unione Province Italiane) della Toscana, Rete degli Istituti storici della Resistenza e dell’Età contemporanea della Toscana, Commissione pari opportunità della Regione Toscanae Università degli studi di Firenze. Il progetto ha inoltre visto la pubblicazione di un volume, che recentemente è stato anche offerto in dono al Presidente Mattarella, e continuerà con una campagna divulgativa sui social degli Istituti della Resistenza e sul portale Toscana Novecentofino all’8 maggio (per l’Isrec Lucca su Facebook o Instagram).

Intanto lo scorso 12 aprile, con un gesto di alto valore simbolico, in consiglio regionale sono state consegnate alle famiglie pergamene di riconoscimento, a testimonianza della volontà di dare, finalmente, il giusto valore all’impegno di tante che agirono per la sconfitta del nazifascismo e per l’affermazione dei valori della democrazia. Alla cerimonia hanno partecipato il presidente del consiglio regionale Antonio Mazzeo, il presidente dell’Istituto Storico toscano della Resistenza e dell’Età ContemporaneaVannino Chiti, il presidente di Upi ToscanaGianni Lorenzetti, la presidente della Commissione regionale Pari OpportunitàFrancesca Basanieri e la rettrice dell’Università di FirenzeAlessandra Petrucci, oltre che i rappresentanti di tutta la Rete provinciale degli Istituti storici della Resistenza e dell’Età contemporanea.

Massimiliano Tomei, figlio di Walkiria PellicciaMassimiliano Tomei, figlio di Walkiria Pelliccia 

Barbara Benedettini, nipote di Nana MarchettiBarbara Benedettini, nipote di Nana Marchetti

Cristina Lenzini in Ardimannni

Nasce a Pisa nel 1903. Si sposa con Alfredo Ardimanni, militante anarchico, da cui ha un figlio e con cui emigra in Francia per sfuggire alle persecuzioni e alle minacce di morte dei fascisti. Prima a Marsiglia e poi a Tolone, in entrambe le località tengono contatti con i gruppi di fuoriusciti antifascisti. Nel 1942 la coppia si separa e Cristina torna in Italia.

Nella primavera del 1944 si unisce ai partigiani sui monti della Versilia. Prende parte attiva alle vicende della formazione “Bandelloni”, mostrando un carattere forte e combattivo, fino alla morte nell’agosto 1944. Secondo le testimonianze, Lenzini muore in combattimento sul monte Gabberi, proteggendo il ripiegamento dei compagni con la mitragliatrice. Nel cimitero di Farnocchia una lapide ricorda il sacrificio di Lenzini e una via le è stata intitolata nel Comune di Pietrasanta.

Nana Marchetti

Nana Marchetti

Nasce nel 1924 a Pescia, in provincia di Pistoia. Cresce in una famiglia di estrazione contadina e di orientamento antifascista, in un ambiente culturalmente stimolante grazie alle letture collettive serali e all’ascolto delle radio clandestine: nel 1936, adolescente, il discorso di Dolores Ibarruri “la Pasionaria” le rimane impresso nella memoria. Si trasferisce con la famiglia a Lucca, dove segue corsi di dattilografia e stenografia e dove si trova al momento dell’annuncio dell’entrata in guerra.

Dopo l’8 settembre entra in contatto con il colonnello Davini, che la invita alle riunioni antifasciste in casa sua; qui incontra il commissario politico del Comitato di Liberazione nazionale lucchese, Vannuccio Vanni “Alfredo”, comunista, grazie a cui comprende la necessità di agire. Nara si mette in contatto con i Gruppi di difesa della donna, svolge attività di volantinaggio e di propaganda, come staffetta porta indumenti e viveri ai partigiani. Dopo il bombardamento di Lucca del gennaio 1944 si deve occupare della famiglia, mentre continua a svolgere attività di collegamento e di assistenza. Impara a sparare, ma la sua rimane una resistenza non direttamente incentrata su operazioni militari. Dopo la liberazione di Lucca, prosegue incessantemente il suo impegno politico come militante del Pci e nell’Udi,collabora con la Croce Rossa e continua a lottare per i diritti delle donne e la parità salariale. È stata Presidente dell’Anpi lucchese.

Walkiria Pelliccia

Walkiria Pelliccia

Nasce a Viareggio nel 1914. Dalpadre Adiuto, giornalista de l’Avanti, socialista delegato al Congresso di Livorno e fra i fondatori del Partito comunista, capo sindacalista dei panettieri di Viareggio, apprende i valori antifascisti e, di conseguenza, conosce presto le angherie fasciste. Quelli del regime sono anni di disagio e povertà per tutta la famiglia Pelliccia, costretta a lavori saltuari e alloggi di fortuna.

