
Mentre i commercianti e i titolari dei locali cittadini chiedono la revoca nelle nuove regole sulla movida che prevedono anche multe salate per i trasgressori (Leggi), i comitati dei residenti si rivolgono al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano contro le ipotesi di depenalizzazione del reato di disturbo della quiete pubblica. Lo fanno attraverso una lettera firmata dal Coordinamento nazionale antimovida selvaggia di cui fa parte anche il comitato Vivere il Centro Storico di Lucca. “Si tratta – spiegano i membri del comitato di un appello ed una richiesta di incontro al presidente Napolitano e alle massime autorità dello Stato, per la legalità, la salute, la qualità della vita e la tutela del patrimonio di civiltà delle città d’Italia che si trovano in emergenza grave per i diffusi fenomeni di movida selvaggia e per la prevista depenalizzazione del reato di cui all’articolo 659 codice penale, ovvero disturbo della quiete, previsto dalla legge delega 28 aprile 2014. Una depenalizzazione che, nello scenario attuale, sarebbe un grave errore e un ennesimo ingiusto vantaggio a chi viola le regole e minaccia vita e salute nelle città. E’ necessario un serio ripensamento in sede legislativa”.
“La devastazione e l’oltraggio al bene essenziale della salute e dei beni comuni – continua il comitato – sono oggi favoriti da una malintesa liberalizzazione, ignara nell’applicazione dei limiti e vincoli, che pure nello stesso decreto Monti sono esplicitati, e da assolutamente inadeguati o inesistenti controlli e vigilanza. L’Unione europea ha una carta di diritti fondamentali della persona che vengono gravemente violati. Le autorità locali e di sicurezza si manifestano sorde, inerti o inefficaci nell’esercitare doveri di interesse pubblico a tutela di diritti essenziali e particolarmente protetti dalla stessa nostra Carta Costituzionale. Norme disattente alle gravi realtà cittadine, afflitte da frastuono notturno di masse vocianti, norme che ignorano i dati di scienza sulla grave nocività del rumore e della mancanza di riposo, possono ancora essere corrette. Non si dimentichi che i bilanci della sanità dipendono anche dalle misure che vengono chieste. Non si confonda la depenalizzazione per casi di qualche episodico suono troppo alto di un televisore domestico di vicinato, con il frastuono antropico delle incontrollate movide alcoliche. Non si tolga ai cittadini uno dei pochi efficaci strumenti di difesa del diritto al riposo e alla salute che l’ordinamento specificamente assicurava”.
“La preghiamo, Signor Presidente – si legge nella lettera a Napolitano -, di vigilare con la Sua alta funzione, affinché non si consolidino norme e pratiche che di fatto facilitano interessi criminali e penalizzano cittadinanze che nella legalità intendono serenamente e gioiosamente vivere. Se Ella vorrà riceverci, saremmo lieti di rappresentare a Lei, come ad altre decisive sedi istituzionali, non solo disagio ma anche proposte costruttive, su questo come su altri temi rilevanti, per il raggiungimento del bene comune”.