Scuola, precari in guerra. Verifiche su 60 candidati

5 agosto 2014 | 10:58
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Scuola, precari in guerra. Verifiche su 60 candidati
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Scuola, precari in guerra. Verifiche su 60 candidati
Scuola, precari in guerra. Verifiche su 60 candidati
Scuola, precari in guerra. Verifiche su 60 candidati
Scuola, precari in guerra. Verifiche su 60 candidati

di Paolo Lazzari
Sessanta nomi sorteggiati da un elenco che ne contiene 980, ovvero il numero complessivo delle domande pervenute al Ministero della Pubblica Istruzione per avere una cattedra all’interno di scuole per l’infanzia, primarie, medie o secondarie della Lucchesia: questo il procedimento che ha preso il via stamani (5 agosto), nella sede dell’ex Provveditorato agli studi, per vagliare eventuali irregolarità negli inserimenti nelle graduatorie pubblicate nei giorni scorsi. Il presupposto per le verifiche – che è comunque a discrezione dell’Ufficio scolastico provinciale, come stabilito nel decreto legislativo in materia – segue alle richieste di un nutrito gruppo di insegnanti precari, quasi tutti lucchesi o residenti in provincia da molti anni, per l’assalto alle graduatorie – soprattutto a quelle per la scuola dell’infanzia – da parte di candidati provenienti da altre province. Una circostanza che ha di fatto estromesso i candidati già in lizza non solo dalla possibilità di ottenere il ruolo, ma anche dalla semplice possibile di essere presi in considerazione per una supplenza annuale. Il tutto per effetto dell’aggiornamento triennale delle graduatorie stesse.

Fuori dalla sede dell’ex Provveditorato, già di primo mattino, i precari lucchesi rumoreggiano e si dicono pronti a dare battaglia: “Non vorremmo che questo controllo a campione diventasse solo un palliativo – dice una delle candidate, Scilla Cheli – anche perché sono stati sorteggiati molti nomi di insegnanti lucchesi. Non ne facciamo un problema di provenienza: non ce l’abbiamo con chi viene da altre zone ad occupare i posti, perché la colpa non è loro. E’ la legge che deve essere cambiata: bisogna fare in modo di tutelare coloro che lavorano stabilmente in un luogo da almeno cinque anni, chiudendo la possibilità di aggiornare le graduatorie di tutta Italia ogni tre anni o, almeno, ponendo dei filtri. Fino all’anno scorso c’era la possibilità di rimanere in carica per almeno cinque anni: ora non più.Un punto essenziale è quello della continuità: i programmi ministeriali mettono al centro l’esigenza che i bambini abbiano a disposizione una figura che rappresenti un punto di riferimento costante nel tempo. E’ evidente che così non può essere, oggi”.
Le candidate lucchesi, quasi tutte in lizza per un posto alla scuola per l’infanzia, si presentano accompagnate dai sindacalisti e si dicono pronte ad ingaggiare anche avvocati privati per tutelare i loro diritti: intanto è già stato richiesto l’accesso agli atti, ulteriore carta doverosamente da rilanciare, per almeno duecento domande “dubbie”. Il concetto viene spiegato bene da Angelica Pera, una candidata che è scivolata dal 30esimo al 282esimo posto in graduatoria: “Per avere certi punteggi una persona dovrebbe iniziare a lavorare a 19 anni. Io, che ne ho 29, mi sono laureata tre anni fa con il massimo dei voti e adesso vedo precluso il mio diritto al lavoro. Mi sorprende che le insegnanti di seconda e terza fascia non siano qui con noi oggi: o sono rassegnate o non capiscono la gravità del problema”.
Il problema, secondo i precari, sarebbe da ricercare in una legge nazionale che consente alla insegnanti che hanno lavorato “paritarie” di tutta Italia con nemmeno una decina d’anni di lavoro alle spalle di conseguire un punteggio identico o superiore a quello degli statali: “Si prestano a questo meccanismo – osserva Scilla Cheli – che impone una paga misera ed orari indicibili. Sono sfruttate e tolgono il posto a chi lavora e risiede nello stesso luogo da anni”.
Il problema, come accennato, non è certo di campanile. Prendiamo il caso di Maria Zuppardo, meridionale, dal 2002 residente a Lucca: “Ero la prima in graduatoria, ora sono scalata al 155° posto. Vengo dal sud, per cui non c’è alcuna recriminazione in questo senso, ci mancherebbe”.
Poi, alla presenza del dirigente dell’Ufficio scolastico regionale per Lucca, Adelmo Pagni, ci si prepara al sorteggio non senza ulteriori colpi di scena. Pagni spiega che lui ed i suoi uffici hanno già mostrato tutta la sensibilità sul caso, perché la legge pone il controllo a campione come facoltà e non obbligo. Ergo: per la normativa in vigore il dirigente che non lo pone in essere può comunque dichiararsi in pari con la coscienza e con i codici. “Ma lo abbiamo sempre fatto e continueremo a farlo”, dice Pagni, mentre le candidate ruggiscono il contrario: “Non è vero, è la prima volta che è pubblico, avete avuto paura”. Il sorteggio dei nominativi viene effettuato da un computer: la legge prevede di pescare il 4% delle domande, mentre l’Ufficio scolastico ha deciso di arrotondare al 5%. Alle candidate però, non va ancora bene: “Credevamo che fosse un 5% calcolato per ogni singola graduatoria – tuonano i rappresentanti sindacali – ma se il controllo viene fatto sulle 980 domande complessive l’effetto si disperde”. L’assalto alla diligenza, inoltre, si è verificato soprattutto in ordine alla scuola per l’infanzia. Dopo una decina di minuti di trattative e malumori sparsi, ecco la soluzione, dichiarata a gran voce da Pagni: “Sorteggiamo  60 nomi anziché 50, ma non chiedetemi di più”.
Il computer chiama al controllo almeno una decina di candidate lucchesi, una beffa, ma ci sta: “Giusto controllare tutte le graduatorie – ammettono le insegnati precarie – ma con questo metodo difficilmente sortiremo l’effetto voluto”.
Pagni ricorda che i nomi saranno pubblicati sul sito del Provveditorato e che, per ciascuno di essi, verrà richiesto agli Istituti di assegnazione di fare un controllo ulteriore sui requisiti d’accesso, ovvero punteggio e titoli. La Commissione è stata già scelta e si dovrebbe riunire nei prossimi giorni,anche se una data precisa ancora non c’è.
In pratica, oltre alla verifica da parte della commissione, verrà chiesto che ogni scuola, all’atto di assunzione, controlli i requisiti richiesti: “Noi lo chiediamo – dice Pagni – vedremo come si comporteranno”. In caso di dichiarazione mendaci in buona fede scatta l’esclusione dalla graduatorie; se invece c’è il dolo si ricorre al codice penale.
Non dovesse uscirne nulla, c’è sempre l’arma dei reclami presentati dai precari lucchesi per chiedere verifiche: “Devono concederlo – rincarano la dose le candidate – anche se tre anni fa lo chiedemmo per tre persone e ci dissero che non era possibile. Non importa: andremo avanti per vie legali e bloccheremo tutto. E’ in gioco la nostra sopravvivenza”.

FOTO – La commissione sorteggia le candidature da verificare

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