Il vescovo: “Volto Santo sia guida verso il Vangelo”

Il Volto Santo come guida verso il Vangelo. Un viatico per tutta la comunità dei lucchesi che vivono in città e di quelli che hanno scelto il mondo come loro seconda patria. E’ uno degli inviti che l’Arcivescovo di Lucca, Italo Castellani, rivolge a tutti nell’omelia che sarà pronunciata nel solenne Pontificale di domenica mattina (14 settembre). Di seguito pubblichiamo integralmente il testo.
La Festa odierna –per noi Lucchesi Festa del Volto Santo – nella liturgia della Chiesa va sotto il nome di Esaltazione della S. Croce.
Perché, mi chiedo con voi, al centro della nostra fede cristiana c’è il simbolo della Croce? Perché per la nostra Città, il popolo della lucchesia, ha in alta venerazione l’icona del Crocifisso del “Volto Santo”?
Perché –insieme ai nostri fratelli e sorelle “Lucchesi nel mondo”, che ritornano a casa per la “festa grande” di famiglia partecipando alla Luminara e a questa Santa Eucaristia – annualmente rendiamo omaggio al “Volto Santo, storicamente il “Re de Lucchesi”?
La risposta riassuntiva a questo ed altri interrogativi che motivano il gesto di fede di un popolo, la troviamo nelle parole dell’Evangelista Giovanni appena proclamata: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito” (Gv.3,16).
La Croce esprime e realizza l’amore di Dio per l’umanità! La Croce, lo stendersi su una croce del Figlio di Dio, è il gesto massimo di amore di Dio Padre per l’umanità: “perché chiunque crede in lui, non vada perduto, ma abbia la vita vita eterna” (Gv.3,15).
Contempliamo il nostro ‘Volto Santo’: il suo è uno sguardo d’amore, irripetibile! Ogni volta che s’incrocia con il nostro ci penetra in profondità, ci disarma e ci rende capaci di amare come ci ha amato lui: “Non c’è amore più grande che dare la vita per i propri amici” (Gv.15,13).
La Sua Croce, nelle sue tre dimensioni, si offre alla nostra contemplazione ricordandoci altrettante dimensioni essenziali della nostra vita.
L’asta verticale va verso il Cielo, a significare che in nessun altro c’è salvezza se non in Dio e da Dio, come il Vangelo ci ha ricordato: “Dio ha mandato il Figlio nel mondo … perché sia salvato per mezzo di lui” (Gv.3,17). Dio Padre nel Cristo Crocifisso e Risorto salva, dà senso quotidiano e ultimo all’esistenza dell’uomo, alla nostra vita!
L’asta orizzontale, su cui si stendono le braccia del Figlio di Dio, sta a significare l’abbraccio di Dio Padre in Cristo all’uomo di ogni tempo, come dalle parole del Vangelo: “Ha tanto amato il mondo” (GV. 3,16). L’abbraccio di Dio Padre, nel Cristo crocifisso e Risorto, costituisce fratelli tutti gli uomini al di là delle diverse appartenenze razziali, culturali e religiose.
L’asta, piantata e conficcata sulla terra del Calvario, al centro e al cuore della nostra umanità, sta a significare che Dio ha preso su di sé e intende dare senso alle ‘croci’ dell’uomo di tutti i tempi, come ci ha ricordato l’Apostolo Paolo nella seconda Lettura: “divenendo simile agli uomini” (Fil.2,7).
Le ‘croci’ dell’umanità, le nostre ‘croci’ prendono ai giorni nostri questi nomi e volti: le malattie del corpo e dello spirito, che ci colpiscono all’improvviso e sempre più aggressive; le fragilità affettive, che stanno segnando sempre più le relazioni tra gli uomini di oggi, in particolare le relazioni di amore tra uomo e donna; le diverse forme di disagio sociale, che emargina e non offre speranza a intere categorie sociali, in particolare alle giovani generazioni; i focolai di guerra, che si accendono ovunque dalla sera alla mattina, sempre più assurdi, soprattutto se letti alla luce dell’ammonimento severo che ci viene dalla nostra storia recente che proprio in questi giorni ha celebrato il 70° della Liberazione della città e del suo territorio.
