Tambellini, un rimpasto che non guarda al voto del 25 maggio

Gioventù, parità di genere, competenza. Tanti piccoli emuli del governo Renzi nascono nelle realtà locali dopo il voto delle amministrative. E non è un caso. Perché uno dei principali effetti della “rivoluzione” renziana dopo la salita a Palazzo Chigi è proprio la ricaduta sui governi locali di scelte coraggiose quando di impatto. Una rottamazione, anche se non si può più chiamare così, che sa quantomeno, in attesa di valutarne i contenuti, di rivoluzione culturale.
Primo esempio in Lucchesia è Capannori: età media della giunta di 35 anni, un assessore addirittura che ne ha 20 e si occuperà di ambiente, beni comuni e partecipazione e una donna, così come già a Lucca con Serena Mammini, a seguire le complicate vicende dell’urbanistica. E addirittura una maggioranza di donne in squadra (4 su sette se si conta anche il sindaco) anche a ribaltare il concetto di “quote rosa”. Cioè quando ci sono le competenze non c’è genere che tenga.
Ed è facile intuire che anche nelle prossime squadre che saranno annunciate, da Barga a Borgo a Mozzano, da Castelnuovo a Pescaglia e così per tutto il territorio i criteri e le forme saranno le stesse. In grado di dare anche un’immagine iconica di freschezza e di dinamicità. Che non può che essere un buon viatico per l’inizio dell’avventura di una giunta.
Il tutto, forse, a complicare anche le decisioni da prendere per il rimpasto in terra di Lucca, un Tambellini-ter che tarda a vedere la luce. E per cui non si sente certo aria di rivoluzione. “Sarà tutto molto normale”, ha detto il sindaco. Proprio mentre la gente, guardando anche agli esempi vicini e al voto del 25 maggio, tutto sta chiedendo fuorché normalità, vecchi riti della politica, tempi lunghi, impasse e lacci e lacciuoli. Le nuove giunte, certo anche perché forti di voti plebiscitari (ma quello per Tambellini non era stato così) si formano nell’arco di una settimana, massimo dieci giorni. Il rimpasto a Lucca, invece, si trascina da un mese. E il tema principale sembra quello di capire se si tratta di una crisi politica o amministrativa. Laddove, forse, bisognerebbe individuare alcuni dei temi del programma da portare in fondo di qui alla fine della consiliatura, scegliendo le persone in grado di lavorare per obiettivi, e magari formando una classe politica preparata e consapevole in grado di contribuire in futuro, dai banchi della maggioranza o dell’opposizione, alla crescita della città. Che sia in grado di portare avanti idee e progetti, concreti, condivisi, visibili, evidenti, forti. A rischio di coniare anche, seppure questo non sia nello stile dell’attuale sindaco Alessandro Tambellini, slogan in grado di far sperare, sognare, vedere un’immagine di futuro diverso e migliore.
Il tutto, supportati dal voto, specie se l’attuale giunta ritiene, come ha detto, di aver contribuito a tale risultato, magari anche azzerando l’attuale squadra di governo e ripartendo. Reponsabilizzando chi sarà chiamato a guidare la città in un futuro prossimo e remoto, coinvolgendola nelle scelte e aprendola anche ai rischi del dover prendere in mano le sorti di una città. Di nomi, di esempi, ce ne sarebbero tanti. E sarebbe un segnale non solo di rinnovamento ma anche di voglia di rischiare e di dare un’immagine diversa a una giunta che, finora, se ha fatto non lo ha saputo narrare nel migliore dei modi.
Anche se gioventù non è necessariamente sinonimo di merito e la “rottamazione”, soprattutto in un Comune complesso come è quello di Lucca, non è certo la soluzione, di sicuro sarebbe un segnale di “aria nuova”, di quello spirito che, fra tentennamenti ed emergenze continue, polemiche sterili e trappole in cui questa giunta è riuscita a cascare con entrambi i piedi a discapito degli argomenti più rilevanti, al momento sono mancate.
D’altronde, come si dice in gergo sportivo, cambia passo chi ha fiato per correre. E Tambellini deve trovare la forza per fare la lepre.
Enrico Pace
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