Scuola, il vescovo: “Educare al vero e al bene”

5 settembre 2014 | 07:49
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Scuola, il vescovo: “Educare al vero e al bene”

Educare al vero, al bene e al bello. E’ questo l’invito che fa l’Arcivescovo di Lucca, Italo Castellani, in vista della riapertura della scuole. Monsignor Castellani sprona anche gli educatori al prendersi cura del benessere degli studenti e di contribuire anche a mantenere una attenzione e un rispetto per il territorio. Sono tutti concetti che Castellani sviluppa in una lettera ai docenti, agli studenti, al personale scolastico e alle famiglie, che riportiamo di seguito integralmente.

“Il dialogo iniziato con tutti voi impegnati, a vario titolo, nell’ambito della scuola – scrive monsignor Castellani – mi offre l’opportunità, per esprimervi un sincero augurio per l’inizio del nuovo anno scolastico, e per riflettere su alcuni aspetti che considero rilevanti e che Papa Francesco, nell’indimenticabile incontro con la scuola italiana – a cui ho partecipato io stesso con circa 1500 studenti, insegnanti e genitori lucchesi il 10 maggio scorso, in Piazza S. Pietro – ha rilevato nel suo intervento. Aver cura dell’educazione ovvero sviluppare il senso del vero, del bene, del bello. Il vero, il bene, il bello sono tre dimensioni della persona in stretta relazione che sono fondamentali e decisivi nell’opera educativa dei docenti, degli educatori, dei genitori. “Se – come ha affermato Papa Francesco – una cosa è vera, è buona ed è bella; se è bella, è buona ed è vera; e se è buona, è vera ed è bella.”
L’educazione, porta, cioè, alla comprensione dei fenomeni, del perché delle cose, del mondo e che va oltre una semplice trasmissione di saperi, richiede insegnanti e educatori appassionati e competenti, tempi dilatati, relazioni autorevoli e positive tra adulti – adolescenti e giovani.
Apportare tali qualità all’educazione significa avere una visione globale di ciò che ragazzi e giovani devono apprendere riguardo a conoscenze, valori e abilità e che ci permettono di essere più umani, cittadini responsabili e cristiani credibili in una società complessa.
Interessarsi della scuola ovvero amare la scuola.
Non si tratta di una frase o di uno slogan ad effetto, bensì di una finalità irrinunciabile su vari piani: culturale, civile e sociale. Appassionarsi e voler bene alla scuola significa riconoscerne alcuni caratteri distintivi, tra i quali, quelli di essere un ambiente educativo di apprendimento e di formazione delle future generazioni; uno spazio dov’è possibile praticare l’accoglienza e vivere l’inclusione; un luogo, dove si è chiamati a vivere la corresponsabilità educativa tra docenti – famiglie e altri soggetti presenti nel contesto locale; una comunità dove si è sollecitati a esercitare, secondo ruoli e competenze diverse, la collegialità e la corresponsabilità.  
E’ importante, allora, guardare alla scuola sia come sistema d’istruzione e formazione del nostro Paese, sia come concreta realtà storico-culturale quale “bene di tutti e di ciascuno”, effettiva “risorsa” e non solo “problema” per rispondere alle urgenze poste dalla nostra epoca, per l’educazione e la formazione delle nuove generazioni, operando in previsione della sua effettiva e concreta valorizzazione, del suo progressivo rinnovamento, della piena attuazione della libertà di educazione, istruzione e formazione, promuovendo collaborazioni sinergiche e continue tra enti e istituzioni.
Preoccuparsi del territorio ovvero assumersi in prima persona la responsabilità delle scelte.   
La scuola è una comunità che opera all’interno di altre comunità, civili, culturali, religiose… o in sinergia con esse. E’, per questo motivo, un ambiente che concorre alla determinazione del bene comune, di cui è parte essenziale il benessere delle relazioni tra tutte le persone che vivono nella scuola: insegnanti, studenti, dirigenti, personale non docente, famiglie.
Compito degli adulti è, dunque, cercare di leggere i bisogni che fanno problema per migliorare sia il rapporto tra i singoli, sempre più “incattivito” e che tende a trincerarsi a difesa delle proprie posizioni, sia la scuola stessa, istituzione cui è affidato il compito di rilanciare una proposta culturale forte attraverso un preciso itinerario formativo.
Per questo è doveroso assumersi la responsabilità delle scelte da attuare in atteggiamenti, comportamenti, stili e metodi che rendano espliciti e praticabili la condivisione dei bisogni altrui, assumendo il punto di vista dell’altro; la testimonianza assidua di decisioni aperte all’accoglienza e all’inclusività di situazioni o persone svantaggiate socialmente o culturalmente nell’ambito scolastico ed extrascolastico; l’assunzione di una coerente responsabilità nei modi di agire; la cura delle relazioni, spesso conflittuali, facendo propria la fatica del dialogo … per essere in grado di andare incontro alle persone con i propri bisogni o disagi.
Con questi pensieri, rinnovo il mio augurio per un fecondo anno scolastico e assicuro a tutti quanti il mio vivo apprezzamento mentre mi rendo personalmente disponibile –ricordando con simpatia l’incontro con gli alunni e docenti di alcune scuole nel trascorso anno scolastico– a incontrare le classi di studenti che eventualmente lo desiderano”.