Morto il partigiano Giannecchini. “Lasciato solo da tutti”

27 luglio 2014 | 15:14
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Morto il partigiano Giannecchini. “Lasciato solo da tutti”

E’ morto l’ultimo partigiano della Lucchesia. Lilio Giannecchini, comandante della Brigata Oreste, conosciuto con il soprannome di Toscano, si è spento all’età di 89 anni all’ospedale San Luca. Giannecchini, ex direttore dell’istituto storico della Resistenza, è morto attorno alle 22,30 di ieri sera (26 luglio), nell’anno in cui ricorrono i 70 anni della Liberazione di Lucca, celebrazioni dalle quali era rimasto escluso. “Giannecchini – spiega l’amico Bruno Rossi che fino all’ultimo non lo ha abbandonato – è morto in solitudine, lasciato solo dalle istituzioni. Ora la sua memoria sia preservata e le istituzioni gli riconoscano, almeno da morto, i suoi meriti e lo riabilitino di fronte all’opinione pubblica”. Parole amare pronunciate da Bruno Rossi poco prima dell’arrivo alla Camera ardente allestita all’obitorio del Campo di Marte. I funerali di svolgeranno domani pomeriggio (28 luglio) alle 15,30 nella chiesa di San Pietro Somaldi, in centro storico.

Lilio Giannecchini, per trent’anni direttore dell’Istituto Storico della Resistenza ed uno degli ultimi partigiani viventi, si è arreso alla malattia che in quattro mesi, dopo la caduta di bicicletta, lo aveva relegato a lungo in un letto di ospedale.
Tante le battaglie vinte nell’impegno durante la Resistenza ma anche dopo per restituire i fatti alla loro verità storica. Con grande preparazione, intelligenza ma anche con una caparbietà che, è inevitabile dirlo, lo ha isolato. Prima all’interno dell’Istituto Storico della Resistenza stessa, dalla cui carica di direttore era stato rimosso. E poi ancora in seguito, “dimenticato” durante le celebrazioni in memoria di don Aldo Mei, dei cui segreti Giannecchini è stato fedele custode per lunghi anni. Rimasto nell’ombra, non per causa sua, la sera del 23 dicembre del 2012 venne barbaramente aggredito mentre tornava alla Casa del Clero dove è rimasto a lungo ospite (L’articolo). Un pestaggio che Giannecchini ha sempre definito “fascista” e di “sicura matrice politica”, ma su cui gli inquirenti non hanno ancora fatto piena luce.
“Se ne va – sottolinea l’amico Paolo Bottari – lasciando tante questioni in sospeso e soprattutto, con la colpa, secondo il sottoscritto, della mancanza di una riabilitazione ufficiale della sua figura per quanto di buono ha fatto per tener viva la memoria dei caduti nella seconda guerra mondiale. Era un suo vanto quello di aver portato l’Istituto Storico della Resistenza di Lucca ad essere uno dei centri di documentazione più importanti della Toscana e l’aver realizzato più di quaranta monumenti alla memoria dei caduti su tutto il territorio provinciale. Vice-comandante della Brigata Oreste, in Liguria, Lilio o meglio Toscano come amava farsi chiamare, ha scritto pagine di storia, nella battaglia di Pertuso, protagonista della resa dei tedeschi in quelle terre ma soprattutto fino a che ha potuto ha dato il suo contributo di ricercatore e storico agli studi del secondo conflitto mondiale sulla nostra terra, non dimenticandosi mai di onorare le varie ricorrenze e provvedendo lui stesso al restauro e pulizia dei monumenti. Ma essere profeti in patria è difficile e dopo il suo allontanamento dalla guida dell’Istituto Storico della Resistenza – prosegue Bottari -, è stato volutamente dimenticato e abbandonato. Ma la memoria storica non si cancella e allora quando la salute ha cominciato a dare segni di cedimento, Lilio non si è mai arreso ma a sconfiggerlo, prima ancora che la morte, è stata la burocrazia che per lungo tempo gli ha impedito di esaudire il suo ultimo desiderio di potersi trasferire in Liguria. Una vera sconfitta per la macchina burocratica pubblica che, a dispetto delle buone intenzioni e delle tante persone in gamba che hanno cercato di dare una mano, ha avuto il sopravvento sul più coriaceo dei combattenti. Di questo ci rammarichiamo, quei pochi amici rimasti, al di là di strumentalizzazioni che in più tempi e anche di recente è stato fatto oggetto. Per lui qualcosa di più, la sua terra poteva fare”. Soltanto qualche giorno fa era andato a fargli visita il presidente del Consiglio comunale Matteo Garzella, dopo una accorata lettera di Bruno Rossi in cui si chiedeva di ammettere Giannecchini alle celebrazioni per i 70 anni delle Liberazione (Leggi). “Non trovo parole per definire l’imbarazzo e il dispiacere nell’aver visto Lilio abbandonato negli ultimi giorni di vita – commenta Bruno Rossi -: Giannecchini ha speso la vita per la Resistenza, quella con la erre maiuscola. Non si meritava dalla città questo trattamento”. La polemica arriva anche sul manifesto funebre preparato dall’associazione Ideali e Valori, presieduto da Bruno Rossi dove si legge che: “si dispensa dall’associarsi al nostro cordoglio tutti gli ipocriti, che tanto hanno contribuito al suo isolamento ed alla sua delegittimazione”. E nel giorno in cui si è celebrata la commemorazione della strage nazista di Pioppeti, a Sant’Alessio, se ne è andato uno degli ultimi pilastri della Resistenza a Lucca.
Solo in serata il cordoglio del presidente dell’Istituto Storico della Resistenza Stefano Bucciarelli: “L’Istituto storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea in provincia di Lucca – scrive Bucciarelli – si unisce al cordoglio delle autorità civili, delle associazioni partigiane e dei cittadini per la scomparsa di Lilio Giannecchini, antifascista e partigiano combattente, nostro socio ed ex-direttore del nostro istituto. Lilio ha contribuito fattivamente alla sua crescita, dagli anni Ottanta in avanti, più volte ha raccontato ai giovani le sue esperienze di giovane partigiano, ha stimolato gli enti locali nella promozione di una politica della memoria che valorizzasse luoghi e personaggi di quella storia antifascista e resistenziale su cui poggia ancora la nostra Costituzione. Lo salutiamo quindi, a nome di tutti i nostri soci, con l’auspicio che almeno a questo punto cessino polemiche e strumentalizzazioni”.