Il vescovo: “S. Paolino testimone di amore e servizio”

12 luglio 2014 | 17:00
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Il vescovo: “S. Paolino testimone di amore e servizio”

Una testimonianza della “Parola che salva”, uno sprone, ancora attuale, a vivere nel nome del Vangelo, a contemplare, a servire, ad amare. E’ questo che l’Arcivescovo Italo Castellani invita a riconoscere nella festa di San Paolino, vescovo e martire, patrono di Lucca e dell’Arcidiocesi. Monsignor Castellani lo ha sottolineato nell’omelia del Solenne Pontificale che si è celebrato oggi nella basilica di San Paolino, e che pubblichiamo di seguito integralmente.

Cari Amici,
la festa di San Paolino, Vescovo e martire, Patrono della Città di Lucca e dell’Arcidiocesi, ci riunisce insieme per onorare un testimone del Vangelo nella nostra terra di Lucchesia.
La sua memoria ci sprona ad essere noi stessi testimoni e annunciatori della Parola che salva, Gesù Cristo Vangelo di Dio, nell’oggi della nostra storia.
Consapevoli di questa nostra vocazione e missione, raccolgo simbolicamente volentieri il testimone di San Paolino, invitando la nostra Città ad assumere nella responsabilità e in suo onore un atteggiamento di fondo che genera tre gesti conseguenti: contemplare, servire, amare la nostra Città e il suo territorio.

