Tagli agli insegnanti di sostegno, famiglie in rivolta

di Roberto Salotti
Ricorsi (vinti) e deroghe non hanno portato a nulla. Anzi, il risultato all’apertura del nuovo anno scolastico è semmai peggiore del 2013: calano le ore delle insegnanti di sostegno e le cattedre assegnate non bastano a rispettare il rapporto uno a uno previsto dalla legge. Attualmente, la situazione nelle scuole della provincia di Lucca è di un insegnante in media ogni tre studenti diversamente abili. E la situazione travolge le scuole di ogni ordine e grado. Un esempio. Alle scuole superiori le cattedre per il sostegno sono state falcidiate dalle 18 ore (regolamentari), alle 9 di quest’anno – dalle 12 a cui erano state portate l’anno scorso. Una situazione intollerabile per centinaia di famiglie che si stanno organizzando e che martedì pomeriggio (30 settembre) saranno ricevuti dal prefetto Giovanna Cagliostro, dopo la richiesta di incontro attraverso l’Ufficio scolastico provinciale.
I disagi riguardano 1.362 studenti “certificati” disabili dall’Asl e iscritti negli istituti scolastici della Lucchesia, secondo i dati in possesso dell’ex Provveditorato. Di questi 570 sono casi gravi. A fronte di questi numeri, ci sono 534 insegnanti per il sostegno di ruolo e altri 147 a incarico annuale. “Troppo pochi anche quest’anno – commenta Maria Nuti, rappresentante dei genitori degli alunni disabili -: la situazione si è addirittura aggravata rispetto all’anno scorso. Le ore per il sostegno sono state ulteriormente ridotte, con il risultato che a scuola ormai cominciata la situazione è veramente critica. I nostri figli praticamente non possono seguire le lezioni, senza considerare i disagi per le famiglie provocati dall’orario ridotto del sostegno”.
E anche eventuali deroghe (ore di insegnamento in più) potrebbero non bastare a risolvere la situazione, secondo le famiglie interessate che hanno fondato anche un gruppo Facebook “Genitori H per sostegno”, che in appena due settimane ha ricevuto l’adesione di circa 160 persone.
Per questo si è pronti ad un nuovo ricorso al Tar della Toscana, come quello che è stato vinto dalle famiglie lo scorso anno ma che, a quanto pare, non ha avuto ancora seguito: “L’Ufficio scolastico regionale – sostiene Maria Nuti – non si è adeguato. Ci è stato spiegato che la Toscana prende a riferimento non la diagnosi funzionale che viene fatta ai ragazzi all’inizio del percorso scolastico per il quale si chiedono ore di sostegno, ma su una valutazione annuale, che si chiama Pei, ma che non riesce a fotografare la situazione reale nelle scuole”. Nei giorni scorsi, un gruppo di genitori si è anche rivolto all’ufficio scolastico provinciale di Lucca e in particolare alla dottoressa Coppolecchia la quale ha poi richiesto con i genitori un tavolo con la Prefettura. Incontro accordato: martedì i rappresentanti delle famiglie hanno intenzione di illustrare al prefetto la situazione, con l’obiettivo di ottenere delle garanzie. “C’è anche un altro problema che rende tutto ancora più difficile ed è il fatto – spiega la rappresentante dei genitori – che sono state tagliate le ore anche degli operatori Anffas nell’ambito del progetto Special varato dalla conferenza zonale dei sindaci. Quest’anno il servizio coprirà circa l’85% di quanto avveniva in passato, con un ulteriore effetto negativo non soltanto sulle famiglie ma soprattutto sui ragazzi. Vogliamo mandare i nostri figli a scuola, chiediamo soltanto questo. La drastica riduzione delle ore per il sostegno determina oltretutto una situazione ghettizzante per i ragazzi, che di fatto vengono impegnati tra di loro in laboratori, separati dal resto della classe”.