
“Negli ultimi mesi, a intervalli regolari, abbiamo letto interventi a proposito della mancata apertura del museo della Liberazione. Non compete a chi scrive entrare nel merito della disputa tra la amministrazione comunale di Lucca e la Associazione Amici del Museo. Sono però convinto che sia un dovere civico per Lucca avere un museo che racconti, ai suoi cittadini e ai turisti cosa sia stata la guerra ai civili e la guerra di Liberazione, in maniera compiuta, parlando ai giovani e meno giovani della quotidianità del conflitto, dei suoi drammi, del ruolo delle donne, del sacrificio degli Internati Militari, della fatica dei partigiani”. La pensa così il professor Gianluca Fulvetti, direttore dell’Istituto Storico della Resistenza, che aggiunge: “Penso però che sia l’ora di smetterla con la stagione delle rivalità ideologiche, degli steccati, e con la abitudine tutta lucchese della costruzione e difesa ad oltranza dei propri orticelli. Lucca ha bisogno di una Casa della Memoria, di un luogo, prima di tutto fisico, e poi anche virtuale, nel quale concentrare una offerta culturale che può essere prima di tutto strumento di costruzione di una cittadinanza consapevole, e poi volano di una rinnovata offerta turistico culturale, da intrecciare alla svelta con esperienze analoghe presenti nel territorio provinciale (penso, prima di tutto, alla Linea Gotica e a Sant’Anna di Stazzema)”.
“Una Casa della Memoria in cui far confluire, in maniera integrata, il Museo della Liberazione, i materiali dell’Istituto della resistenza e delle associazioni partigiane, quelli delle associazioni della Linea Gotica che con grande successo si occupano di rievocazioni storiche. L’istituto sarebbe ben contento di affiancare a una struttura museale di questo tipo la propria biblioteca specializzata e il proprio archivio. E una siffatta prospettiva andrebbe legata senza dubbio al Museo del Risorgimento e al Museo Cresci, tenendo assieme quindi tutte quelle realtà che si occupano di storia, memoria e identità della nostra comunità”.
“Questa è la strada – prosegue Fulvetti – che, in occasione del 70esimo della Resistenza, hanno imboccato in altre realtà italiane. Certo, una Casa della Memoria è possibile anche a Lucca solo se gli enti locali e le Fondazioni Bancarie, tutti assieme, saranno disponibili a farsene carico, e se tutti i soggetti interessati si metteranno attorno a un tavolo per confrontarsi, coinvolgendo anche altre energie e competenze della città – il primo nome che mi viene in mente è quello di Umberto Sereni – e altri portatori di interesse – per esempio le guide turistiche. L’istituto della resistenza e dell’Età Contemporanea è ormai una realtà di ricerca riconosciuta a livello regionale e nazionale, con un archivio importante, e una attività didattica che ci ha portato anche quest’anno a toccare oltre 2mila studenti di tutta la provincia. Abbiamo in corso un importante progetto relativo ai Luoghi della Memoria della provincia che li segnali tramite targhe esplicative, rimandando grazie ai codici QR a fotografie, documenti e materiali presenti sul nostro sito internet. Siamo insomma pronti e disponibili a fare la nostra parte, perché siamo convinti che non sia più il tempo delle mille associazioni, musei, fondazioni, e quant’altro, ciascuna piegata unicamente sulle proprie attività. Solo facendo sistema si riesce a costruire qualcosa di importante e di utile, anche sul terreno della storia e della memoria. Una Casa della Memoria, una casa di tutti, promossa in occasione del 70° anniversario della Resistenza e della Liberazione, sarebbe anche il modo migliore per rispettare la memoria di Carlo Gabrielli Rosi, il vero artefice della nascita”