Cia Lucca: “Piano paesaggistico, no vincoli per agricoltori”



Punti di vista discordanti sul ruolo e sulle modalità di esecuzione dell’agricoltura tra Regione Toscana e la Cia, la Confederazione Italiana Agricoltori, di Lucca. Il piano paesaggistico redatto dalla Regione Toscana nei mesi scorsi è stato ampiamente criticato dagli enti locali di tutela del settore agricolo così come dalle amministrazioni locali. Nel mirino delle associazioni di competenza ci sono soprattutto la richiesta regionale di aumentare i prati e i prato-pascoli nella Piana lucchese e quella di ridurre il prelievo idrico da parte degli agricoltori. La confederazione Italiana Agricoltori ha così presentato un ampio dossier di osservazioni che nei giorni scorsi è stato presentato in Regione e che questa mattina è stato illustrato in una conferenza stampa tenutasi a Palazzo Ducale alla presenza del Presidente della Cia Lucchese Piero Tartagni, del responsabile Cia che ha seguito l’iter di questo Piano, Adelmo Fantozzi, dell’assessore provinciale Diego Santi e dell’assessore comunale Serena Mammini.
“Condividiamo gli obiettivi fondamentali del Piano regionale – afferma Piero Tartagni – così come molti punti in esso contenuti, ma non possiamo essere d’accordo con la visione anacronostica e non remunerativa del paesaggio da cartolina, statico, quasi da campagna pubblicitaria che il Piano vorrebbe creare. Nell’occhio del ciclone ci sono la viticoltura e il florovivaismo, due tra le attività più redditizie del comparto agricolo lucchese. Provoca sconcerto soprattutto la demonizzazione della viticoltura, quando si hanno altresì apprezzamenti internazionali per aree coltivate a vigneti, come il recente riconoscimento da parte dell’Unesco della Val D’Orcia come patrimonio dell’umanità.” “Concordiamo sulla necessità di contrasto del consumo del suolo – continua Tartagni – così come sul fatto che l’agricoltura deve essere rispettosa dell’equilibrio idrogeologico, ma l’agricoltura deve essere anche redditizia, altrimenti c’è inevitabilmente un abbandono delle coltivazioni”.
“Il documento regionale – spiega Adelmo Fantozzi – non rappresenta la realtà agricola attuale, ma disegna la Piana di Lucca come una cartolina dell’agricoltura di 40-50 anni fa con prati e pascoli. La nostra azione è diretta a tutelare le attività agricole della Piana affinché non vengano inseriti vincoli che impediscano di coltivare quelle che, negli anni, sono divenute colture importanti per l’economia della zona”. “Il secondo punto da sottolineare- continua- è la questione idrica. Nel Piano paesaggistico giustamente si critica l’eccessivo emungimento da parte del settore industriale; inspiegabilmente però si propone come soluzione la riduzione del prelievo da parte dell’agricoltura.” “Infine – conclude Fantozzi – il florovivaismo, settore visto più come produttore di problemi che di vantaggi, è per la nostra zona un settore ampiamente produttivo e, come tale, degno di attenzione e di sviluppo.”
Sostanzialmente d’accordo gli amministratori provinciali e comunali a cui non piace la visione stereotipata della campagna toscana, che deve invece essere apprezzata per la sua produttività e la realtà quotidiana.
A prendere le difese del piano paesaggistico regionale è intervenuto, a fine conferenza stampa, il professor Massimo Rovai, docente di economia agricola dell’Università di Pisa che ha voluto sottolineare l’intento innovativo del Piano, che non vuole più mettere al centro dell’attenzione soltanto l’economia, ma anche la tutela del territorio e la salvaguardia del benessere collettivo. “L’economia – secondo il professor Rovai – deve essere vista anche come conservazione della qualità della vita; i morfotipi, i paesaggi, devono sì evolversi e stare al passo della società e dei mercati, ma devono anche adattarsi in modo compatibile, con l’ambiente”.
“La Cia – conclude Tartagni – chiede regole precise che di fatto promuovano e sostengano i vari comparti agricoli, riconoscendo pienamente la funzione paesaggistica di questi settori, ma che possano dare chiarezza e certezze affinché tali normative possano essere recepite correttamente dagli amministratori locali per la pianificazione territoriale”.
IL DOSSIER – Tutto il materiale raccolto dalla Cia Toscana ha dato vita a un dossier che è stato presentato alla Regione. Il dossier approntato dalla Cia è lo strumento che conferma, nei fatti, l’intenzione di partecipare e collaborare fattivamente alla costruzione di un Piano Paesaggistico che dia certezze normative agli operatori e impulso ad uno sviluppo delle aree rurali, incentrato sull’innovazione, la competitività, il dinamismo economico e la valorizzazione delle risorse produttive, ambientali e paesaggistiche del territorio.
LE PROPOSTE– Oltre ad evidenziare le luci e ombre del Piano, la Cia ha anche proposto un percorso di revisione, che prevede la piena attuazione del Codice del Paesaggio, la distinzione tra ‘raccomandazioni’ – alcune comunque da rivedere – e ‘norme cogenti’, il riconoscimento di tutta l’agricoltura come risorsa paesaggistica, il riequilibrio e l’armonizzazione delle schede di ambito e dei disciplinari d’uso. “In realtà – conclude il presidente Tartagni – la Cia chiede poche regole e precise che di fatto promuovano e sostengano i comparti agricoli, riconoscendo pienamente la funzione paesaggistica di questi settori, in grado di assicurare un presidio produttivo agricolo forte e competitivo nelle aree rurali, ponendo regole chiare e tecnicamente definite da recepire negli strumenti di pianificazione territoriale, dando certezza agli operatori e agli amministratori locali”.
Simona Alfani
{youtube}Gn0mTvs1svg{/youtube}