Arredo urbano e stemmi saccheggiati, si fa un censimento

A seguito alle notizie della scomparsa di stemmi dagli edifici del centro storico e al proliferare delle denunce di incuria degli arredi cittadini ad opera di associazioni e singoli cittadini che hanno a cuore l’immagine della città e la tutela del suo patrimonio storico artistico, sta prendendo corpo un progetto di campagna di censimento promosso dalla sezione lucchese di Italia Nostra, di cui è portavoce il presidente Roberto Mannocci e dalla Fondazione Ragghianti, grazie all’iniziativa e alla disponibilità del suo direttore Maria Teresa Filieri da concretizzarsi in collaborazione con la Soprintendenza. “E’ necessaria una ricognizione sistematica con foto e schede informative che conduca poi ad un progetto più ampio che includa successivamente il recupero, il restauro, la tutela, la conservazione e la valorizzazione di questo peculiare patrimonio storico e artistico della città, solo apparentemente minore”, afferma Maria Teresa Filieri che denuncia la scarsa attenzione al generale decoro urbano come dimostra anche il proliferare delle cassette delle lettere variegate e collocate in maniera casuale, delle tubazioni e dei cavi elettrici posizionati “come capita”, intonaci scrostati, nonostante esista un regolamento comunale che pare dunque non o male applicato.
“Italia Nostra, Fondazione Ragghianti e Soprintendenza offrono la loro disponibilità alla ricognizione, all’inventario ed alla documentazione dei beni – afferma Roberto Mannocci – ma successivamente è l’amministrazione cittadina a doversi fare garante della buona fruizione degli arredi, anche quelli privati, che di legge sono vincolati al pubblico godimento. In ciò vediamo auspicabile anche l’intervento e il supporto economico delle fondazioni bancarie e dei privati, come ad esempio gli studi professionali, che possono “sponsorizzare” restauri di opere localizzate in particolari quartieri cittadini”.
L’elenco segnalato delle emergenze cittadine è lungo e sconfortante: stemmi gentilizi, lapidi, statuette, targhe, edicole votive, paracarri, affreschi che risultano ora trafugati, ora deturpati o abbandonati all’incuria.
“Alcuni degli arredi di cui i cittadini denunciano la scomparsa sono in realtà stati rimossi dalla Soprintendenza per motivi conservativi. E’ il caso del “metro” lucchese, le sbarre in ferro che servivano per stabilire le misure di pettini, strette e tempiali dei telai lucchese, posti sulla facciata della Chiesa di San Cristoforo. Gli originali sono in soprintendenza restaurati e non possono esser ricollocati in sede ma apporre delle copie, per non impoverire l’immagine della città, sarebbe davvero necessario e non dovrebbe comportare una spesa eccessiva per l’amministrazione”, continua Mannocci.
Si è scritto che di questi arredi pregiati non esiste alcuna documentazione, censimento o catalogazione ma, afferma Filieri: “un inventario, seppur parziale per quanto riguarda almeno alcune tipologie di manufatti, ovvero delle edicole sacre, in realtà esiste e fu redatto in occasione della mostra Immagini di devozione a Lucca tenuta a Lucca nel 1988 organizzata dalla Fondazione Ragghianti, di cui era direttore allora Pier Carlo Santini, in collaborazione con la Soprintendenza e la Sezione didattica dei musei nazionali di Lucca. Possiamo dunque ripartire da questo importante inventario che fece conoscere opere inedite di Donatello e Civitali, per organizzare una campagna di ricognizione sistematica”.
Già allora, alla fine degli anni ’80, si denunciava l’incuria e la cattiva leggibilità delle figurazioni augurandosi che mostra e catalogo rappresentassero i primi passi di un’operazione a lungo termine volta a recensire, studiare e pubblicare queste importanti manifestazioni di arredo urbano.
Nel corso di quasi 30 anni di vita cittadina alcuni interventi sono stati realizzati ma le denunce di questi giorni risultano fondate soprattutto per il fatto che oltre allo scarso intervento di manutenzione e restauro proliferano gli atti vandalici e di furto. Realizzare un catalogo completo, pare l’unico modo per poter iniziare a fronteggiare quella che a tutti gli effetti è ormai avvertita come emergenza dalla quella parte sensibile della cittadinanza a cui sta a cuore il patrimonio storico artistico e l’immagine della città.