Nuovo piano strutturale, scontro sul futuro del centro

Mattinata cruciale per la discussione sul testo di avvio del procedimento del piano strutturale in sede di commissione urbanistica: e il confronto si fa subito acceso. Il tema forte intorno al quale si impernia la discussione è quello relativo alla destinazione finale e funzionale del centro storico. L’opposizione, in particolare, punta il dito contro un testo definito ingarbugliato e suscettibile di prestare il fianco ad interpretazioni bilaterali. L’accusa è in sostanza questa: il Comune sta spingendo per far diventare lo spazio raccolto dentro le mura un luogo ad uso e consumo dei soli turisti e comunque – è l’obiezione – il parcheggio scambiatore alle porte della città non serve per far rivivere il centro. L’assessore all’urbanistica Serena Mammini però non ci sta e respinge al mittente le critiche: “Nessuno sostiene che il centro storico debba diventare terra di conquista per i turisti – osserva – è chiaro che serve un’armonizzazione”.
L’idea di fondo pare dunque la medesima: il fulcro della città deve essere rivitalizzato. Le divergenze metodologiche però sono evidenti: “La nostra posizione è chiara – tuona Marco Martinelli, presidente del gruppo consiliare di Forza Italia -: sosteniamo da tempo la necessità di riportare alcune delle funzioni principali nel centro, plasmando le condizioni per una maggiore fruibilità. Il parcheggio da 1000 posti va fatto dentro la Manifattura Tabacchi, non fuori: in tal modo accontentiamo anche i residenti, perché gli spazi blu adiacenti potrebbero in questo modo diventare gialli”. La condicio sine qua non per Forza Italia è dunque questa: inutile creare afflussi verso l’interno delle Mura se poi mancano gli stalli. Il capitolo parcheggi pare il cavallo di battaglia anche di Roberto Lenzi (Idv), al solito uno dei più battaglieri: “Bisogna spostare le attività periferiche in luoghi comunque serviti bene. I parcheggi a due chilometri dalla città non servono a niente: Lucca non è Milano, queste distanze da percorrere a piedi non hanno senso”.
L’architetto Fabrizio Cinquini, uno dei tecnici che hanno partecipato alla stesura del piano, la pensa diversamente: “Il piano strutturale non è il piano regolatore. Abbiamo pensato ad una città intesa come capoluogo e poi ai singoli quartieri periferici: per non spopolare il centro storico c’è bisogno di fornire identici servizi fuori e dentro. Sul parcheggio scambiatore: non confondiamo quel tipo di funzione con la sosta dei cittadini. Dati precisi ci dicono che oggi il 70% dei flussi vengono da fuori: vanno incanalati prima, per ridurre l’impatto con gli abitanti della città. Il parcheggio scambiatore deve essere per forza più esterno, perché ha la missione di intercettare un altro tipo di fruizione”.
Il rapporto tra centro e periferia deve, giocoforza, risolversi in una vicenda di sinergie e compenetrazioni. Del resto basta dare una scorsa ai cinque obiettivi generali sanciti dal paragrafo Coesione ed accessibilità per accorgersene.
Le linee guida si sostanziano nei punti seguenti: attenta catalogazione del patrimonio immobiliare pubblico per fare un programma di interventi per la qualità dell’offerta degli spazi pubblici e servizi; progettazione o integrazione di centri di quartiere per i diversi settori della città; individuazione di centri ordinatori del territorio aperto (migliorare l’offerta di spazi pubblici); predisposizione di indicazioni per la formazione del piano settoriale per la scuola, sport e tempo libero, educazione e formazione; affermazione del ruolo centrale delle politiche della casa nella programmazione di interventi di edilizia residenziale che dovrà sostanziarsi nel sostegno a ceti deboli e alle nuove domande sociali.
L’architetto Gilberto Bedini, dal canto suo, propone di ridurre nettamente la gravitazione verso il centro storico, per evitare che i flussi veicolari e di persone risultino eccessivamente impattanti rispetto a quest’ultimo, il tutto però in quell’ottica armonica di cui parla l’assessore Mammini. Come dire: non è contemplabile una diminuzione verticale, bisogna trovare il giusto compromesso. Il concetto è riassunto bene dalla parole di Lucio Pagliaro, presidente Pd della commissione urbanistica: “Pensiamo all’Agorà – dice -: io non credo che debba essere la biblioteca degli 8mila che vivono dentro le mura, ma di tutta la città. Certo questo disegno si deve sposare col piano delle offerte di quartiere: l’anziana che vive ad Antraccoli deve poter fruire di un servizio analogo vicino a casa sua. Poi sono d’accordo sul bisogno di riportare gli uffici periferici in centro: vogliamo la stessa cosa, forse non riusciamo a capirlo”.
Ma c’è dell’altro, perché Lenzi trova che l’aspetto urbanistico non possa essere sovrapposto a logiche di carattere sociale: “Ci sono già molti locali inutilizzati che possono sopperire ad esigenze di questo genere. Il piano strutturale non deve essere caricato di valenze ulteriori”. Le parti si lasciano con un nulla di fatto: la maggioranza è certa della bontà del testo, mentre l’opposizione invita ad un lavoro meno frettoloso e più scrupoloso. La partita è ancora apertissima.
Paolo Lazzari
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