Pos obbligatorio, Confesercenti: “Utili dimezzati”

30 giugno 2014 | 11:27
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Pos obbligatorio, Confesercenti: “Utili dimezzati”

Da oggi (30 giugno) scatta l’obbligo per commercianti, pubblici esercizi, artigiani e studi professionali di dotarsi del Pos per accettare pagamenti effettuati attraverso le carte come i bancomat, obbligo per importi superiori ai 30 euro a prescindere dal fatturato dell’impresa. Ovviamente il cliente è ancora libero di pagare in contanti, ma nel caso voglia usare la carta l’esercente la deve accettare. L’obiettivo di questa rivoluzione è quello di tracciare il più possibile i pagamenti evitando l’evasione. Operazione che, però, viene criticata dalla Confesercenti che mette sul tavolo della discussione le cifre.

“Gli imprenditori si troveranno a sostenere aggravi di circa 1.700 euro l’anno ciascuno secondo le stime del nostro ufficio economico – spiega Adriano Rapaioli, responsabile ufficio legislativo Confesercenti Toscana Nord – stime che tengono conto di canoni, commissioni, costi di installazione e di utilizzo di una nuova postazione Pos per una impresa media che realizzi 50mila euro di transazioni elettroniche ogni l’anno. Così com’è configurato, l’intervento per favorire la moneta elettronica è squilibrato poiché sposta l’intero onere dell’operazione sugli esercenti; banche, poste e uffici della pubblica amministrazione continuano invece ad essere restii ad accettare le transazioni elettroniche”. Ma per la Confesercenti i problemi riguardano soprattutto i piccoli commercianti, gli ambulanti ad esempio, o quelle categorie che lavorano su margini di guadagno minimo. “I costi di utilizzo e installazione dei Pos – dice – hanno un’incidenza ancora maggiore per gli esercizi caratterizzati da pagamenti di piccola entità e da piccoli margini, come i gestori carburanti, i tabaccai, gli edicolanti, i bar ed altri, che vedranno il proprio utile dimezzarsi o azzerarsi, andando addirittura in rosso. Non dimentichiamo che in Italia abbiamo commissioni che si aggirano intorno all’1,50-1,75% rispetto ad una media europea dello 0,25%. Basta fare due esempi – aggiunge il responsabile Confesercenti -. Un tabaccaio che incassa un bollo auto del valore di 100 euro e viene pagato con il bancomat; il suo margine di guadagno è di 1 euro, ma la commissione che paga è di 1 euro e 50. Stesso discorso per i benzinai che hanno ormai margini di guadagno intorno all’1%, anch’essi inferiori alle commissioni. E che deve fare il piccolo ambulante che magari paga il canone fisso per un Pos per effettua due o tre operazioni l’anno?”. A tutto questo, però, si aggiunge il paradosso dell’assenza di sanzioni. “Per ora non sono previste – conclude Adriano Rapaioli – per coloro che non si mettono in regola. Certo che con questo martellamento, il timore che poi possano essere introdotte c’è. Per questo come associazione chiediamo che l’obbligo sia associato ad un intervento di riduzione delle commissioni. E, magari, legare l’obbligo stesso ad un limite di fatturato per non penalizzare i piccoli. Ancora meglio percorrere la strada degli incentivi fiscale da riservare alle imprese e ai consumatori che usano carte di debito e di credito”.
Anche Conflavoro Pmi protesta contro le recenti “gabelle” del Pos e del canone per i professionisti che hanno computer o tablet: “Come se non bastasse – dice il presidente Roberto Capobianco –  il mare di scadenze fiscali nel quale l’imprenditore cerca di sopravvivere in questo mese, ci si è messa pure la Rai a fare salire ulteriormente la pressione ad imprese e professionisti con la montagna di lettere sul pagamento del canone sull’utilizzo dei pc ed in contemporanea anche il governo ci ha messo del suo con l’obbligo del Pos per i commercianti. Inaccettabile, assolutamente inaccettabile, non è possibile che ancora una volta le imprese ed i professionisti siano presi di mira da iniziative e provvedimenti irragionevoli ed ingiusti. Ancora più grave se si pensa il momento di crisi che tutto il sistema economico sta attraversando e che come è stato purtroppo rilevato in questi giorni, per ogni impresa che nasce ne muoiono due. Troppa superficialità nel voler scaricare sempre sugli imprenditori e professionisti obblighi continui che non fanno altro che strangolare ulteriormente ed ha creare questo sentimento diffuso di scoramento e di vera e propria persecuzione”, Continua poi il Presidente Roberto Capobianco: “Si è pensato ad obbligare le imprese ad accettare i pagamenti tramite Pos fino a 30 euro per decreto legge, ma nessuno si è posto il problema delle commissioni, sempre fra le più alte d’Europa tanto per non cambiare, ne il governo ha posto in essere iniziative per vedere la riduzione dei costi di esercizio dei sistemi di pagamento automatici. Comprendiamo perfettamente che questo provvedimento è stato preso con il preciso intento di andare a limitare ancora di più l’utilizzo del denaro contante, in una futura ipotesi di ulteriore riduzione degli acquisti fatti mediante l’utilizzo della moneta in favore dei sistemi elettronici; ma non si vede dall’altra parte nessuna incentivazione verso le imprese per l’utilizzo di questo sistema ed anzi solo un ulteriore costo che grava sulle spalle degli esercenti”. Ma il presidente Capobianco non è tenero nemmeno dei confronti della Rai: “Ancora peggio è l’iniziativa della Rai, sia per la tipologia di richiesta che per il metodo; infatti non si possono mandare milioni di lettere minatorie per pretendere addirittura qualcosa di non dovuto ed anzi anche nei casi in cui è dovuto è quantomeno controverso, costringendo gli imprenditori a dover fare file interminabili o stare in attesa di centralini impazziti per avere delle risposte e dei chiarimenti. A tal proposito gli sportelli di Conflavoro Pmi sono a disposizione di tutte le imprese e professionisti che abbiano dubbi e ricordo che nessuna somma è dovuta alla Rai per i pc utilizzati solo per uso professionale. Questo modo di operare è contrario al buon senso e vergognoso in un paese civile, una maniera per scaricare su altri le proprie inefficienze e su questo chiediamo un intervento celere da parte del governo. Detto questo però, è evidente che questa è solo la punta dell’iceberg, l’evidenza di un modo di pensare, di una mentalità che vede nel popolo delle partite iva un bersaglio da caricare di obblighi continui e che invece sta diventando una specie in via di estinzione che dovrebbe essere protetta e tutelata. E’ proprio la mentalità che deve cambiare nel nostro paese, la mentalità dei burocrati che continuano a vedere nelle imprese un soggetto da tartassare con continui ed inutili vessazioni. La crisi è senz’altro uno dei fattori predominanti della desertificazione del tessuto imprenditoriale nel  paese, ma al secondo posto sta certamente una pubblica amministrazione che ha reso quasi impossibile fare impresa in questo paese, se davvero vogliamo cambiare verso è assolutamente necessario che lo stato e la pubblica amministrazione cambi mentalità verso le imprese”.

VIDEO – Il servizio su DìLucca
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