
Dopo alcune settimane necessarie al trasferimento al nuovo ospedale San Luca ed ai controlli qualitativi e di radioprotezione, da ieri (26 maggio) è nuovamente operativa nella struttura di medicina nucleare la Pet-Tac, che va ad affiancare le due gamma camere, di cui una di nuova acquisizione, già operative al San Luca dallo scorso 12 maggio. Questa sofisticata metodica, all’avanguardia nella diagnostica strumentale di medicina nucleare, consente con modalità non invasive di misurare quantitativamente le funzioni metaboliche delle cellule utilizzando dei radiofarmaci che iniettati nei pazienti (nello specifico uno zucchero radio marcato , il 18-Fdg) tracciano determinate vie metaboliche alterate o iper espresse in certe patologie.
Fondendo poi questa mappatura metabolica con una immagine anatomica fornita da una tac acquisita simultaneamente, ne risulta un esame completo dal punto di vista anatomico-funzionale.
La Pet-Tac con 18-Fdg, trova il suo maggior campo di applicazione nella diagnosi, stadiazione e follow-up della maggior parte delle più frequenti patologie oncologiche, trovando comunque altre e non meno importanti utilizzazioni in malattie di interesse cardiologico, infettivologico, immunologico e neurologico, specialmente per lo studio delle patologie neuro degenerative (demenze).
“In questi primi giorni di ripresa di attività nel nuovo ospedale – sottolinea il direttore di medicina nucleare e del dipartimento diagnostico Marco Pellegri – abbiamo eseguito una ventina di esami e contiamo di esaurire entro la prossima settimana la minima lista di attesa che si era determinata a causa del recente trasferimento, inoltre ci apprestiamo ad attivare già nel mese di giugno l’utilizzo di un nuovo tracciante (la 18F-colina), che ci consentirà di studiare con la nostra apparecchiatura, un’altra importante patologia neoplastica, il tumore della prostata.
Da quando a Lucca si utilizza la Pet-Tac abbiamo migliorato non solo la nostra capacità diagnostica ma anche la possibilità di verificare e valutare l’andamento e l’impatto terapeutico di una eventuale trattamento chemioterapico oltre che contribuire alla pianificazione di un eventuale trattamento radioterapico, che può essere il più mirato possibile sulla lesione, salvaguardando al massimo i tessuti sani.
Tutto ciò rende tale metodica fondamentale nella gestione dei malati, specialmente oncologici, grazie anche ad un lavoro in team con gli altri specialisti dei nostri presidi ospedalieri che ci consente di delineare insieme il percorso più adatto e personalizzato per ciascun paziente”.