Stalking estremo: “Ti imbalsamo e ti porto sempre con me”

di Roberto Salotti
Di lei possiede soltanto una foto. Non l’ha mai vista di persona e non l’ha mai incontrata. Eppure, è ossessionato da quella donna conosciuta su una chat di incontri, tanto da riuscire a rovinarle la vita. Costringendola a farsi il vuoto attorno e ad avere paura perfino di uscire di casa. Quella casa che Beatrice – questo è il nome di fantasia dell’ennesima vittima di stalking in Lucchesia – è obbligata a cambiare almeno due volte nel giro di pochi mesi e che ora è diventata la sua gabbia. Quella stessa foto che ora compare nello stemma dell’agenzia funebre che l’imprenditore sotto accusa apre dopo essere stato allontanato dall’azienda di famiglia: l’immagine dell’amata Beatrice compare anche nelle bare che la nuova ditta dell’uomo esporta anche all’estero. Un particolare macabro, quanto raccapricciante che segna il destino di una donna di circa 40 anni.
“Ti imbalsamo e ti porto sempre con me”, le scrive lui una delle centinaia di lettere inviate ad un fermo posta della donna. In quelle righe c’è tutta la morbosità di un rapporto che nemmeno l’intervento del giudice è riuscita a spezzare. Ora l’imprenditore di mezza età, che risiede nel Nord Italia, è stato rinviato a giudizio, non solo per lo stalking ma anche per la violazione del divieto di avvicinamento alla donna, disposto dal giudice. Lui, ricco e di buona famiglia, per lei è stato cacciato dall’azienda di famiglia e ha aperto una agenzia di pompe funebri: con l’unica immagine della donna, quasi fosse un suo oscuro senhal, ha tappezzato decine di bare e tutti i documenti utilizzati per l’agenzia funebre. A Beatrice a breve toccherà davvero incontrare di persona quello che per lei è diventato il suo aguzzino: in un’aula di tribunale.
E’ lei che dopo alterne vicende e episodi che la convincono della pericolosità del suo spasimante a decidersi a denunciarlo. Va dai carabinieri e fornisce un quadro inquietante del loro rapporto: tutto finisce poi sul tavolo del giudice che firma il divieto di avvicinamento e nega a Fabio – anche questo è, per ovvi motivi, un nome di fantasia – qualsiasi tipo di contatto con Beatrice. I suoi deliri d’amore proseguono, invece: decine e decine di regali continuano ad arrivare, cd musicali o anche soldi, allegati a lettere con messaggi distorti, d’amore e di odio: “Voglio morire io prima di te”, le scrive informandola di avere un altro dono per lei: una bara bianca tempestata di Swarovski e intarsiata di rose con la sua immancabile fotografia. “Così ti ricorderai di me anche nella tomba”.
L’incubo non è finito: lui si presenta perfino al funerale di un parente di Beatrice, spacciandosi con tutti come il suo fidanzato e costringendola così a rinunciare a dare l’ultimo addio al congiunto. In una delle “spedizioni” dell’imprenditore in Toscana per cercarla, ha rischiato di trovarselo sotto casa. Per fortuna ha fatto in tempo ad avvisare i carabinieri che hanno convinto Fabio ad allontanarsi.
La conoscenza su internet
Tutto comincia nella seconda parte del 2012. Beatrice si iscrive con questo nick su una chat di incontri online. Cerca una persona con cui condividere qualcosa, ma incappa in Fabio. I due intrattengono una relazione virtuale per qualche tempo, ma lui le chiede subito dopo il numero di cellulare. A quel punto comincia tutto, anche se Beatrice all’inizio non si rende conto di chi ha davanti. Lei gli invia una foto e cominciano le prime conversazioni al telefono, fino a quando – a novembre 2012 – i due decidono di incontrarsi in Toscana. Fabio è così entusiasta che per dimostrare a Beatrice la sua fedeltà ad un amore, rimasto finora platonico, dà alla donna la password della sua email, per dimostrarle che non ha altre. Lei però verifica e vede la lettera di una donna che chiede d’incontrarlo. Lo dice a Fabio, è gelosa e indispettita così fa saltare il primo incontro.
