
Continua a cavalcare l’onda della polemica Giuseppe Matteucci, ex membro del cda di Geal che lo scorso giovedì si è dimesso dall’incarico di consigliere della società partecipata che si occupa della gestione territoriale delle risorse idriche (Leggi l’articolo). L’esponente della Federazione della Sinistra ha voluto rendere ulteriorimente chiare le motivazioni che lo ha hanno portato a maturare questa scelta e lo ha fatto pubblicamente, questa mattina (19 maggio), di fronte ad un monumento simbolico: la fontana di Piazza San Salvatore e a fianco dell’assessore provinciale Mario Regoli. L’ulteriore aumento della tariffa dell’acqua del 6,5%, a dispetto della diminuzione dei consumi, e la stravolgimento dei risultati referendari del 2011, lo avrebbero spinto ad una mossa, a suo dire, obbligata e coerente: prendere le distanze non solo dall’amministrazione della società di cui è divenuto membro nel luglio 2013, ma anche dalla giunta Tambellini nel suo insieme.
“Ho accettato la nomina da parte del sindaco perchè condividevo il programma elettorale e molti degli degli obiettivi che la nuova amministrazione si prefiggeva – ha raccontato, cercando di ricostruire la vicenda – purtroppo, però, il primo cittadino e la sua squadra si sono mostrati restii ad una sostanziale inversione di rotta. Stando al responso del referendum del 2011, concernente la privatizzazione dell’acqua, e dunque rimettendosi alla volontà della maggioranza dell’elettorato lucchese e nazionale si sarebbe dovuta intraprendere la strada della ripubblicizzazione delle risorse idriche. E’ di tutta evidenza che la composizione azionaria di Geal non si muove esattamente in questa direzione: il Comune di Lucca detiene, infatti, il 51% delle quote mentre il 49% è dei soci privati”.
Principale oggetto di risentimento per Matteucci è il meccanismo di calcolo della tariffa, che viene stabilito dall’autorità idrica Toscana e da quella nazionale e quindi imposto dall’alto, secondo criteri ritenuti scarsamente costruttivi ed insufficientemente democratici. “Si è venuto a delineare un sistema di calcolo della tariffa paradossalmente punitivo nei confronti del risparmio: in base al cosiddetto vincolo dei ricavi garantiti, infatti, ad una diminuzione dei consumi corrisponderebbe un incremento della spesa. L’autorità di ambito fissa un tetto di guadagno annuale basandosi sul risultato dell’anno precedente: laddove non si raggiunga la cifra prestabilita, entra in gioco un adeguamento che va a gravare sulle bollette e quindi nient’altro che sulle finanze degli utenti, i quali in tal modo vengono privati dell’incentivo ad un uso intelligente ed oculato delle risorse”.
La diminuzione dei consumi e conseguentemente dei ricavi contribuirebbe, quindi, ad aumentare il costo dell’acqua, innestando il consumatore in un circuito fortemente penalizzante: basti pensare che ad una diminuzione del 6,1% dei consumi a partire dal 2011-2012, è corrisposto un incremento della tariffa del 34,2%. L’accusa che Matteucci rivolge alla giunta comunale in carica è, inoltre, quella di svuotare di significato gli istituti democratici, prediligendo canali decisionali meno trasparenti: “Tambellini non è riuscito ad lanciare i giusti segnali – ha commentato – l’aumento della tariffa del 6,5% è stato deciso in sede di conferenza dei sindaci, senza essere sottoposto al vaglio del consiglio comunale. E’ ora che i cittadini si riapproprino dei beni collettivi attraverso un’autorganizzazione territoriale”.
“Nella lettera di dimissioni ufficiale che ho inviato al sindaco Tambellini – ha concluso – l’ho invitato ad avviare un percorso di analisi dei costi di liquidazione dei privati: anche se la mia decisione è ormai irrevocabile sarei ben disposto a dare il mio contributo dall’esterno qualora l’amministrazione comunale decidesse per un’inversione di rotta”.
Jasmine Cinquini