Boldrini a Lucca: “Terzo settore, più chance per i giovani”

11 aprile 2014 | 17:45
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Boldrini a Lucca: “Terzo settore, più chance per i giovani”
Boldrini a Lucca: “Terzo settore, più chance per i giovani”
Boldrini a Lucca: “Terzo settore, più chance per i giovani”

Intervenuta oggi pomeriggio (11 aprile), intorno alle 17, al Festival del Volontariato di Lucca, il presidente della Camera dei Deputati Laura Boldrini ha parlato a braccio, per circa un’ora, ponendo l’accento su una pluralità di problematiche scottanti . Molti, davvero, i temi significativi lambiti dal discorso: oltre all’ineludibile riferimento alle chiavi di lettura adatte a far marciare a regime il motore del terzo settore, spunti interessanti sono provenuti anche dall’esigenza di razionalizzare il sistema Paese, partendo dalla politica.

Interpellata in primis in ordine alla necessità di una classe dirigente che si e ci riporti al rispetto del senso di cittadinanza – traguardo che deve legare tutti – il ministro ha risposto prendendo le mosse dal suo bagaglio di esperienze personali, quello che l’ha condotta in giro per il globo, per prestare servizio presso organizzazioni internazionali: “Dal mio punto di vista – ha osservato la Boldrini – posso dire che porto con me il significato della mediazione e della terzietà. Lavorare per le organizzazioni internazionali, come è capitato a me, significa abituarsi a trovare punti di contatto tra persone diverse. Non sono una presidente ‘classica’: non sono mai stata iscritta ad un partito politico, né ho quel tipo di formazione. Sento che il mio dovere, oggi, prima ancora che stare in aula, sia quello di stare in piazza, luogo da cui provengo e dal quale posso trarre indicazioni rispetto al comune sentore. Delusa dalla politica? Non ci sono solo quelli che vanno in tv a strillare. Non pensavo di trovare tanti deputati bravi e competenti. Il vero modo di fare politica consiste nel saper interpretare le esigenze dei cittadini e nel tradurle in testi legislativi attraverso le proprie capacità. Bisogna cambiare in modo costruttivo quello che non va: cambiamo le istituzioni senza distruggerle. Rendiamole più sobrie, ottimizziamo: il denaro speso per la democrazia non è uno spreco”.
Il tema politico è rimasto saldamente in primo piano per una buona mezz’ora di discussione, con la presidente della Camera che non ha risparmiato le corde vocali, dirigendo verso l’alto il tono della voce quando era il caso di tuonare forte su alcune cose che proprio non vanno. Al primo inquilino di Palazzo Madama è stata chiesta anche una riflessione in ordine alle sferzate di Papa Francesco nei confronti delle carenze fisiologiche della classe dirigente: “Penso che il suo richiamo ci stesse tutto. L’ho percepito come la volontà di ricordarci che, se tradiamo il nostro mandato, diventiamo imperdonabili. Dobbiamo essere a servizio di chi ci ha eletto”.
Poi la Boldrini si è soffermata sulla scottante questione dei tagli agli stipendi di platino dei manager pubblici e sulla conseguente apposizione di un tetto massimo fortemente pretesa da Renzi, rammentando di avere iniziato il mandato decurtandosi del 30% lo stipendio. “Stiamo già ponendo in essere, come Camera dei Deputati, un’importante Spending Review: quest’anno dovremmo riuscire a risparmiare qualcosa come 32 milioni di euro e contiamo di restituirli tutti allo Stato. Poi dobbiamo distinguere tra pubblico e privato, certo. Penso che la massima di Olivetti – il capo azienda non può guadagnare più di dieci volte lo stipendio dell’operaio – possa essere fatta propria anche oggi. I manager possono pure prendere bonus, ma solo se aumentano la produttività, non come accade oggi, in modo indiscriminato”.
E poi, non poteva essere altrimenti, ecco che la discussione scivola nell’alveo caro al terzo settore, dall’educazione alla generosità fino all’impresa sociale, passando per il sostegno all’infanzia. E’ il terreno del presidente della Camera che, infatti, confessa di ‘sentirsi a casa’ quando si parla di queste problematiche, per quanto la sua, di case, sia stata tutto fuorché quattro mura sicure ed un giardinetto da coltivare. Dalla crisi greca vissuta in prima persona, alle missioni in Iraq e nell’Africa centrale (solo per dirne alcune), la Boldrini ha tratto un armamentario di esperienze uniche ed il piglio della donna che ha saputo passare attraverso la tempesta per poi raccontare come si fa.
“La migliore risposta proviene già dai giovani che praticano servizio civile. La cosa che mi rattrista è che, a fronte di oltre 100mila domande, soltanto 18mila ragazzi possano praticarlo. La mancanza di fondi per il servizio civile è davvero un qualcosa di miope: quanto può costare un volontario, ogni anno? Forse 6mila euro lordi? Molto poco, a fronte dell’immensa attività di welfare che svolgono. Una democrazia sana è una democrazia che riesce a dare a tutti le stesse possibilità. Nel nostro Paese la classe media va scomparendo, la forbice tra ricchi e poveri si allarga e l’ascensore sociale si blocca. La democrazia, poi, deve distribuire il benessere, a cominciare dall’infanzia. In tempo di crisi, quando c’è più bisogno d aiuto, non si possono tagliare i fondi al sociale, perché in questo modo ci si lascia alle spalle una fetta grande di società. Già gli 80 euro in busta paga sono un segnale: spero che si riesca a dare continuità a questo tipo di atteggiamento. Dobbiamo rispettare i parametri dell’Unione Europea, ma dobbiamo anche fare in modo che tutto questo sia sostenibile.
Anche in ordine alla possibilità di non guardare al binomio “Impresa sociale” come ad un ossimoro, infine, la Boldrini sfoggia limpidezza di contenuti: “Deve essere possibile. La politica non può abdicare alle sue responsabilità, delegandole alla magistratura. Dobbiamo contrastare la delocalizzazione selvaggia, che spesso si abbina ad una mancanza di sicurezza sui luoghi di lavoro. Ma anche dove non si delocalizza – vedi Ilva – bisogna cominciare ad assumersi le proprie responsabilità. L’impresa sociale deve partire da queste radici”.

Paolo Lazzari