Distretto cartario verso la sostenibilità ambientale

22 luglio 2014 | 14:02
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Distretto cartario verso la sostenibilità ambientale

Una nuova metodologia a livello europeo per valutare l’impatto ambientale di prodotti e servizi ed aiutare così i sistemi produttivi a produrre e i consumatori a scegliere prodotti con un minor impatto dannoso sull’ambiente. Il progetto di raggio nazionale, denominato PREFER, è finanziato dalla Commissione Europea attraverso il fondo Life plus con 1 milione e 500mila euro e vede come capofila l’Istituto di Management della Scuola Superiore Sant’Anna. PREFER deriva in particolare dalla Raccomandazione della Commissione Europea 2013/179/Ue, una guida sulle metodologie comuni per misurare e comunicare le prestazioni ambientali nel corso del ciclo di vita dei prodotti e delle organizzazioni. Il progetto introduce una nuova metodologia denominata PEF – Product Environmental Footprint che analizzerà l’impatto e quindi qualificherà le caratteristiche ambientali di almeno 8 prodotti selezionati in 8 diversi contesti produttivi italiani con l’intento di valorizzare i prodotti d’eccellenza del nostro paese.

Dal parmigiano allo spumante d’Asti all’abbigliamento, il progetto mira a rendere sostenibili a livello ambientale i prodotti made in Italy. Tra i distretti selezionati in Toscana c’è il cartario lucchese, relativamente al quale sarà elaborata l’impronta ecologica di prodotti appartenenti alla categoria del tissue come fazzoletti di carta, tovaglioli e asciugatutto. Del progetto, unico a livello nazionale, sono partner diverse regioni italiane e a promuovere e a seguire il progetto sul territorio della lucchesia oltre la Scuola Superiore Sant’Anna sarà il Comitato promotore di EMAS nel Distretto cartario composto dalla Provincia di Lucca, l’Associazione degli industriali della provincia di Lucca e dallo stesso Distretto, che favorirà la partecipazione delle imprese e promuoverà i risultati del progetto. Le imprese del settore saranno chiamate a partecipare a più livelli. Sono 5, e non ancora selezionate, le aziende pioniere incaricate di portare a termine il progetto sperimentale fino alla sua conclusione mentre moltre altre potranno partecipare a diverse fasi della sperimentazione. Molte già lo hanno fatto ma Assindustria invita tutte le aziende interessate a farsi avanti per concorrere a partecipare all’innnovativo progetto.
“Con questo metodo – spiega Fabio Iraldo professore sella Scuola Sant’Anna, – le imprese saranno supportate nel misurare l’impatto ambientale dei propri prodotti, ridurlo e comunicarlo correttamente al mercato. Quest’ultima fase è di fondamentale interesse per la Commisione Europea perchè ha l’intento di sensibilizzare e stimolare i consumatori a scegliere prodotti meno impattanti con conseguenze positive sull’ambiente. Misure, migliore e comunicare sono infatti gli obiettivi specifici di questa nuova metodologia. La misura dell’impatto e la sua comunicazione devono essere credibili e far superare al consumatore la sua diffidenza nei confronti di slogan pubblicitare senza base scentifica”. “Per elaborare una stima dell’impatto ambientale di un prodotto – prosegue Iraldo – questo deve essere seguito in tutto il suo ciclo di vita dalla culla alla tomba. Dall’estrazione delle materie prime, che fungono da input fino a quando il prodotto viene dismesso o ne viene recuperata una parte per poter essere riutilizzata a sua volta come input per la produzione di altri prodotti. Anche le distanze e i trsporti giocano un ruolo significativo nella valutazione del ciclo del prodotto.” La nuova metodologia mira quindi a valutare tutti gli impatti ambientali simultaneamente valutando il prodotto a 360° e per verificare se contribuiscono in meglio o in peggio sulle problematiche ambientali. La prima fase dell’iniziativa prevede l’analisi del ciclo di vita dei prodotti attraverso una raccolta di dati e di informazioni. Una seconda, prevederà la realizzazione di strumenti di ausilio alle imprese per l’applicazione della metodologia PEF (e-tools, banche dati di Distretto, etc.) e di iniziative di comunicazione e formazione aperte alle aziende partecipanti. “Questa metodologia- prosegue Iraldi – anche se ancora sperimentale e perciò non obbligatoria, è piuttosto complessa e può prevedere dei grossi sforzi da parte delle piccole aziende per applicarlo. E’ per questo che abbiamo deciso di aiutare le piccole/medie imprese applicando il metodo ai distretti che raccolto imprese minori sul territorio.
Per Claudio Romiti, direttore Assindustria Lucca, è importante che il distretto cartario lucchese lavori sulla sostenibilità delle sue produzioni nonostante i molti blocchi posti al distretto e ai numerosi svantaggi che il distretto ha rispetto ai concorrenti esteri. Tra gli altri uno svantaggio di tipo energetico, mancanza di infrastrutture e un sistema normativo farraginoso e una burocrazia complessa. “Ci vorrebbe un grande lavoro culturale sul fronte ambientale – commenta l’assessore all’ambiente Maura Cavallaro – bisogna rivedere sia il nostro modo di produrre per quanto riguarda gli industriali, sia di consumare per i consumatori. E’ necessario capire che non si può considerare tutto usa e getta. La scelta delle aziende di fare questo percorso è importante perchè riguarda il futuro del pianeta.”

Lucia Franceschini