In questo panorama disumano e di non senso, opera dell’uomo, si profila la “follia della Croce” (1 Cor 1,17-18): il Dio di Gesù Cristo sceglie di non assomigliare ai potenti, ma ai perseguitati e uccisi del mondo, agli “ultimi” (cf Lc 16,30) come Gesù stesso li chiama. Potere vero per lui è amare e la supremazia della tenerezza di Dio –di fronte alla quale i poteri del mondo sono impotenti– trova compimento nella Risurrezione: “Il terzo giorno risorgerò” (cf Gv 2,19).
Questa è la verità di Gesù, che illumina e dà senso alle ‘croci’ dell’umanità di ogni tempo. E Gesù stesso detta le ‘regole’ per chi vuol essere suo discepolo: “Se qualcuno vuol venire dietro di me …” (Lc.9, 18-24).
La prima condizione per essere discepolo di Gesù è la seguente: “Rinnega te stesso” (Mc.8,34).
Parole pericolose, se capite male. Rinnegare se stessi non vuol dire mortificarsi, buttare via i talenti. Gesù non vuole dei frustrati al suo seguito, ma gente –uomini e donne, giovani e adulti– dalla vita realizzata. Rinnega te stesso vuol dire: non sei tu al centro dell’universo; impara a sconfinare oltre te. Metti con generosità a frutto i talenti, i doni che Dio ti ha dato: “Come ho fatto io” (Gv 13,15), ci dice Gesù.
Seconda condizione: “Prendi la tua croce” (Mt 16,24), dice Gesù. Una delle frasi più celebri, più citate e più fraintese del Vangelo, che abbiamo interpretato come esortazione ad una passiva rassegnazione. Sostituiamo ‘croce’ con ‘amore’ ed entreremo nella novità del Vangelo: se qualcuno vuol venire con me, prenda su di sé il “giogo” dell’amore, tutto l’amore di cui è capace, e troverà il senso della vita.
Terza condizione: “Seguimi”, cioè vivi una esistenza che assomigli alla mia, e troverai la vita, realizzerai pienamente la tua esistenza. I giovani – circa cinquecento – che hanno partecipato l’altra settimana al ‘pellegrinaggio diocesano’ a Roma e all’incontro con il S. Padre, avevano scritto in chiara evidenza sulla maglietta la Parola di Gesù: “Beati” uguale “Felici”, dice Gesù. A una condizione: vivi il mio Vangelo – la mia ‘Buona Notizia’ per l’uomo di ogni tempo e anche per te– che non è mai fuori moda!
Papa Francesco ha concretizzato questa naturale ‘via di vita’ del cristiano anche nel discorso all’udienza in Piazza San Pietro mercoledì scorso, a cui era presente una folta delegazione della “Associazione Lucchesi nel Mondo”: “L’essenziale secondo il Vangelo è la misericordia…, le opere di misericordia… E la Chiesa si comporta come Gesù…: insegna a star vicino a chi è malato…, a chi è in carcere…, a chi è abbandonato e muore solo”… “Non basta fare il bene a chi ci fa del bene” –ha suggerito Papa Francesco– “Per cambiare il mondo in meglio bisogna fare del bene a chi non è in grado di ricambiarci, come ha fatto il Padre con noi, donandoci Gesù… Fa il bene e vai avanti”.
La celebrazione della Festa del “Volto Santo”, se non vuol restare un fatto esteriore e fine a se stesso, è un corale e reciproco invito a metterci sulla via del Vangelo, a prendere sul serio il Vangelo.
Con grande convinzione e con la mia responsabilità di vescovo – guida sulla via di Dio della nostra comunità ecclesiale, con il cuore aperto sul nostro territorio ad ogni uomo e donna di buona volontà cercatore di Dio – nella Lettera annuale distribuita in questi giorni indico alla nostra Chiesa ciò che è essenziale alla sua vocazione e missione oggi, dicendo: Chiesa di Lucca “apriti” e mettiti seriamente in ascolto del Signore!
Questa è la cosa essenziale che le nostre comunità cristiane sono chiamate a fare e, soprattutto, a vivere: leggere il Vangelo con la vita e la vita con il Vangelo! Nell’immediato dopo Concilio, ma vale anche ai nostri giorni, si era soliti dire: “Con in mano il Vangelo e nell’altra il giornale”!
Un “ascolto in situazione” – cioè con un orecchio aperto e un occhio vigile alla vita quotidiana e alla storia – per confrontare e coniugare la ricchezza del Vangelo con il difficile e affascinante quotidiano!
Il ‘Volto Santo’, con il suo sguardo profondo e amorevole orienti e sostenga il cammino di ciascuno di noi e della nostra amata Chiesa di Lucca!