Istituto storico della Resistenza: “Festa della Liberazione deve essere occasione per ricordare”

24 aprile 2014 | 07:53
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Istituto storico della Resistenza: “Festa della Liberazione deve essere occasione per ricordare”

“Il 25 aprile 1945 chiude in Italia il dramma della Seconda guerra mondiale. I disvalori del fascismo e del nazismo (nazionalismo, razzismo, militarismo, ecc.) sono sconfitti dalla storia, e si gettano le basi dell’Italia che sarà, della Repubblica e della Costituzione. Ricordare questa data è perciò un dovere civico, come lo è raccontare in che modo l’Italia, paese fascista e visceralmente mussoliniano, si è incamminato su un’altra strada, faticosa e non perfetta, ma di certo diversa, costruita sui mattoni della libertà, della democrazia e della pace”. A scriverlo alla vigilia delle celebrazioni della Liberazione sono Gianluca Fulvetti e Stefano Bucciarelli, dell’Istituto storico della Resistenza.

“Al centro di questa narrazione civile non può che stare l’esperienza della Seconda guerra mondiale. E’ il conflitto, che vuol dire subito fame, mariti e figli morti sui campi di battaglia, bombardamenti, che frantuma il consenso degli italiani al Duce. E sarà dopo l’8 settembre, di fronte all’occupazione nazista e al suo portato di violenza sui civili (rastrellamenti di uomini, stragi e controguerriglia antipartigiana, caccia agli ebrei), che si paleserà in molti italiani una presa di coscienza sulla necessità di impegnarsi in prima persona per un’Italia diversa. Il 25 aprile può e deve essere insomma l’occasione per fare memoria e ricordare questa Italia. L’Italia dei partigiani e delle partigiane e della Resistenza, una esperienza bella e radicata ma anche difficile, perché sul piano militare i tedeschi sono più forti, perché gli inverni sono lunghi, perché a vent’anni si è giovani davvero, e si è inesperti, quindi non sempre si azzecca tutto. L’Italia degli antifascisti – comunisti, socialisti, cattolici, azionisti, liberali – che cominciano tra mille difficoltà a discutere di ciò che potrà essere dopo dopo, di quali diritti e di quale democrazia.  E l’Italia della popolazione civile, di coloro che si trovano coinvolti nella guerra loro malgrado ma non stanno a braccia conserte in attesa della Liberazione, bensì avviano strategie di sopravvivenza, costruiscono reti di solidarietà, sfidano i tedeschi, rischiano la pelle. E’ l’Italia dei mille gesti di solidarietà, che riescono a salvare giovani renitenti alla leva, antifascisti, partigiani, ebrei, uomini che si nascondono per evitare la deportazione al lavoro coatto. Una storia di antieroi, in larga parte dipinta di rosa: mentre i mariti, i figli e i fratelli sono riparati in cima ai monti, o nascosti, per sfuggire a rastrellamenti e deportazioni, sono infatti le donne a lottare per il cibo, mostrare coraggio e inventiva, salvare vite, rapporti e cose. Che il 25 aprile sia allora giorno di racconto e di memoria di tutto questo, di una guerra violenta e dura, che ha colpito soprattutto i civili, e che per noi italiani è stata anche “maledetta guerra tra fratelli”, ma che per fortuna ha visto pagine straordinarie di “resistenza comunitaria”, scritte da donne e uomini comuni, protagonisti e non certo comparse della storia, anche senza imbracciare un fucile, che ci hanno regalato una mole di sofferenze e impegni attivi senza la quale l’impatto della guerra sulla società italiana sarebbe stato ancora più dirompente, e l’attivismo di antifascisti, partigiani e Alleati di certo più complicato. Molti sono i luoghi della memoria che raccontano questa esperienza plurale anche nel nostro territorio, da Farneta a Sant’Anna di Stazzema, dal Piglionico a Castelnuovo Garfagnana, da Sillico a Nozzano, dalla Pia Casa alla Stazione di Lucca. Nell’anno del 70esimo anniversario della Liberazione l’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea in Provincia di Lucca li ricorderà e valorizzerà, in collaborazione con gli enti locali, mediante l’apposizione di una serie di targhe commemorative che, tramite un apposito QR code, rimanderanno anche ad un’apposita sezione del nostro sito web nel quale confluiranno documenti, testimonianze, fotografie relative a ciascun luogo. Spezzoni di storia e memoria individuali che andranno a comporre una memoria comunitaria, che ci pare irrinunciabile per guardare al futuro”.