
Mercoledì (11 giugno) al ridotto del Teatro del Giglio, ha avuto luogo il terzo incontro sul piano strutturale, dedicato a Il valore e il ruolo della città antica. Fra i partecipanti anche Francesco Petrini che così commenta: “Ho assistito con piacere e profitto alla lodevole iniziativa promossa dall’amministrazione comunalee della quale la stampa locale ha dato ampia notizia. Mi ha particolarmente colpito l’appassionato e applaudito intervento della dottoressa Filieri, del quale riporto tre frasi appuntate che condivido in pieno: Il grande patrimonio artistico della nostra Città deve trasformarsi in risorsa; Lucca non ha solo le Mura, uniche al mondo, ma tutto il suo passato è visibile; L’amministrazione comunale deve mettere intorno a un tavolo le persone che possono dare una mano. Ho sempre pensato che le cinquecentesche mura di Lucca corrispondono a tutti i sei criteri indicati dall’Unesco per il riconoscimento di Sito patrimonio dell’umanità”.
“Ma non solo – prosegue Petrini – Tutto il territorio delle Sei Miglia, percorso dal pubblico condotto costruito dalla Repubblica lucchese nel secolo XIV, che attraversa la città murata per gettarsi poi nell’Ozzeri, avrebbe la dignità di patrimonio dell’umanità al pari della Val d’Orcia che ebbe questo riconoscimento 10 anni fa. Si consideri il territorio delle Sei miglia a partire dalle propaggini delle Pizzorne ove si possono ammirare le Ville dei più importanti Signori lucchesi, prima mercanti poi nobili, dei secoli XVI e XVII (Spada, Bernardini, Orsucci, Buonvisi, Diodati, Guinigi, Cittadella, Mansi), si prosegua dall’incile del pubblico condotto in Ponte a Moriano fino all’ex Jutificio Balestreri (1880), monumento di Archeologia industriale da riconoscere quale bene culturale, per arrivare infine all’ex Niemack poi C.C.C. (1886, 1904) dell’Acquacalda (che merita uguale riconoscimento). Qui finiscono i Sobborghi e appaiono maestose le Mura contornate dal verde degli spalti, qui si mostra all’ammirazione del visitatore una città dal grande passato e dall’incerto futuro: un patrimonio urbanistico “visibile”, appunto, ma la cui lettura va guidata come ci si propone di fare con la nascita del museo della città nel Palazzo Guinigi (come e quando?). Per trasformare l’incommensurabile patrimonio che i nostri antenati ci hanno lasciato (e che noi dobbiamo lasciare ai nostri figli e nipoti) in risorsa c’è bisogno di programmazione, di manutenzione, di un approccio culturale polivalente. Negli ultimi 40 anni molto si è fatto (ce l’ha efficacemente mostrato, il 14/VI scorso, la dirigente ingegner Antonella Giannini) e i buoni propositi non mancano. Ma inquieta l’incerta governance di questo complesso processo di salvaguardia e qualificazione del nostro territorio”.
“Mi riferisco – chiude – alle ultime vicende che riguardano l’amministrazione e mi chiedo e lo chiedo al primo cittadino: come è possibile amministrare la cultura senza affidarne la delega a una personalità di grande spessore che sappia “mettere intorno a un tavolo” e coordinare “le persone che possono dare una mano”? Se l’assessora Alda Fratello è dimissionaria, possibile che Alessandro Tambellini, su tante cose affaccendato, pensi di risolvere il problema prendendo per sè la delega alla cultura? Possibile che non si trovi fra gli intellettuali e gli artisti Lucchesi chi sia in grado (e sia ovviamente disposto) di svolgere tale impegnativo compito? Possibile infine che si continui a dimostrare incertezza redistribuendo incarichi (penso ai Piuss) fra i vari assessori? Dico tutto ciò senza forzature polemiche e sperando di dare un contributo a questa amministrazione che ho sempre sostenuto e le cui sorti mi premono, perchè mi preme il futuro della mia, della nostra, città”.