Lazzeri: (Ncd): “Lucca, emergenza liste d’attesa nei nido”

1 luglio 2014 | 14:17
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Lazzeri: (Ncd): “Lucca, emergenza liste d’attesa nei nido”

Emergenza liste di attesa negli asili nido. Secondo i dati diffusi dal consigliere regionale Pd-Ncd Gian Luca Lazzeri a Lucca il dato sfiora il 31,4% di domande non soddisfatte, e 37,9% nel pubblico. “All’inizio dell’anno educativo 2012-2013 (ultimi dati disponibili tratti dal rapporto 2014 della Regione Toscana Dal nido alla scuola superiore) nell’area che comprende i comuni di Lucca, Altopascio, Capannori, Montecarlo, Pescaglia, Porcari e Villa Basilica – sostiene Lazzeri – non è stato soddisfatto quasi il 33% delle domande di iscrizione presentate per servizi educati per l’infanzia (asili nido e servizi integrativi)con liste d’attesa che all’inizio dello stesso anno arrivavano a 363 bambini fra i 3 e i 36 mesi di vita su un totale di 1.201 domande. L’impegno della Regione Toscana con il Progetto Pegaso da solo non basta serve un intervento mirato per quei comuni dove le liste d’attesa ostacolano la conciliazione tra la vita familiare e quella lavorativa”.

“Il dato delle domande non soddisfatte nella piana di Lucca – sottolinea – appare superiore a quello regionale che si attesta sul 22,8%. Una cifra che appare più critica se guardiamo alla provincia di Lucca in riferimento ai servizi privati dove la percentuale di domande non soddisfatte sale al 37,9% (nel privato invece è inferiore: 0,7%) e che colloca la provincia lucchese al secondo posto per domande inevase dopo quella di Grosseto (36,2% di domande non soddisfatte, 44,8% nel pubblico). Al terzo posto invece Livorno (27,6% di domande non soddisfatte, 31,3% nel privato). Mentre la retta media per un nido fruito per oltre 7 ore giornaliere nella provincia lucchese è di 547 euro, cioè sopra la media regionale di 526 euro al mese. A fronte di questa emergenza la Regione ha risposto con soluzioni tardive e burocratizzate. Un esempio? L’indagine sui fabbisogni della scuola dell’infanzia, promossa a ridosso dell’estate, per valutare l’attivazione del Progetto Pegaso anche per le scuole dell’infanzia per l’anno scolastico 2014-2015 che inizierà fra 3 mesi. Oltre al palese ritardo, la strada per l’attivazione del progetto è rallentata dalle barriere burocratiche che rischiano di scoraggiare soprattutto i piccoli comuni a mettere mano ai pochi strumenti di cui la Regione li ha dotati. Nella collezione dei provvedimenti a scoppio ritardato c’è anche l’avviso pubblico per realizzare i buoni servizio nell’anno educativo 2014/2015: un massimo di 250 euro mensili da riconoscere alla madri con figli (da 3 a 36 mesi d’età) che si trovano ancora nelle liste d’attesa pubbliche. Il buono andrebbe a coprire parte del costo dell’iscrizione in una struttura privata accreditata ma il limite del provvedimento è evidente: non si tiene conto dei comuni (specie quelli montani, piccoli o insulari) dove non siano presenti né asili nido pubblici né privati. Ma la perla è il ricorso alla Corte Costituzionale con cui la Regione Toscana ha impugnato (per conflitto di attribuzioni nella potestà legislativa) il Dpr 89 del 20 marzo 2009 che permetteva nei comuni di montagna e in quelli piccoli e insulari, privi di asili nido, la possibilità di accogliere nelle sezioni delle scuole materne anche i bambini di età compresa fra i 2 e i 3 anni. L’opportunità riduceva il disagio delle famiglie, con bambini sotto i 3 anni, che non avrebbero saputo diversamente dove rivolgersi per i relativi servizi. La Corte Costituzionale ha dato ragione alla Regione Toscana dichiarando che la materia era di sua competenza legislativa e la Regione per tutta risposta quest’anno non ha attivato nessuna disposizione per colmare il vuoto lasciato dalla norma statale”.
“Per questo motivo – conclude Lazzeri – per i comuni dove le liste d’attesa dei nidi sono maggiormente critiche e per quelli dove sono assenti strutture educative per la prima infanzia, richiedo l’attivazione urgente di un progetto regionale che permetta l’inserimento di bambini di età compresa fra i 2 e i 3 anni nelle scuole dell’infanzia dove ci sia un numero di iscritti inferiore a quello previsto in via ordinaria, in modo da ridurre le liste d’attesa e i disagi di quelle famiglie e quelle madri che oggi conciliano con difficoltà occupazione lavorativa e famiglia”.