Teatro del Giglio, sindacati: “Serve progetto di rilancio”

Sindacati e lavoratori fanno la stessa domanda: “Interessa davvero il teatro?”. Se lo chiedono i rappresentanti sindacali dei lavoratori del teatro del Giglio e se lo chiedono anche Simone Tesi di Slc Cgil e Federico Fontanini della Fistel Cisl. Chiedendo al Comune di Lucca una qualunque soluzione dopo le dimissioni in tronco del Cda, dal commissario fino ad un nuovo consiglio di amministrazione per rilanciare le sorti di quella che è una delle principali industrie della cultura cittadina. “E’ una domanda – spiegano – che ci appare spontanea, pensando alle vicende che in questi anni riguardano il Teatro del Giglio; vicende che ruotano attorno alla mancanza di una spinta propulsiva da parte dell’ente di indirizzo, ovvero il Comune, che doti la struttura di una progettualità in grado di fornire una prospettiva di rilancio”.
“Non vogliamo sollevare polemiche – spiegano lavoratori e sindacati – né sentirci semplicemente rispondere, per liquidare la questione, che i soldi da parte del Comune sono arrivati sempre, che i costi sono molti e che quelli legati al personale se ne porta via una buona parte e che, ultimamente, c’è stato un intervento straordinario per ripianare i debiti fuori bilancio. Tutto documentato su carta, disponibile come tutti i bilanci pubblici e gli atti Comunali. Il problema è un altro: interessa il Teatro del Giglio? Troviamo imbarazzante e vergognoso, che, ad oggi, ci siano solamente dichiarazioni di intenti altisonanti o in interventi posticci fatti o allo stadio di ipotesi, scollegati tra di loro e privi di un disegno organico d’insieme: nomina di un commissario (cosa già, peraltro, sperimentata) o nuova nomina di un cda, di cui c’è bisogno, ma da sola non basta; modifiche allo statuto, per consentire ad un Cda di prolungare la propria vita naturale; la nomina di un direttore che ha lasciato uno strascico di perplessità e di critiche che non fa gioco a nessuno, in primis, al Comune che tanto ha sponsorizzato il bando pubblico di selezione; roboante progetto di trasformazione in Fondazione, che può essere molto interessante, ma non basta pronunciare la parola per realizzarla e soprattutto, anche qui, senza un progetto, chi è che vorrebbe entrare, oggi, in un’ipotetica fondazione del Giglio, quando questo vorrebbe dire unicamente una ripartizione delle perdite?”.
“Un teatro produce e diffonde cultura – proseguono i sindacati – che è quell’elemento che determina la levatura intellettuale di ciascuno di noi e che determina anche la nostra qualità dell’essere cittadini, un indice che un Paese dovrebbe avere caro e che le Istituzioni dovrebbero preoccuparsi di coltivare. Questo è un fatto su cui si crede o meno. Ridare prestigio al Teatro del Giglio deve rientrare negli interessi generali e strategici del Comune. Anche perché, destinare le risorse economiche è vitale, ma da sole non bastano. il Comune deve anche necessariamente condividere e monitorare i progetti e le scelte, affinché le risorse destinate si trasformino in investimenti. Occuparsi di una struttura del genere richiede interesse ed impegno costanti, competenze e professionalità che vengono reperite e dedicate allo scopo. La struttura, grazie al lavoro di chi c’è dentro, che cosa è in grado di offrire? Ad oggi, in questo quadro di difficoltà, e parliamo del solo 2013, abbiamo lavorato alla rappresentazione di 236 recite, tra prosa, lirica, danza, attività di formazione, comprese quelle per i ragazzi e altro, per un totale che supera le 20000 presenze; l’allestimento di Napoli milionaria è una produzione che possiamo vantare e che ha goduto di diversi riconoscimenti e ci è stata affittata per le repliche in altri teatri; i laboratori teatrali, che coinvolgono un platea generazionale trasversale che va dalle scuole ai singoli e privati cittadini, costituiscono un’attività cospicua che educa e crea un pubblico effettivo che poi viene a teatro, per assistere agli spettacoli, pagando un biglietto.
Possiamo fare di più? Certamente! Vorremmo essere messi in condizione di farlo, perché ci sono le risorse interne. E’ possibile lavorare di più sulle produzioni in proprio; si potrebbe sviluppare maggiormente la co-produzione delle opere; lavorare meglio su di un mix di offerta che tenga conto della diversa attrattività dei generi (prosa, lirica, danza, etc.); sviluppare ulteriormente le attività di formazione, creando reti e sviluppando sinergie per reperire utenti. Questo e molto altro potrebbe essere fatto. Vorremmo che si aprisse un dibattito e che se uscisse tutti insieme con un progetto, senza aggettivi, di rilancio del quale sentirsi tutti parte e nella cui realizzazione sentirsi tutti impegnati”.