Elettrodotto, fallisce il tavolo: si farà inchiesta pubblica

di Roberto Salotti
Il tavolo di concertazione a Firenze dura meno di due ore, perché i Comuni e i tecnici dei comitati fanno muro contro Terna: se l’elettrodotto nell’Oltreserchio è necessario, affermano, lo dicano gli esperti, preferibilmente un centro di ricerca o una università, attraverso uno studio che integri quello finora allegato al progetto di Terna. Posizioni fin troppo distanti da quelli dell’azienda, presente all’incontro di questo pomeriggio. Posizioni perfino stridenti con l’obiettivo stesso del tavolo di concertazione che sarebbe dovuto servire a valutare eventuali correttivi al progetto, come proposto dalla società. Tanto che sono stati gli stessi funzionari della Regione Toscana a doverlo far notare, prendendo atto delle posizioni ancora distanti delle parti coinvolte – enti e cittadini da un lato, Terna dall’altro. Di conseguenza adesso si riapre la strada all’inchiesta pubblica, richiesta sia dalla Regione e dai Comuni e giacente ancora al ministero. Di fatto, però, la proposta di un tavolo di concertazione avanzata da Terna aveva indotto il ministero a sospendere la pratica che ora inevitabilmente sembra l’unica possibilità per procedere oltre. Una vittoria anche per i comitati, perché se ci sarà il via libera ufficiale all’inchiesta pubblica il loro coinvolgimento nella discussione complessiva sul progetto è assicurato.
“Le posizioni delle istituzioni e dei rappresentanti dei comitati – commenta il sindaco Alessandro Tambellini, appena lascia la riunione alla quale ha partecipato anche l’assessore ai lavori pubblici, Francesca Pierotti – sono rimaste concordi e ancora molto distanti da quelle di Terna, soprattutto sulla valutazione della necessità o meno di realizzare l’elettrodotto”. La società, infatti, ha continuato a sostenere che l’infrastruttura è necessaria, per adeguare quella esistente e che è obsoleta e non più in grado di rispondere alla richiesta di fabbisogno energetico, arrivando a paventare il rischio “blackout” in mancanza di interventi risolutivi. Comuni e i tecnici dei comitati inviati dai cittadini, tuttavia, non sono d’accordo e anzi mettono nel mirino anche le cifre date da Terna: 10 milioni di risparmio all’anno per un’opera che costerà 40 milioni. Continuando a sostenere necessaria “l’opzione zero”: ovvero, niente nuovo elettrodotto, riqualificazione e graduale smantellamento di quello già esistente nella zona di Maggiano.
Non è servito nemmeno accennare più di tanto alle questioni ambientali e paesaggistiche per convincere i tecnici della Regione a chiudere la seduta, dove c’è anche chi ha sollevato le questioni sulle procedure di Vas, in merito alle quali anche Legambiente, che non era presente all’incontro, aveva già sollevato alcune obiezioni. “Tutte le questioni sono state sollevate – ha detto il sindaco Tambellini – ed è stata anche riproposta la richiesta di attivazione dell’inchiesta pubblica”. Una strada che a questo punto appare obbligata e dovrebbe giungere senza altri intoppi.
E’ quanto almeno sperano e chiedono i Comuni e i comitati che oggi si sono di nuovo confrontati con la Terna. Con l’inchiesta pubblica, hanno sostenuto, si potrà valutare la necessità o meno dell’elettrodotto. Non solo con il confronto, ma, più in particolare con uno studio da affidare a terzi. Lo ha proposto in particolare il rappresentante del Comune di Camaiore, l’assessore ai lavori pubblici Simone Leo, che rilancia: “E’ una possibilità prevista dall’inchiesta pubblica – sottolinea – che ha come obiettivo quello di rivalutare per intero il progetto. Se il punto è stabilire se l’elettrodotto serve o non serve, credo che la cosa migliore sia affidarsi a tecnici specializzati, che potrebbero essere quelli di un centro di ricerca o di una Università. Si tratterebbe di una valutazione con il carattere di terzietà che potrebbe fornire gli strumenti per una interpretazione chiara. Non c’è infatti soltanto la questione del possibile interramento della linea, si tratta di discutere della sua stessa fattibilità o necessità”.
Su questo le posizioni dei 5 Comuni coinvolti (Lucca, Massarosa, Camaiore, Vecchiano e San Giuliano Terme) sono comuni. “E’ stata ribadita – sottolinea l’assessore Leo – la necessità di procedere nell’inchiesta pubblica, per coinvolgere al meglio anche le popolazioni interessate da un progetto importante e che potrebbe avere un grandissimo impatto sul territorio”.
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