Comincia l’incubo
La reazione di Fabio è violenta: si incolla al telefono e la chiama in continuazione, lei dopo poco cede e sembra perdonarlo. In realtà ha paura di quell’uomo, di cui non sa quasi niente. Così si convince, a dicembre 2012, di interrompere i loro contatti spegnendo il telefono e usando un nuovo numero. Non serve a nulla, perché lui salta sull’auto e raggiunge la Toscana presentando denuncia di scomparsa alle forze dell’ordine. Dice di essere il fidanzato di Beatrice e cominciano le ricerche. I militari risalgono alla vecchia residenza della donna, ma trovano altri inquilini. Alla fine trovano la sua vera identità e parlano con la donna. Lei spiega mesi di un rapporto ossessivo e chiede di essere lasciata in pace.
Lui però dopo qualche tempo riesce di nuovo ad agganciarla. I due riprendono a parlarsi, Beatrice è impaurita ma crede così di placarlo. Lui le fa doni: ad un fermo posta le invia uno smartphone con una scheda intestata a lui stesso, che la donna accetta. E’ un primo tentativo di controllarla, insieme a diversi versamenti che lui le fa sul suo conto corrente. Bonifici dai 100 ai mille euro per la donna che dice di amare e che passa un brutto periodo economico. Lei sarà poi costretta anche a chiudere quel conto pur di liberarsi dell’uomo. Anche questo tentativo è vano, perché lui ogni settimana scende in Toscana, a volte accompagnato da amici, per cercarla.
La denuncia
Così a febbraio Beatrice si decide a denunciarlo e cerca di tagliare con lui ogni ponte. L’imprenditore però la riempie di valanghe di lettere e di email. Poi la fa contattare dai suoi genitori, che sono anche i datori di lavoro dell’imprenditore: loro si lamentano del fatto che sta sempre incollato al telefono e chiedono a Beatrice di dargli un’altra chance. La donna si rifiuta, così Fabio viene allontanato dai familiari e decide di aprire un’agenzia di pompe funebri.
Le foto della donna sulle bare
E’ a quel punto che in lui matura la morbosa idea di realizzare lo stemma della sua agenzia funebre con l’unica immagine che aveva di Beatrice. Quel volto sorridente finisce così anche nelle bare e nei documenti dell’impresa che lavora molto anche con l’estero. Lui non ne fa mistero e anzi la informa dell’idea in numerose lettere che seguono.
L’allontanamento del giudice
Il caso finisce sul tavolo del giudice, che firma un divieto di avvicinamento, negando a Fabio ogni contatto con Beatrice. Lui però non si arrende e continua a perseguitarla e a minacciarla per incontrarsi. Lei alterna ripulse ad atteggiamenti più accondiscendenti perché teme di scatenare reazioni inconsulte. Ma il suo stato psicologico è prostrato e la giovane viene presa in carico dai medici, psicologi e infermieri del Codice Rosa.
Fabio infatti le ha ormai cambiato completamente l’esistenza, costringendola ad allontanarsi perfino dal lavoro per paura di poterlo incontrare. L’imprenditore però non demorde e anzi, scoperta la vera identità di Beatrice che conosceva soltanto con il nome di quel nick sulla chat, va nel suo comune di residenza e, con una firma falsa, si fa consegnare il suo stato di famiglia. E’ così che contatta la sorella della donna, Tatiana è il suo nome di fantasia, e la convince a farsi accompagnare nella nuova casa di Beatrice, in provincia di Lucca, alla fine dell’anno scorso. La donna, fortunatamente, viene informata in tempo e chiama i carabinieri che allontanano Fabio. Tramite la sorella, però, ignara di tutti i retrosceni della storia perché da tempo non aveva più rapporti con Beatrice, ottiene il nuovo numero di telefono dell’amata e torna a perseguitarla e a scriverle lettere. L’ultima datata il 12 aprile scorso.
Una donna prostrata
Per Beatrice è stato attivato il protocollo del Codice Rosa all’ospedale di Lucca, coordinato dal professor Raffaele Domenici. E’ stata seguita sia dalla responsabile per il pronto soccorso Pietra Banti, che dall’infermiera Roberta Bonini e affidata alle cure della psicologa Lola Berti. La sua vita è completamente cambiata: vive chiusa in casa e senza contatti con nessuno. Il personale del Codice Rosa, tuttavia, le sta offrendo un percorso assistito e assistenza per superare lo choc emotivo e lo stress psicologico di tutti questi mesi in balìa di Fabio.