Commercio, chiusure doppie rispetto alle aperture

19 giugno 2014 | 11:37
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Commercio, chiusure doppie rispetto alle aperture
Commercio, chiusure doppie rispetto alle aperture
Commercio, chiusure doppie rispetto alle aperture

La crisi del commercio continua anche nel 2014: nei primi quattro mesi di quest’anno sia a Lucca città che in provincia il saldo tra nuove aperture e chiusure è ancora negativo. I numeri, frutto dell’Osservatorio Confesercenti, sono più che eloquenti: per quanto riguarda la provincia, le imprese del commercio al dettaglio che hanno cessato da gennaio ad aprile sono state 122 (con un saldo negativo rispetto alle aperture di 62 unità). Non va meglio a Lucca dove le chiusure sono state 27 e le aperture solo 18. “L’emorragia di imprese – commenta il presidente della Confesercenti Lucca, Alessio Lucarotti – non si ferma, anche se si evidenzia qualche piccolo segnale di speranza. Il commercio è schiacciato dalla crisi dei consumi interni, segno distintivo di questa recessione italiana. A questo bisogna aggiungere una liberalizzazione degli orari e dei giorni di apertura delle attività commerciali che non ha eguali in Europa, e che favorisce solo la grande distribuzione”.

Analizzando con attenzione i numeri, si conferma il momento nero per i negozi di abbigliamento e calzature: meno 13 il saldo tra aperture e chiusure in provincia, meno 3 a Lucca. Ma anche i settori del turismo sembrano accusare la crisi. Dice ancora il presidente di Confesercenti. “Il comparto del turismo è ancora in difficoltà. Nei primi quattro mesi dell’anno il settore alloggio, comprensivo di alberghi ed hotel, ha visto chiudere 21 imprese in provincia e 4 a Lucca. Negativo (meno 20 in provincia e meno 7 in città) anche il dato dei bar. Stessa tendenza per i ristoranti: meno 10 in provincia e meno 4 a Lucca. Dati negativi sui quali influisce il proliferare di pubblici esercizi che alla fine non hanno resistito al mercato. Se a questo si aggiunge una tassazione quasi punitiva (basta citare rifiuti e suolo pubblico), ecco spiegato il saldo negativo anche in questa tipologia commerciale”. Ma in questo quadro spicca anche qualche segno più. “Il commercio sembra essersi ormai avviato verso una fase di destrutturazione che premia i comparti che presentano meno spese di impresa. Ecco il caso del segno più per le imprese che operano con vendite on line”. E il futuro? “Nel 2013 i consumi sono stati di oltre 57,7 miliardi inferiori a quelli registrati nel 2008 in Italia. Nonostante la cattiva partenza (con un calo di 1,8 miliardi di vendite commerciali nei primi quattro mesi dell’anno) secondo le nostre stime il 2014 porterà una timida variazione positiva dei consumi, nell’ordine dei 3 miliardi, anche grazie al bonus fiscale ai lavoratori dipendenti. Una piccola speranza – conclude – arriva da un rapido rinnovamento generazionale: il 40% delle nuove imprese di commercio e turismo è giovanile. E’ la dimostrazione della voglia di non arrendersi dei nostri ragazzi che, di fronte a un tasso di disoccupazione dei giovani che macina record su record, scelgono la via dell’auto-impiego. Adesso cerchiamo di tenerli sul mercato, in primo luogo evitando batoste fiscali, e chiedendo alle banche di dare fiducia al settore con un accesso al credito ormai impossibile per i piccoli”.
Ed i temi della crisi e del rilancio del commercio sono stati al centro dell’assemblea nazionale di Confesercenti che si è tenuta martedì a Firenze. Presenti il presidente di Confesercenti Lucca Alessio Lucarotti e quella della Versilia Esmeralda Giampaoli. “Abbiamo lanciato un ennesimo appello al governo – spiega Lucarotti – perchè consideri il commercio e le piccole imprese una priorità per il Paese. Crediamo che debbano essere rivisti alcuni passi come quello della liberalizzazione senza regole. La Regione deve tornare ad avere voce in capitolo sulla legge del commercio tenendo conto delle logiche e delle necessità territoriali specifiche”. Anche il turismo deve essere considerato sotto una diversa luce. Ancora Lucarotti. “Fino ad ora abbiamo giocato male, credendo che bastassero i nostri tesori paesaggistici e monumentali per fare la differenza. Ma così non è. Le nostre imprese del settore pagano rispetto ai loro competitors europei un prelievo Iva eccessivo, la mancanza di sgravi per destagionalizzare e l’arretramento infrastrutturale. E’ il momento di cambiare marcia, sopratutto in Toscana dove ancora il turismo sembra reggere”.