“Contemplare”
È Papa Francesco che ci invita a questo atteggiamento quando, nella recente esortazione apostolica “Evangelii Gaudium”, scrive: “Abbiamo bisogno di riconoscere la città a partire da uno sguardo contemplativo, ossia uno sguardo di fede che scopra quel Dio che abita nelle sue case, nelle sue strade, nelle sue piazze. Egli vive tra i cittadini promuovendo la solidarietà, la fraternità, il desiderio di bene, di verità, di giustizia” (n.71).
In questa prospettiva la Città, il suo territorio, non è solo un luogo geografico: è piuttosto la trama delle relazioni vissute, la vita di un popolo, il “campo” (Mt 13,23) per usare un’espressione evangelica, dove la comunità dei credenti e tutti i cittadini, uomini e donne di buona volontà, sono chiamati perché venga ben curato e irrorato dalla Parola che salva.
Guardando Lucca e la Lucchesia di oggi, con realismo ma anche con speranza, non sfuggono le vulnerabilità crescenti.
Se da un lato aumentano coloro che scoprono e valorizzano la bellezza autentica della nostra Città, il fascino del nostro lungomare, l’amenità delle montagne, la peculiarità dei nostri borghi –insieme ad una diffusa solidarietà tra cittadini, che non assurge a cronaca– dall’altro stiamo assistendo ad un evidente sfilacciamento del nostro tessuto sociale.
Lo documentano sul piano sociale i tanti piccoli esercizi commerciali e laboratori artigiani che hanno abbassato la saracinesca, l’insolvenza di prestiti e mutui bancari, famiglie che si frantumano, anziani e ammalati nella solitudine soprattutto al momento del rientro a casa dopo un’ospedalizzazione sempre più veloce, giovani e non solo senza lavoro, migranti e richiedenti asilo che bussano alle nostre porte…
Lo documentano sul piano ecclesiale in particolare le numerose parrocchie senza parroco residente e la conseguente perdita di identità delle singole comunità, chiamate a ritrovare una nuova e non facile identità nelle ‘unità pastorali’ ovvero più parrocchie verso una sola comunità.
Il Dossier annuale della Caritas Diocesana recentemente pubblicato –che significativamente e all’insegna della speranza porta quest’anno il titolo “Grani e granai” – ci documenta tutto questo, che trovo ben sintetizzato nel pensiero di Papa Francesco: “Vi sono cittadini che attingono i mezzi adeguati per lo sviluppo della vita personale e familiare, però sono moltissimi i ‘non cittadini’, i ‘cittadini a metà’ o gli ‘avanzi urbani’” (EG n.74).
La nostra realtà, in scala minore rispetto ai grandi centri urbani, non registra moltissimi ‘non cittadini’, ‘cittadini a metà’, ‘avanzi urbani’.
Il fenomeno tuttavia esiste e va affrontato!
Per questo invito anzitutto ciascuno a uscire, ad ogni livello, da una diffusa polemica sterile, non costruttiva –che non esprime certo uno sguardo contemplativo della e sulla vita quotidiana– per ritornare ad assumere un atteggiamento comunitario di servizio e amore.
“Servire”
Sono diversi i “tavoli” che in questi anni le Istituzioni hanno promosso in risposta ai reali problemi emergenti sul nostro territorio: ricordo in particolare il ‘tavolo del lavoro’, il ‘tavolo della scuola-educazione’, il ‘tavolo dell’accoglienza’.
Questi “tavoli”, a ben pensare, rappresentano come un’‘ideale piazza’, che ci richiama l’antica ‘agorà’ greca, ove si affrontano e si discutono le questioni che stanno a cuore a tutti per la costruzione della ‘casa comune’ che è la Città, in modo inclusivo e a partire dai poveri come ci raccomanda Papa Francesco.
Tra le emergenze che avverto nel cuore, tutte tra loro strettamente intrecciate, mi preme focalizzare la nostra attenzione su lavoro, scuola-educazione, accoglienza, che in una ‘lettura contemplativa’ ci invitano in spirito di autentico servizio a: dare continuità e qualificare ulteriormente il metodo di lavoro collegiale sin qui sperimentato, stringendo ‘alleanze’ istituzionali e non, preziose per sprigionare idee e pensare insieme progetti innovativi; diffondere capillarmente la conoscenza delle tante lodevoli esperienze di solidarietà che sono in corso nell’ambito pubblico, come in quello ecclesiale e privato, particolarmente per iniziative del volontariato; mettere a fuoco – istituzioni pubbliche e private insieme – tre progetti pilota sul versante: lavoro, specificatamente in risposta alla disoccupazione giovanile; educazione nella scuola e nelle comunità ecclesiali, per una comunicazione non solo virtuale ma reale e viva tra persone e con il mondo globalizzato; accoglienza, per una risposta inclusiva di tutte le ‘diversità’, a cominciare dagli immigrati e profughi; ritrovare la ‘prossimità della corte’, tipica della cultura lucchese, mettendo in atto maggiore solidarietà di vicinato, che crea fraternità, con gesti semplici e di attenzione verso le persone più in difficoltà.
“Amare”
Amare la nostra Città e il suo territorio così come si ama una persona, la nostra famiglia.
Sappiamo bene, come ci ha insegnato il Signore Gesù e ci hanno testimoniato i primi evangelizzatori della nostra terra, che l’amore è l’evidente del cristiano.
Per questo mi preme ricordare che un vero discepolo del Signore Gesù è anche un buon cittadino; e che il cittadino che ama la sua città esprime nei fatti i valori che il Signore Gesù ha consegnato nel suo Vangelo.
A conclusione di questa celebrazione consegnerò la “Lettera ai Cristiani della Chiesa di Lucca per l’anno pastorale 2014-2015”.
“Effatà-Apriti” è una sola parola –a partire dall’episodio evangelico della guarigione del sordomuto (Mc 7,31-34)– che affido quest’anno alla nostra comunità ecclesiale.
“Effatà-apriti”, riassume in sé tutta la missione di Cristo: Dio si è fatto uomo perché l’uomo, reso interiormente sordo e muto dal peccato, ritorni di nuovo capace di ascoltare la voce di Dio, la voce dell’Amore che parla al suo cuore. E così impari, parlando a sua volta il linguaggio dell’amore, a comunicare con Dio e con gli altri.
Se il Vangelo non si “ascolta” come Parola di Dio in rapporto alla vita,  si continua a percepire Dio lontano e distaccato, con tutte le conseguenze che seguono: l’incapacità a distinguere tra il bene e il male; tra ciò che è umano e ciò che è disumano; tra quello che provoca violenza e quello che genera amore; tra quanto fa l’uomo veramente felice e quello che rende l’uomo solo …
Con la consapevolezza che il nostro cuore è aperto dal Signore, chiedo con insistenza per il prossimo anno di metterci con decisione in ‘ascolto del Vangelo’ per sperimentare la forza liberatrice della Parola del Signore e condividere un ‘lettura contemplativa’ della vita quotidiana per scoprirne i “segni e germogli di speranza” che Dio continua a seminare a piene mani nei solchi della storia umana dei nostri giorni.
San Paolino, che ha speso tutta la sua vita sino al martirio per l’annuncio del Vangelo nella nostra amata Lucchesia, sproni tutti noi –ciascuno negli ambiti delle proprie responsabilità e del proprio lavoro–  a dare il nostro contributo per camminare insieme verso una società più giusta, solidale e pacifica, ove anzitutto i giovani siano ascoltati e valorizzati con l’obiettivo che nessuno di loro si perda. Amen.

Monsignor Italo Castellani
Arcivescovo di Lucca