Festival del volontariato, riflettori accesi sulla politica

13 aprile 2014 | 09:00
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Festival del volontariato, riflettori accesi sulla politica

Dentro tutti, ma proprio tutti. Anche quelli che con il volontariato e l’associazionismo non c’entrano nulla (o quasi). E’ questo il segreto del successo dell’edizione 2014 del Festival del Volontariato a Lucca, la rassegna che si conclude oggi (13 aprile) fra Real Collegio e una miriade di iniziative collaterali.
Una formula, quella del festival, che ha permesso di sbarcare in centro storico, di permettere alla città intera di vedere, vivere e capire le tante realtà che in città e altrove operano nel terzo settore, riflettere, ragionare e magari pensare di impegnarsi in futuro in prima persona. 

Peccato che forse, come qualcuno ha detto, la ricca passerella di personalità politiche nazionali, con il corredo di manifestazioni di protesta (seppure dai numeri limitati) abbia prodotto un valore aggiunto per la città, sotto i riflettori della cronaca nazionale, più che per il festival in sè. Che in questo senso ha perso quell’appeal, forse un po’ di nicchia, che portava in sé, anche nel nome: il Villaggio Solidale. La politica al centro più che la persona, nonostante in città siano arrivate personalità di rilievo nel campo del terzo settore che sicuramente hanno contribuito, più sensibilimente della presenza dei vertici istituzionali, a interrogarsi su opportunità, prospettive e problemi del volontariato in Italia. Del resto, e lo ha confessato lo stesso presidente del Cnv, Edoardo Patriarca, di fronte al premier Matteo Renzi e davanti ad un parterre di ministri, sottosegretari e uomini di partito, oltre che di operatori del terzo settore, l’obiettivo del Festival e del Cnv è quello di offrire “un ponte” fra il volontariato e la politica. Da sempre, dicono gli organizzatori. Quest’anno il vento sembra improvvisamente cambiato, visto che solo un anno fa le fondamenta di quel ponte sembravano ben lungi dall’essere perfino gettate. Merito di chi? O di cosa? La politica deve averci messo sicuramente lo zampino e non sfugge a nessuno lo stridente contrasto fra il composto svolgimento delle altre edizioni del Festival con quella che chiude proprio oggi, almeno sotto il profilo mediatico.
Ovviamente tutto questo è quello che è “arrivato” al pubblico in un’analisi dall’esterno del festival. Entusiastica, invece, la valutazione degli addetti ai lavori, sia coloro che hanno lavorato per il calendario della manifestazione (includendo tutti, come si può vedere dalla miriade di loghi sulla locandina della rassegna) sia il gran parterre di ospiti ed esperti che hanno fatto funzionare i laboratori, i workshop, i seminari e i convegni.
Cosa resterà di questa edizione? Una grande attenzione mediatica per la città, la voglia di organizzare ancora più in grande l’edizione del 2015 e qualche domanda, senza pretesa di avere alcuna risposta certa, sull’opportunità di unire la parola festival a volontariato. Settore che di solito è fatto di persone che amano lavorare per gli altri senza stare sotto i riflettori. E in questo senso l’obiettivo è stato comunque raggiunto. Perché sotto i riflettori non ci sono finiti lo stesso.

Roberto Salotti