Petrini: “Cultura, serve fare rete non inventare eventi costosi ed episodici”

Lucca, l’urbanistica e la cultura. Dopo l’ennesimo incontro sul piano strutturale, stavolta dedicato al paesaggio rurale, interviene ancora Francesco Petrini, che così commenta la giornata di lavori: “Anche stavolta ho potuto assistere ad una serie di interventi molto interessanti che hanno seguito e arricchito le indicazioni contenute nella bella prolusione dell’architetto Gilberto Bedini il quale ha felicemente definito (citando fra gli altri Michel de Montaigne) il territorio delle Sei Miglia un giardino da restaurare. E di restauro c’è urgente bisogno se si pensa al drastico e inarrestabile consumo del territorio rurale, causato, fra l’altro, dalla cementificazione selvaggia degli ultimi 50 anni. Ma quello che mi ha colpito e che mi ha riportato ai miei interessi e ai miei impegni attuali è stato l’accordo di tutti gli illustri Relatori in merito alla necessità di adottare una “visione sinergica fra città e campagna” (architetto Francesca Lazzari), di considerare funzionale alla difesa del paesaggio rurale la salvaguardia dei “beni culturali, estetici, identitari” (professor Massimo Rovai), di adottare metodologie di intervento capaci di affrontare, in un’ottica di programmazione, la complessità dei problemi. Così prendo l’occasione per ritornare, ampliandolo, al mio intervento di 15 giorni fa sul patrimonio artistico e culturale della nostra città. Perchè anche qui c’è bisogno di programmazione, di sinergia, di visione complessiva dei problemi”.
“Il 14 giugno (Leggi qui l’intervento) – ricorda – ho parlato di riconoscimento di patrimonio dell’umanità per “tutto il territorio delle Sei Miglia”; di “bisogno di programmazione, di manutenzione, di un approccio culturale polivalente”. Infine ho manifestato la mia inquietudine per “l’incerta governance di questo complesso processo di salvaguardia e qualificazione del nostro territorio”. Ora faccio pochi esempi. A Lucca non mancano i musei e i monumenti storici visitabili, alcuni hanno sede in palazzi bellissimi e contengono complessivamente un patrimonio artistico di indiscusso valore. Non so quanto siano frequentati dai turisti e conosciuti dagli stessi cittadini lucchesi. Certamente, e mi riferisco a quelli di proprietà e gestione pubblica, ci si limita sostanzialmente a mantenerli in vita senza progettualità. Se il visitatore accede al museo nazionale di Villa Guinigi e si fa un’idea di Lucca pre-romana e romana (ma non solo), perchè non invitarlo a passare dal cosiddetto Must che dovrà diventare il museo della città, nel vicino Palazzo Guinigi (fra l’altro finalmente sono arrivate, grazie alla Fondazione della Banca del Monte, le risorse per il progetto di archeologia industriale che dovrebbe illustrare la Lucchesia dell’industrializzazione, fra fine Ottocento e inizi Novecento), potendo contestualmente visitare l’annessa fantastica torre alberata? E poi percorrere la via Sant’Andrea, per cimentarsi, volendo, nella salita della torre delle Ore? Del resto, per questi ultimi tre siti mi pare sia già adottato un biglietto unico”.
“Ma tutti i musei, i monumenti e i luoghi pubblici o privati, che permettano una lettura consapevole del nostro passato e perciò siano propedeutici a una visita ragionata della città, dovrebbero essere collegati, prevedendo anche un Sito unico per tutti e fornendo opportuno materiale mirato a una variegata utenza di turisti italiani e stranieri e di scolaresche in gita. Cito: la pinacoteca nazionale di Palazzo Mansi, il complesso museale della cattedrale e della chiesa di San Giovanni, il museo della cattedrale, l’orto botanico, la Domus Romana, il giardino Pfanner. E poi ci sono alcune istituzioni peculiari di grande importanza, penso al museo casa natale di Puccini e al museo italiano del fumetto e dell’immagine, legato quest’ultimo a un evento non episodico e di grande richiamo a livello internazionale qual’è Lucca Comics. Sull’idea di una cultura fondata invece su eventi episodici per i quali si impegnino risorse pubbliche, salvo poi a lamentarsi che non ci sono soldi per mantenere e valorizzare il patrimonio esistente, inutile che mi soffermi. Anche quest’aspetto riguarda la governance di qualsiasi politica culturale nazionale e locale sulla quale ogni cittadino consapevole deve vigilare”.