
Migliorare la governance del settore turistico, fornendo strumenti adeguati e al passo con i tempi (e con i visitatori della città), per rendere più appetibile Lucca e i suoi dintorni, inserendola nella rete dei villaggi digitali per una promozione che sia soprattutto 2.0. E’ questa la mission per il turismo locale, la cui prima fase operativa dovrebbe essere effettiva già a settembre, come annuncia l’assessore Giovanni Lemucchi (Leggi). Lo studio di settore affidato dal Comune alla Fondazione Campus si traduce finalmente in qualcosa di concreto. Il primo passaggio fondamentale riguarda la comunicazione e la promozione che oltre che con un sito della promozione del tutto rinnovato si svilupperà anche attraverso la diffusione di una App per smartphone in grado di guidare i turisti, anche quelli più esigenti, alla scoperta della città e delle sue straordinarie risorse. Una rivoluzione che sarebbe dovuta scattare entro l’inizio dell’estate e che dopo qualche ritardo dovrebbe diventare effettiva a breve (Leggi).
Un nuovo approccio tra l’altro centrale nel progetto LuccaAppeal Plan in cui la Fondazione Campus, oltre a tracciare un quadro delle criticità, indica soluzioni e opportunità per il futuro. L’individuazione del cosiddetto brand Lucca dovrà passare attraverso una fase concertativa in una sorta di “dream team” che sappia coinvolgere tutti quanti gli attori operanti nel sistema. E la strada appare ormai segnata, pur tra i tantissimi problemi e i deficit che fa registrare l’accoglienza turistica in città.
I punti deboli. Tra le debolezze indicate nello studio della Fondazione Campus c’è, in particolare, “l’assenza di governance nel sistema turistico”. Nulla di più vero, se si considera che con la fine delle Apt, la promozione è rimasta delegata agli uffici comunali, seppure coadiuvati da Itinera, sul fronte dell’accoglienza. E proprio Itinera, secondo la Fondazione Campus, avrà un ruolo centrale nel nuovo sistema della promozione, collegandosi meglio all’Osservatorio turistico di destinazione. Per il resto, secondo la Fondazione Campus, non ci sono agenzie di incoming e non si registra, soprattutto, la crescita dell’offerta per i turisti. Un settore stagnante che sembra voler vivere di rendita ma che riesce poco a drenare e mettere a frutto investimenti. Dall’altro lato, secondo Campus, si registra la “mancanza di una vocazione turistica della città”, che si traduce in assenza – o inadeguatezza – dei servizi, a cominciare dall’assenza di bagni pubblici o di strutture per disabili. L’altra spina nel fianco del settore è il fatto che negli ultimi anni si registra sempre di più un turismo mordi e fuggi, perché la città non riesce a promuoversi insieme, ad esempio, alle sue colline e alle sua zone rurali che secondo lo studio potrebbero portare i turisti a decidere di rimanere più tempo in Lucchesia. “Allargare la destinazione Lucca agli spazi rurali limitrofi – si legge nell’analisi – potrebbe evitare il mordi e fuggi”. Tra le altre criticità viene indicata l’assenza di un calendario unico degli eventi insieme alla Versilia, ad esempio, e l’inadeguatezza dei trasporti pubblici. Non solo: pochi gli investimenti da parte degli operatori e scarsa formazione. La gestione del patrimonio, secondo Campus, è “molto carente”, con “molti palazzi non accessibili”. Ce n’è anche per i musei che, in larga parte, hanno “orari poco flessibili”.
Le opportunità.In questo scenario, tuttavia, non mancano le potenzialità. Secondo la Fondazione Campus, Lucca attraverso il portale del turismo, l’Applicazione e l’adesione all’Agenda digitale toscana può e deve entrare a pieno titolo nella rete dei villaggi digitali, con un piano di marketing territoriale ben preciso, che dovrà passare dalla definizione del brand. Attorno al marchio territoriale dovranno essere predisposti laboratori ed eventi, per far vivere all’intera città, e quindi ai turisti che la frequentano, il suo significato e valore. La “green economy” viene indicata come una delle principali attrattive. Le possibilità di metterla a frutto ci sono, secondo la Fondazione Campus che indica il Parco urbano dell’innovazione che si vuole realizzare a Sorbano come una risorsa “strategica”.