Walkiria fin da giovanissima condivide l’antifascismo militante del padre e lo mette in pratica: un suo clamoroso gesto di sfida (la difesa di un anziano signore che si era rifiutato di rendere omaggio al gagliardetto fascista) le costa il trasferimento a Genova presso una zia per tre anni. Nel 1937 torna a Viareggio per aiutare economicamente la famiglia in difficoltà e trova un impiego presso la Profumeria Di Ciolo, uno dei negozi più rinomati della cittadina. Dopo l’8 settembre 1943 Pelliccia decide di aderire alla Resistenza e, come staffetta tra Camaiore e Viareggio, riesce a scampare a una retata nazista. Anche il suo sfollamento sulle montagne di Camaiore (in seguito all’ordine di evacuazione di Viareggio del 17 aprile 1944), Walkiria mantiene il ruolo di staffetta, fino alla Liberazione. Grazie alla sua conoscenza della lingua inglese si mette a disposizione per la traduzione dei messaggi alleati emanati da Radio Londra.

Nel dopoguerra è riconosciuta con la qualifica di patriota nella formazione Garosi. Si iscrive al Pci e continua la sua attività come animatrice della locale Croce Verde e come fondatrice della sezione viareggina dell’Udi. Diventa proprietaria di quella che è stata rinominata la Profumeria Walkiria, uno dei negozi storici di Viareggio.

Emilia Valsuani

Emilia Valsuani

Nasce a Camaiore, in provincia di Lucca, nel 1924 da una famiglia di estrazione popolare. Cresce con l’immagine del padre, di fede antifascista, che subisce vessazioni da parte dei fascisti e sviluppa così uno spiccato sentimento antifascista.

Dall’aprile 1944 aderisce alla formazione Bandelloni, prima come staffetta e poi come combattente, e continua la lotta partigiana anche quando ormai la zona è sotto il comando del IV Corpo d’Armata statunitense che contrasta la ritirata aggressiva dei tedeschi, ancora schierati sulla sovrastante cresta montana. Emilia, allora diciannovenne, viene ferita ad una gamba dalla scheggia di un mortaio e purtroppo i soccorsi non riescono a salvarla, morendo così il 28 ottobre 1944 all’ospedale di Camaiore. Nel dopoguerra è stata riconosciuta con la qualifica di partigiana combattente.

Vera Vassalle

Vera Vassalle

Nasce a Viareggio nel 1920. Diplomata insegnante elementare all’istituto magistrale di Pisa, a causa delle scarse disponibilità economiche, è costretta a rinunciare agli studi e trovare occupazione presso una banca.

Dopo l’8 settembre, Vera entra a far parte di uno dei primi nuclei della resistenza locale, sorto per iniziativa del cognato Manfredo Bertini, ed è protagonista dell’operazione “Gedeone” con il ruolo di emissaria: deve attraversare le linee nemiche e prendere contatti con gli alleati. Così Vera diventa un’agente dell’Office of Strategic Service (Oss) e, a conclusione di un periodo di addestramento, intraprende il viaggio di ritorno, denso di pericoli e faticoso, con una valigetta contenente un prezioso apparecchio ricetrasmittente. Si mette subito al lavoro per creare l’indispensabile rete di collaboratori e collaboratrici e allargare i contatti con le formazioni partigiane: prende così avvio la missione “Radio Rosa”, con l’importante compito di tenere i contatti tra le varie formazioni partigiane e le forze alleate trasmettendo informazioni su possibili obiettivi militari e ricevendo le date dei lanci alleati che avrebbero permesso di avere i richiesti rifornimenti per i resistenti.  Grazie al nuovo radiotelegrafista Mario Robello “Santa” vengono inviati oltre trecento messaggi e ottenuti numerosi aviolanci a brigate partigiane toscane e liguri.

Il 12 luglio 1944, a seguito di delazione, Radio Rosa viene scoperta e i suoi collaboratori sono costretti a fuggire, ma la loro attività di resistenti non si interrompe. Dopo la Liberazione Vera e Robello si sposano e si trasferiscono a Cavi di Lavagna, dove lei insegna come maestra elementare, e rimane attiva nella vita civile come esponente del Pci. Riconosciuta partigiana combattente con il grado di tenente, è insignita nel 1946 della medaglia d’oro al valor militare. Vera Vassalle è poi deceduta nel 1985.