
“Una finanza di progetto spericolata, un presunto abuso edilizio, costi che graveranno su una generazione di lucchesi e una manovra condotta in porto scientemente, per aggirare i vincoli di legge”. Ci va giù duro Piero Angelini (Governare Lucca) in relazione alle vicende legate alla costruzione del nuovo ospedale San Luca, ammantate, a suo dire, da più di un cono d’ombra. Forte di indagini minuziosamente operate e di uno scandagliamento della materia che ha prodotto una robusta documentazione, Angelini parla di “accordo indecente” tra l’allora giunta Favilla e la Regione, senza risparmiare però l’attuale maggioranza guidata da Alessandro Tambellini: “Non sa ascoltare né capire, dovrebbe, specie in un momento di crisi politica come questa, coinvolgere le migliori istanze a disposizione per il governo della città”.
Ma procediamo con ordine: l’appunto del leader di Governare Lucca muove anzitutto dalla ormai nota finanza di progetto: un sistema utilizzato anche per la costruzione del San Luca, suscettibile di riverberare effetti negativi in serie su una generazione di lucchesi e, precisamente, per i prossimi 19 anni (la durata della concessione dei servizi a pagamento, dai parcheggi alla mensa, per il soggetto appaltatore). Sembrerebbero critiche già note e già poste all’evidenza dell’opinione pubblica, ma Angelini ha a disposizione ingredienti, i documenti reperiti dopo un lungo scartabellare, che lo portano a considerazioni precise: “Pensavano che non ci fosse nessuno così imbecille da andare a controllare, invece eccomi qua”, se la ride, ma non troppo. La critica si incentra subito sul progetto presentato dall’Ati – Astaldi-Techint-Pizzarotti, risultato vincitore dopo una serie di lunghe contestazioni: il progetto prevedeva un costo d’appalto di circa 378 milioni di euro, per un contributo pubblico di circa 289 milioni di euro cui sommare i circa 88 milioni di euro provenienti dai privati (la cui somma non doveva superare il 25 per cento dell’investimento totale). Una volta messo a gara il progetto, il vincitore è risultato il Consorzio Toscana salute, per un’offerta che prevedeva – passaggio essenziale – una riduzione del contributo pubblico complessivo di circa 74 milioni. “Se le cose fossero andate davvero così – tuona Angelini – si sarebbe verificato un abbattimento dei costi effettivo. Ma la realtà è un’altra”. Secondo le regole del vituperato project financing, Astaldi aveva la possibilità, in quanto soggetto promotore, di esercitare il diritto di prelazione: cosa che ha puntualmente fatto, accettando che il contributo pubblico fosse ribassato. “Astaldi, il cui progetto era il peggiore sotto ogni punto di vista – osserva Angelini – ha dovuto tener fermo il contributo pubblico a circa 215 milioni di euro, ma si è visto riconoscere generosamente da Sior la possibilità di aumentare il finanziamento a lui spettante, che è passato da circa 88 milioni di euro a 193 milioni, in violazione della delibera del consiglio regionale 202/2002 che prevedeva il tetto del 25%”. Tutto questo si tradurrà, secondo Governare Lucca in minori servizi sanitari per i cittadini lucchesi e nella necessità di pagare per i prossimi 19 anni i servizi dati in concessione, dal parcheggio alla mensa. Il costo dell’ospedale di Lucca, fa notare Angelini, è lievitato nel tempo: “Siamo passati da 84 a 160 milioni di euro: il costo degli arredi fissi di primo impianto, ad esempio, è aumentato da 3 a 25 milioni. In tutto questo Astaldi non ha tirato fuori un euro: si è fatto prestare i soldi dalle banche, a tassi altissimi, anche perché non paga lui, ma scarica sui cittadini”.Al centro dell’incandescente polemica, inoltre, c’è l’ipotesi assolutamente tangibile di presentarsi in procura della repubblica con una denuncia per abuso edilizio. Secondo Angelini l’ospedale manca del permesso a costruire: in sede di Conferenza dei servizi convocata dall’azienda Usl 2 nell’agosto del 2008, non venne mai approvato un progetto definitivo. “Si è equiparata una determinazione conclusiva della conferenza dei servizi ad un permesso a costruire – rincara Angelini – ma la Legge 241/90 non consente questo passaggio illogico”. La bontà di quest’ultima considerazione pare confermata anche dalla presa di posizione della responsabile dell’edilizia privata, l’architetto Dal Porto, la quale – Angelini fornisce il documento – nell’agosto del 2008 si rivolgeva all’ufficio legale e ai responsabili politici e amministrativi del Comune così esordendo: “Serve un parere circa l’equivalenza della Conferenza dei servizi al necessario rilascio del permesso a costruire”, senza però ottenere risposta.
Finita? Non ancora: perché secondo la giurisprudenza amministrativa predominante la determinazione della Conferenza dei servizi è un atto di natura endoprocedimentale, anche se ha valenza decisoria. Fuori dal legalese: non è possibile impugnare la determina, perché si tratta di atto interno, mentre sarebbe possibile impugnare il successivo permesso a costruire. “Hanno fatto tutto a regola d’arte – osserva Angelini – per essere inattaccabili. I Comune non portò il progetto in Consiglio comunale perché sapeva che il permesso a costruire sarebbe stato negato. Favilla avrebbe dovuto portare in consiglio comunale una variante al piano urbanistico, affinché il progetto si facesse, ma si trovava chiaramente in una scomoda posizione contraddittoria. E Tambellini? Poteva almeno non concedere l’agibilità”.Angelini si riserva di sbattere la questione sul tavolo in sede di prossimo consiglio comunale, ma è piuttosto scettico in ordine ai possibili risultati: “Non succederà nulla, perché questa maggioranza esprime sudditanza verso la Regione. Io mi pongo come cittadino lucchese che vuole portare il suo contributo: auspico una maggioranza allargata, che ci coinvolga, ma non succederà. La destra a Lucca non esiste; il Pd è incapace di governare e non ammette mai di sbagliare. Ci presenteremo quindi in procura della repubblica per far valere le conseguenze penali e civili di un simile operare”.
Paolo Lazzari