Città spenta per la Santa Croce, questione di rispetto

14 settembre 2014 | 11:03
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Città spenta per la Santa Croce, questione di rispetto

Città “spenta” per la Santa Croce, è una questione di rispetto. Fanno ancora eco le parole del sindaco Alessandro Tambellini che, a margine della Luminara (Leggi l’articolo), ha stigmatizzato alcune situazioni lungo il percorso della processione, puntando il dito soprattutto sulle troppe luci accese in piazza San Michele. Certo, ognuno può dare la propria versione e spiegare la propria posizione, anche sul rapporto con una tradizione, quale quella delle processione della Santa Croce che sicuramente rispetto a feste e manifestazioni più “laiche” (si pensi al palio di Siena o di Arezzo, al Gioco del Ponte a Pisa) rischia di avere minore appeal, sia in città sia come elemento di attrazione di presenze dall’esterno.

Ma resta il fatto che la Santa Croce rappresenta da una parte il simbolo del legame fra vita religiosa e civile in una città in cui le due realtà hanno sempre dialogato (si pensi ai simboli delle due fondazioni bancarie cittadine, entrambi con espressi richiami religiosi), dall’altra il momento in cui la città si ritrova alla vigilia dell’avvio dell’attività amministrativa cittadina alla fine del periodo estivo. Un momento in cui il simbolo della luce che emerge dal buio non è solo suggestione, ma anche un palese richiamo, per ciascuno, alle proprie responsabilità.
Responsabilità che, evidentemente, qualcuno non si è sentito di sostenere stando a quello che ha affermato il sindaco, visibilmente infastidito della incapacità di “stare ai patti” di qualcuno. Che è poi, visto che si sta parlando di simboli, un segnale di quanto succede in città. Ovvero dell’idea di ragionare per comparti, di ritenersi autosufficienti e di preferire lo scontro, che sia politico o di altro tenore, al dialogo, al compromesso, all’accordo. Soprattutto quando si parla di centro storico.
E a nulla sono valsi comitati tecnici, rassicurazioni nel metodo e nel merito. Se la Luminara non si è svolta totalmente al buio, come tradizione (ormai in parte decaduta) vorrebbe è perché qualcuno non ha avuto alcun interesse neanche a porsi la questione. Le luci ci sono, le luci rimangono. Anzi, vista la tanta gente che frequenta la città per la Luminara possono anche essere veicolo di promozione. Stavolta, per illuminare via Fillungo, ha pagato il Comune. Le grandi catene se ne sono lavate le mani, altri a ruota, con la scusa che “se lo fanno loro…”.
E’ comunque, una questione di rispetto, per la città, per la tradizione, per la religione. Per cui puntualmente si ricevono promesse che, al momento della verifica, vengono disattese. Forse è eccessivo parlare di multe per chi non sta alle regole, forse è eccessivo imporre una sensibilità a chi non la ha. Sta di fatto che il centro storico, e il suo decoro, e il discorso potrebbe riguardare tantissimi temi che non è il caso qui di aprire, non è solo responsabilità del pubblico, che agisce pur con tutte le sue difficoltà non solo economiche ma anche di idee e di progettualità.
E tutte le componenti cittadine, quelle che sfilano in una processione che dovrebbe essere simbolo di concordia, dovrebbero trovarsi unite anche per risolvere questa annosa questione. E riuscire finalmente a “spegnere” la città. In segno di rispetto, per tutti coloro che in questa tradizione credono e che si impegnano per mantenerla viva e attuale.

Enrico Pace