Niente incentivi per le biomasse, Comitato Canovetta chiede stop agli impianti

Dopo la notizia del Tar del Lazio che ha di fatto bloccato gli incentivi richiesti dalle ditte gestori dell’impianto a biomasse di San Marco riconoscendone la mancanza iniziale della cogenerazione, il neonato Comitato Canovetta, torna a chiedere lo stop definitivo degli impianti. “Con questo autorevole pronunciamento del Tar – afferma il portavoce del Comitato, Paolo Bottari – il Comune e la Provincia di Lucca hanno la possibilità adesso di porre fine ad una questione spinosa che da due anni si trascina negli uffici, a dispetto dell’interesse e della salute della collettività. L’impianto, infatti, mancava sin dall’inizio del requisito della cogenerazione e a nulla può servire, se non ad un mero escamotage per adempiere virtualmente alla legge, l’aver successivamente posto rimedio, riscaldandosi i propri uffici con un recupero termico minimo, solo per poter accedere agli incentivi pubblici”.
“E d’estate, a cosa servirà il riscaldamento? – prosegue il comitato – Continuiamo a ribadire che questo impianto non ha nulla di bio, visto che è stato creato solo per far guadagnare un imprenditore e solo per usufruire degli importanti incentivi statali in materia. Vorremmo vedere l’azienda agire senza nessun contributo statale, visto che bruceranno solo oli importati dall’estero e non prodotti localmente. Che contributo darà tale impianto alla collettività e al nostro ambiente? Brucerà olio di colza dei paesi dell’est e appesantirà ulteriormente l’aria che respireremo noi abitanti ma anche di chi risiede in città. Troppe anomalie hanno accompagnato la procedura autorizzativa semplificata a cui l’azienda ha fatto ricorso, suddividendo un unico impianto in due mini-impianti per non dover passare da pratiche burocratiche più complicate e soprattutto per non incorrere in una valutazione di impatto ambientale. A questo punto, alla luce anche della mancanza iniziale del requisito della cogenerazione, chiediamo con forza l’invalidazione di tutta la procedura e l’immediato stop dell’impianto, oltre a precise garanzie sulla tutela della nostra salute, sull’opportunità di continuare a coltivare i nostri orti e la massima severità nei controlli sulla provenienza e la tipologia degli olii usati”.